Dal Journal of Cardiovascular Medicine

Trends in age-specific and sex-specific pulmonary hypertension mortality in Italy between 2005 and 2017

I dati sulla mortalità correlata all’ipertensione polmonare (PH), e i relativi trend nel tempo restano limitati e rappresentano l’oggetto della presente analisi. Mediante il database globale dell’OMS, sono stati calcolati i dati relativi alla mortalità causa-specifica e alla dimensione della popolazione interessata stratificata per sesso. In Italia, il tasso di mortalità annuale per PH standardizzato per età è diminuito da 2.34 (95% CI: 2.32-2.36) decessi per 100.000 abitanti a 1.51 (95% CI: 1.48-1.53) decessi per 100.000 abitanti. Nell’intero periodo, gli uomini hanno avuto tassi di mortalità correlati alla PH più elevati rispetto alle donne. L’analisi di regressione ha rivelato una diminuzione lineare significativa della mortalità per PH standardizzata per età dal 2005 al 2017 nell’intera popolazione italiana. Tuttavia, il calo è stato più pronunciato tra gli uomini rispetto alle donne. In conclusione, i tassi di mortalità correlati alla PH sono diminuiti linearmente dal 2005 al 2017 nella popolazione italiana.

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Echocardiography in the preparticipation screening: an old topic revisited

I testi di screening comunemente utilizzati (mediante la raccolta dell’anamnesi familiare, l’esame fisico, l’elettrocardiogramma a riposo e il test da sforzo) sono stati concepiti allo scopo di prevenire la morte cardiaca improvvisa nei giovani atleti attraverso l’identificazione precoce di patologie cardiache misconosciute. Il ruolo additivo dell’ecocardiografia transtoracica, in questo setting, rimane sconosciuto e rappresenta l’oggetto della presente analisi. Da un campione di 7.500 pazienti arruolati in un registro, 500 pazienti (420 maschi, età media 33.7 anni) sono stati inclusi tra il 2017 e il 2022. Di questi il 67.8% non presentavano referti anomali allo screening “standard”. In questi pazienti, anche in assenza di motivazioni cliniche, è stato comunque eseguito un ecocardiogramma (screening pre-partecipazione “avanzato”). In 31 pazienti (9.1%) sono stati documentati referti cardiovascolari anomali all’ecocardiografia, come forame ovale pervio, valvola aortica bicuspide, ectasia della radice aortica o prolasso della valvola mitrale. In conclusione, l’ecocardiografia ha dimostrato un valore aggiuntivo (circa il 10% in più) nell’individuare i pazienti con anomalie cardiovascolari altrimenti non diagnosticate con protocolli di screening “standard”.

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Beneficial effects of prehospital use of statins in a large united states cohort of hospitalized coronavirus disease 2019 patients.

L’impatto della terapia cronica con statine nei pazienti ospedalizzati con COVID-19 rimane sconosciuto e rappresenta l’oggetto del presente studio di coorte. Di 43.950 pazienti con COVID-19 ricoverati tra gennaio e settembre 2020, in 185 ospedali statunitensi, 38.875 pazienti ha soddisfatto i criteri di inclusione e 23.066 sono stati inseriti nella coorte con campionamento propensity-matched (11.533 [30%] erano in trattamento con statine precedentemente all’ospedalizzazione). L’endpoint primario era la mortalità per tutte le cause. I pazienti in trattamento con statine presentavano un rischio relativo inferiore del 20% rispetto a quelli non in trattamento (odds ratio [OR] 0.80, 95% CI 0.74-0.86, p<0.001), un rischio inferiore del 23% di mortalità per COVID-19 (OR 0.77, 95% CI 0.71-0.86, p<0.001) e un rischio inferiore del 16% di ricovero in terapia intensiva (OR 0.84, 95% CI 0.79-0.89, p<0.001). In conclusione, l'utilizzo cronico di statine è associato a una riduzione della mortalità e a un miglioramento degli esiti clinici nei pazienti ospedalizzati con COVID-19.

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Coronary ectasia in different scenarios, primarily in myocardial infarction with nonobstructive coronary artery disease.

L’ectasia coronarica (CAE) rappresenta un reperto non frequente nei pazienti sottoposti ad angiografia coronarica. Tuttavia, rimane sconosciuto se la sua estensione differisca in base alla diversa presentazione clinica dei pazienti. Nel presente studio, sono stati identificati 341 pazienti con diagnosi di CAE da 9.659 angiografie coronariche e suddivisi in quattro gruppi in base alla diagnosi di ammissione del paziente: angina stabile o instabile, infarto miocardico (IM), patologia aortica, malattia valvolare aortica. Non sono state riscontrate differenze significative nell’estensione della CAE tra i quattro gruppi, in termini di vasi interessati o di classe Markis. Inoltre, la CAE non era correlata all’estensione della coronaropatia. Tuttavia, quando i pazienti ischemici sono stati suddivisi in base alla presenza di coronaropatia ostruttiva, l’IM senza coronaropatia ostruttiva (MINOCA) è risultato associato a una maggiore estensione della CAE in termini di classe Markis 1 (odds ratio [OR] 5.08, 95% CI 1.61-16.04; p<0.01). In conclusione, l’estensione della CAE è comparabile nei pazienti sottoposti ad angiografia coronarica con diverse indicazioni cliniche; tuttavia, i pazienti con MINOCA presentano una maggiore estensione della CAE.

