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Sono stati utilizzati nuove tecnologie e dispositivi impiantabili per individuare la presenza di fibrillazione atriale subclinica. Gli stessi strumenti possono essere impiegati per la ricerca di bradiaritmie spiccate, secondarie a disfunzione seno-atriale o a blocchi atrio-ventricolari, ma i dati della letteratura in proposito sono scarsi.

Lo shock cardiogeno è una conseguenza molto temibile dell’infarto STEMI: si verifica in circa l’8% dei pazienti e ha tuttora una mortalità di circa il 50% . Gli studi sinora effettuati, suglieffetti dell’assistenza circolatoria meccanica, hanno dato risultati clinici deludenti. Infatti, sia la contropulsazione aortica che l’ECMO non si sono mostrati efficaci nel migliorare l’outcome di questi pazienti...

L’utilizzo dei betabloccanti nello STEMI senza disfunzione ventricolare sinistra deriva da studi datati, condotti in un’era in cui il trattamento di questi pazienti non includeva l’utilizzo di tecniche meccaniche di riperfusione, uso di farmaci antitrombotici potenti, statine ad alta intensità. Una recente meta-analisi ne ha dimostrato la mancanza di efficacia...

L’impatto prognostico della presenza concomitante di valvulopatia mitralica nei pazienti sottoposti a sostituzione valvolare aortica transcatetere (TAVR) rimane sconosciuto. In questo studio sono stati raccolti dati ecocardiografici di 813 pazienti con stenosi aortica severa, sottoposti a TAVR transfemorale e concomitante valvulopatia mitralica. L’area valvolare mitralica (MVA), ridotta al basale secondo l’equazione di continuità...

Negli ultimi anni è stata prodotta un’ampia letteratura che dimostra risultati inferiori nelle donne rispetto agli uomini sottoposti a interventi valvolari cardiaci. In questa revisione sistematica e meta-analisi della letteratura, gli autori hanno analizzato gli esiti clinici...

Lo studio POST-PCI (Pragmatic Trial Comparing Symptom-Oriented versus Routine Stress Testing in High-Risk Patients Undergoing Percutaneous Coronary Intervention), un trial randomizzato che ha confrontato una “strategia attiva “di follow-up basata sull’esecuzione di un test da sforzo a 1 anno da una procedura di PCI ad alto rischio, rispetto allo “standard of care” che prevedeva tale test solo in presenza di sintomatologia sospetta. Il risultato dello studio non ha mostrato beneficio dalla “strategia attiva” Tuttavia, è possibile che in pazienti con un maggior rischio di eventi come i diabetici...

Mentre l’angioplastica coronarica (PCI) può migliorare i sintomi e la qualità di vita nei pazienti anginosi, il suo ruolo nel trattamento della disfunzione ventricolare sinistra dei pazienti coronaropatici con HFrEF risulta controverso. La cardiomiopatia ischemica è il risultato di aree disfunzionanti per presenza di tessuto cicatriziale, esito irreversibile di un infarto miocardico, e di tessuto “ibernato” la cui funzione è potenzialmente reversibile con un intervento di...

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