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Il GRACE (Global Registry of Acute Coronary Events) score è un valido strumento prognostico nei pazienti con sindrome coronarica acuta . In accordo con le Linee Guida, esso viene utilizzato per stabilire il timing della strategia interventistica nei pazienti con ACS senza sopraslivellamento persistente del tratto ST (NSTE-ACS) e per una stratificazione del rischio immediato a distanza. . Lo score include la positività o meno della troponina quale biomarker di necrosi; tuttavia, è ipotizzabile che la capacità predittiva di eventi del GRACE score possa migliorare se si considerano i valori quantitativi di tale biomarker e non solamente la sua presenza o assenza.

Le Linee Guida raccomandano l’esecuzione di una coronarografia prima di un intervento di TAVI, sia per individuare lesioni prossimali che necessitino di un trattamento percutaneo, sia per dirimere se in alcuni casi la migliore modalità di trattamento del paziente debba essere piuttosto la sostituzione valvolare. . Uno studio angiografico, mediante tomografia computerizzata (CTA), è sempre effettuato prima dell’intervento per valutare l’anatomia dell’arco aortico e della valvola; non è noto se questa indagine possa essere anche utile per fornire informazioni adeguate sulla presenza di lesioni coronariche prossimali.

La stenosi aortica (AS) colpisce tra il 2% e il 6% della popolazione con età superiore a 65 anni. È una patologia lentamente progressiva, che spesso decorre in assenza di sintomi anche quando raggiunge i criteri emodinamici di severità. L’aspetto controverso è il trattamento di questi pazienti: bisogna attuare un “watchful waiting”, visto che globalmente la prognosi è considerata buona .)), oppure bisogna intervenire precocemente per evitare possibili complicanze che possono anche pregiudicare l’esito favorevole di una successiva sostituzione valvolare? Una serie di parametri clinici, ecocardiografici e laboratoristici (biomarker) sono stati proposti quali indicatori di possibili eventi nel paziente asintomatico, ma mancano dati che un intervento precoce, in loro presenza, possa migliorare la prognosi. La riduzione del rischio operatorio (sia per TAVI che per la sostituzione valvolare) potrebbe far propendere verso una scelta interventistica anche in assenza di sintomi, tuttavia non vanno dimenticate le problematiche connesse a questa strategia, quali la necessità di un reintervento nel futuro o di trattamento di eventuali patologie coronariche (soprattutto nei pazienti sottoposti a TAVI).

Esistono ancora dati limitati e contrastanti sul ruolo additivo del “Charlson Comorbidity Index” (CCI), rispetto allo score di rischio GRACE nei pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS). In questo studio retrospettivo (2018-2020), che ha incluso 1.310 pazienti (età media 68 anni), il tasso di mortalità dopo ACS è risultato pari al 9.2% a 30 giorni e 9.5% a 1 anno dalla dimissione. All’analisi multivariata, il CCI non è risultato associato alla mortalità a breve termine. Tuttavia, il CCI è risultato associato in modo significativo e indipendente alla mortalità a lungo termine insieme al punteggio GRACE (hazard ratio 1.34, intervallo di confidenza al 95%: 1.22–1.47; P<0.001). È stato osservato un effetto additivo del CCI rispetto al GRACE score per la predizione della mortalità a lungo termine con un’area sotto la curva che è passata da 0.768 a 0.819 (P=0.003), quando i due score venivano considerati insieme. In conclusione, il CCI è un predittore della mortalità a lungo termine e migliora la stratificazione del rischio dei pazienti con ACS rispetto all’utilizzo del solo GRACE score.

Backgrounds: Two recent randomized controlled trials (RCTs), the PROTECT-AF and the PREVAIL, showed that in atrial fibrillation (AF) patients, left atrial appendage closure (LAAC) is comparable to oral anticoagulants (OAC) in the prevention of stroke and could also possibly reduce mortality. Nevertheless, this net clinical benefit was not confirmed in the most recent RCT comparing LAAC vs. OAC, the PRAGUE-17 trial. Aim: Aim of the present study was to evaluate the efficacy and safety of LAAC compared with OAC among available high-quality studies. Methods: A systematic search of electronic databases (Medline, Scopus, Embase and the Cochrane Library) was performed to identify eligible RCTs and observational studies with propensity score matching (PSM) analysis. PRISMA guidelines were used for abstracting data and assessing data quality and validity. Outcomes of interest were the occurrence of cardiovascular death (CVD), all-cause death, all-type stroke, and major bleedings. Results: A total of 3 RCTs and 7 PMS studies involving 25,700 patients were identified. 12,961 patients received LAAC while 12,739 received OAC therapy. After a median follow-up of 2.6 years (IQR 2–4.4), patients who received LAAC had lower risk of CVD (RR = 0.62; 95% CI, 0.51–0.74, I2 = 0%), all-cause death (RR = 0.67; 95% CI, 0.57–0.78, I2 68%) and major bleedings (RR = 0.68; 95% CI, 0.48–0.95 I2 = 87%) compared with patients on OAC. No difference was found between the two groups regarding strokes incidence (RR = 0.94; 95% CI, 0.77–1.15, I2 = 0%).