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Outcome of patients admitted with oxygen mismatch and myocardial injury or infarction in emergency departments

L’impatto prognostico dello squilibrio tra domanda e offerta di ossigeno, come il danno miocardico o l’Infarto Miocardico (IM) tipo II nei pazienti ricoverati nei reparti di medicina d’Urgenza è ancora sconosciuto. In questo studio retrospettivo di 824 pazienti ricoverati nei reparti di medicina d’Urgenza, gli endpoint primari sono la mortalità ospedaliera, la mortalità a 3 anni e gli eventi cardiovascolari avversi maggiori. I pazienti con IM o danno miocardico erano più anziani, con una maggior prevalenza di ipertensione arteriosa e di comorbidità. Il danno miocardico acuto e l’IM tipo II sono risultati significativamente associati alla mortalità ospedaliera (Odds Ratio [OR] 3.71; 95% intervallo di confidenza (CI): 1.90-7.33 e OR 3.15; 95% CI: 1.59-6.28, rispettivamente).

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Effects of different exercise types on quality of life for patients with atrial fibrillation: a systematic review and meta-analysis.

L’impatto dei diversi tipi di esercizio fisico sulla qualità di vita (HRQoL) e la capacità di esercizio nei pazienti con fibrillazione atriale (FA) rimane poco definito e rappresenta l’oggetto della presente revisione sistematica e meta-analisi (n=12 studi, 670 pazienti). Gli interventi di esercizio consistevano in esercizio aerobico, interval training aerobico (AIT), Qigong, yoga e riabilitazione cardiaca (CR) basata sull’esercizio.

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Incidence and mortality of infective endocarditis in the last decade: a single center study.

L’endocardite infettiva (IE) è caratterizzata da un’elevata mortalità e morbidità la cui incidenza varia in base alla popolazione considerata. Lo scopo della presente analisi è stato quello di analizzare l’incidenza e la mortalità intraospedaliera nei pazienti con IE nell’ultimo decennio in una provincia italiana (Ravenna, Emilia-Romagna). Dal 2010 al 2020, l’incidenza di IE è aumentata significativamente da 6.29 casi/100.000 abitanti a 19.58 casi/100.000 abitanti (P<0.001). Allo stesso modo, la mortalità ospedaliera per IE è aumentata negli anni, passando da 1.8 decessi/100.000 abitanti nel 2010 a 4.4 decessi/100.000 abitanti nel 2020 (P<0.001). Il tasso di mortalità per IE è rimasto tuttavia costante nel corso dell’ultimo decennio. Inoltre, non è stata documentata alcuna differenza nella sede dell'infezione, nella localizzazione e/o tipo di valvola coinvolta (nativa o protesica). All'analisi di regressione logistica, l'età è risultata come l'unico fattore predittivo di mortalità ospedaliera (odds ratio: 1.045; intervallo di confidenza al 95%: 1.015- 1.075; P=0.003).

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Hemodynamic effects of heart rate lowering in patients admitted for acute heart failure: the REDRATE-HF study (reduction of heart rate in heart failure).

Nei pazienti ricoverati per scompenso cardiaco acuto, gli effetti clinici di una strategia di riduzione della frequenza cardiaca sono oggetto di controversia. Nello studio multicentrico Reduction of heart Rate in Heart Failure (RedRate-HF) 20 pazienti (età media 67 ± 15 anni, BNP all’ingresso 1.348 ± 1.198 pg/ml) sono stati trattati con terapia medica ottimale associata a ivabradina 5 mg bid a 48–72 h dall’ingresso. I pazienti sono stati valutati con la tecnica della bioimpedenza a 24, 48, 72 h dall’assunzione del farmaco e alla dimissione. Il farmaco è stato ben tollerato e ha indotto una aumento dell’intervallo RR (da 747 ± 69 ms basale a 948 ± 121 ms alla dimissione, p<0.0001). La gittata sistolica e’ aumentata da 73 ± 22 a 84 ± 19 ml alla dimissione (p=0.03 ) con una riduzione del lavoro cardiaco (da 3.6 ± 1.2 vs. 3.1 ± 1.1 kg/m2 alla dimissione, p=0.04). In conclusione, una strategia di riduzione della frequenza cardiaca in pazienti ricoverati per scompenso acuto, in aggiunta alla terapia medica ottimale, si accompagna a un aumento della gittata sistolica e a una riduzione del lavoro cardiaco.

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Tailoring oral antiplatelet therapy in acute coronary syndromes: from guidelines to clinical practice. Review.

È un concetto ormai consolidato che la composizione e la durata della doppia terapia antiaggregante (DAPT), nei pazienti con sindrome coronarica acuta trattata con impianto di stent, si debba basare su una valutazione del rischio ischemico ed emorragico del singolo paziente. Dati recenti mostrano che, in presenza di un rischio di bleeding elevato, una DAPT abbreviata (1-3 mesi) seguita da singola terapia antipiastrinica riduca i sanguinamenti senza aumentare gli eventi trombotici rispetto al trattamento “standard” che prevede 12 mesi di DAPT. Tuttavia, la frequente coesistenza di variabili che aumentano sia il rischio ischemico che quello emorragico, come avviene soprattutto nei pazienti anziani, può generare perplessità al clinico nella scelta del trattamento più appropriato. In questi casi, le strategie di “de-escalation” (sia guidate che non guidate dai test farmacodinamici o genetici) rappresentano una alternativa alla DAPT “standard”, garantendo un ottimo equilibrio tra sicurezza ed efficacia. Benchè la scelta sulla composizione e durata della DAPT debba essere effettuata dal clinico su base individuale, l’analisi della recente letteratura permette di scegliere tra le varie opzioni disponibili, una volta accertato il profilo di rischio ischemico ed emorragico del singolo paziente.

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