Le sindromi coronariche acute sono causate dalla rottura di una placca aterosclerotica con secondaria formazione del trombo; tuttavia, in un terzo dei casi studiati con Optical Coherence Tomography (OCT), il cap fibroso appare intatto e la causa del trombo risiede in una erosione della placca culprit[1]Quillard T, Franck G, Mawson T, Folco E, Libby P. Mechanisms of erosion of atherosclerotic plaques. Curr Opin Lipidol2017;28:434–441. https://doi.org/10.1097/MOL.. In questi casi l’infiltrato leucocitario è minore, i livelli di proteina C e di infiammazione sistemica meno elevati rispetto alla classica rottura di placca[2]Nakajima A, Sugiyama T, Araki M, et al. Plaque rupture, compared with plaque erosion, is associated with a higher level of pancoronary inflammation. JACC Cardiovasc Imaging 2022;15:828–839. … Continua a leggere. Non è noto se la diversa patogenesi dell’evento acuto possa avere ripercussioni sul rischio del paziente nella sua successiva storia clinica.

La problematica posta dal titolo sotto forma di domanda non ha ancora una risposta precisa, perchè in letteratura i dati di confronto tra i due farmaci sono contrastanti e i dati iniziali non rispecchiano la pratica attuale, in quanto l’eparina veniva associata nei primi studi di confronto agli inibitori del recettore IIbIIIa (GPI), una combinazione a elevato rischio di bleeding, non più utilizzata negli studi e nella routine più recente.

L’uso sempre più diffuso dei dispositivi elettronici cardiaci impiantabili (CIED) i ha inevitabilmente portato a un aumento delle infezioni con ripercussioni significative sulla morbilità e sulla mortalità dei pazienti. È noto che i pazienti con infezioni dei CIED presentano una mortalità oltre 3 volte superiore rispetto ai pazienti senza infezioni; inoltre, le infezioni di questi dispositivi sono associate a un significativo onere finanziario per il sistema sanitario. La rimozione completa del sistema (dispositivo ed elettrocateteri) è raccomandata come intervento di classe 1 per le infezioni, ma le pratiche correnti e gli esiti di questa procedura richiedono ancora una valutazione approfondita.

Due classi di farmaci antidiabetici hanno recentemente arricchito l’armamentario terapeutico del paziente cardiopatico: le glifozine o inibitori di SGLT2 (sodium glucose cotransport inhibitors) perchè inibendo il riassorbimento di glucosio e di sodio dal tubulo prossimale, si sono dimostrate efficaci nel trattamento dello scompenso cardiaco, indipendentemente dalla presenza o meno di diabete. Gli agonisti recettoriali del glucose-like peptide (GLP-1RAs) ritardano lo svuotamento gastrico e diminuiscono l’appetito, amplificando l’azione ipoglicemica. Essi riducono il rischio di eventi cardiovascolari (ASCVD) e rallentano il deterioramento della funzione renale (DKD). L’obesità, così definita se il BMI ≥30 kg/m2, è una condizione molto diffusa (il 44% della popolazione USA ne è affetta), secondaria a uno squilibrio tra domanda e offerta di energia, si associa a ipertensione, dislipidemia e a uno stato infiammatorio sistemico. Il grasso viscerale è responsabile della resistenza all’insulina e conseguente diabete di tipo 2 (T2D).

Un uomo sui 50 anni, fumatore, iperteso giunge in Pronto Soccorso per dolore toracico intenso. Non ha segni di scompenso, la PA è153/97 e il polso 72 bpm. L’ECG alla presentazione (Figura, del tratto A) mostra sopraslivellamento ST in V1-V3 (frecce) con sottoslivellamento ST in V4-V6. Posta la diagnosi di STEMI, il paziente è stato sottoposto a PCI primaria. Quale arteria è il culprit vessel? Che anatomia coronarica ti attendi?

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1 Quillard T, Franck G, Mawson T, Folco E, Libby P. Mechanisms of erosion of atherosclerotic plaques. Curr Opin Lipidol2017;28:434–441. https://doi.org/10.1097/MOL.
2 Nakajima A, Sugiyama T, Araki M, et al. Plaque rupture, compared with plaque erosion, is associated with a higher level of pancoronary inflammation. JACC Cardiovasc Imaging 2022;15:828–839. https://doi.org/10.1016/j.jcmg.2021.10.014.