Dal Journal of Cardiovascular Medicine

Correlation between epicardial adipose tissue and atrial fibrillation burden in coronary artery bypass graft surgery

Studi recenti suggeriscono un’associazione tra tessuto adiposo epicardico (EAT) e fibrillazione atriale (AF). Le caratteristiche istologiche dell’EAT, in relazione al burden di fibrillazione atriale dopo intervento di bypass aorto-coronarico (CABG), restano ancora poco definite e rappresentano l’oggetto del presente studio che ha incluso 56 pazienti, di cui ventidue hanno presentato almeno un episodio di AF. Nel gruppo con AF, si è riscontrato un volume atriale maggiore, un grado più elevato di disfunzione diastolica e uno spessore maggiore di EAT. Il EAT con un cut-off di 4 mm è risultato un predittore indipendente di AF (odds ratio [OR]: 1.49; 95% confidence interval [CI]: 1.09-2.04) con una sensibilità del 73% e specificità del 89%. I pazienti con AF presentavano, inoltre, una percentuale significativamente maggiore di fibrosi. All’analisi multivariata, il volume atriale, la fibrosi e l’età sono risultati predittori indipendenti di fibrillazione atriale. In conclusione, lo spessore di EAT, il volume atriale, la fibrosi e l’età rappresentano predittori indipendenti di AF post-chirurgica.

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Sex differences of patients with acute chest pain evaluated through a chest pain unit

Sebbene le differenze cliniche nei pazienti con infarto miocardico acuto siano ben note, i dati relativi ai pazienti che accedono con dolore toracico (CP) sono limitati. Nel presente studio retrospettivo di 1.000 pazienti consecutivi (673 uomini e 327 donne) ammessi in un’unità del dolore toracico di un centro ospedaliero terziario, l’endpoint primario era il composito di nuovo accesso per dolore toracico, sindrome coronarica acuta, rivascolarizzazione e morte a 90 giorni e a 1 anno. Non si è osservata alcuna differenza per quanto riguarda la prevalenza di valutazione non invasiva tra le donne (87.8 %) e gli uomini (87.3%). Le donne avevano meno probabilità di presentare una malattia coronarica significativa alla coroTC (4.2 vs. 11.3%, P=0.005), oppure all’imaging di perfusione miocardica (4.4% vs. 7.6%, P=0.007). Di conseguenza, un minor numero di donne è stato sottoposto ad angiografia coronarica (8% vs. 14%, P=0.006) e rivascolarizzazione percutanea (2.8 vs. 7.3%, P=0.004). Durante il follow-up, non si sono osservate differenze nell’endpoint primario tra i due sessi sia a 90 giorni (odds ratio [OR] 0.91, 95% confidence interval [CI]: 0.39-2.09, P=0.82) che a 1 anno (OR 1.16, 95% CI 0.65-2.06, P=0.59).

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Clinical implications of the cardio-ankle vascular index before and after transcatheter aortic valve implantation

Le implicazioni cliniche degli indici di rigidità arteriosa nei pazienti con stenosi aortica (AS) prima e dopo la sostituzione valvolare aortica transcatetere (TAVI) sono sconosciute. In questo studio osservazionale monocentrico che ha arruolato 150 pazienti TAVI, l’indice vascolare cardio-caviglia (CAVI) è stato misurato prima e dopo la TAVI. I pazienti sono stati divisi in due gruppi in base ai valori di CAVI prima e dopo la TAVI. I dati clinici (morte cardiaca e ospedalizzazione per insufficienza cardiaca-HF) ed ecocardiografici sono stati confrontati tra i due gruppi. I valori di CAVI pre- e post-procedurale erano rispettivamente di 7.90 (6.75-9.30) e 9.65 (8.90-10.65). La velocità di picco del flusso valvolare aortico pre-procedurale era significativamente più bassa nei pazienti con CAVI elevato.

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Trends in age-specific and sex-specific pulmonary hypertension mortality in Italy between 2005 and 2017

I dati sulla mortalità correlata all’ipertensione polmonare (PH), e i relativi trend nel tempo restano limitati e rappresentano l’oggetto della presente analisi. Mediante il database globale dell’OMS, sono stati calcolati i dati relativi alla mortalità causa-specifica e alla dimensione della popolazione interessata stratificata per sesso. In Italia, il tasso di mortalità annuale per PH standardizzato per età è diminuito da 2.34 (95% CI: 2.32-2.36) decessi per 100.000 abitanti a 1.51 (95% CI: 1.48-1.53) decessi per 100.000 abitanti. Nell’intero periodo, gli uomini hanno avuto tassi di mortalità correlati alla PH più elevati rispetto alle donne. L’analisi di regressione ha rivelato una diminuzione lineare significativa della mortalità per PH standardizzata per età dal 2005 al 2017 nell’intera popolazione italiana. Tuttavia, il calo è stato più pronunciato tra gli uomini rispetto alle donne. In conclusione, i tassi di mortalità correlati alla PH sono diminuiti linearmente dal 2005 al 2017 nella popolazione italiana.

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Echocardiography in the preparticipation screening: an old topic revisited

I testi di screening comunemente utilizzati (mediante la raccolta dell’anamnesi familiare, l’esame fisico, l’elettrocardiogramma a riposo e il test da sforzo) sono stati concepiti allo scopo di prevenire la morte cardiaca improvvisa nei giovani atleti attraverso l’identificazione precoce di patologie cardiache misconosciute. Il ruolo additivo dell’ecocardiografia transtoracica, in questo setting, rimane sconosciuto e rappresenta l’oggetto della presente analisi. Da un campione di 7.500 pazienti arruolati in un registro, 500 pazienti (420 maschi, età media 33.7 anni) sono stati inclusi tra il 2017 e il 2022. Di questi il 67.8% non presentavano referti anomali allo screening “standard”. In questi pazienti, anche in assenza di motivazioni cliniche, è stato comunque eseguito un ecocardiogramma (screening pre-partecipazione “avanzato”). In 31 pazienti (9.1%) sono stati documentati referti cardiovascolari anomali all’ecocardiografia, come forame ovale pervio, valvola aortica bicuspide, ectasia della radice aortica o prolasso della valvola mitrale. In conclusione, l’ecocardiografia ha dimostrato un valore aggiuntivo (circa il 10% in più) nell’individuare i pazienti con anomalie cardiovascolari altrimenti non diagnosticate con protocolli di screening “standard”.

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Beneficial effects of prehospital use of statins in a large united states cohort of hospitalized coronavirus disease 2019 patients.

L’impatto della terapia cronica con statine nei pazienti ospedalizzati con COVID-19 rimane sconosciuto e rappresenta l’oggetto del presente studio di coorte. Di 43.950 pazienti con COVID-19 ricoverati tra gennaio e settembre 2020, in 185 ospedali statunitensi, 38.875 pazienti ha soddisfatto i criteri di inclusione e 23.066 sono stati inseriti nella coorte con campionamento propensity-matched (11.533 [30%] erano in trattamento con statine precedentemente all’ospedalizzazione). L’endpoint primario era la mortalità per tutte le cause. I pazienti in trattamento con statine presentavano un rischio relativo inferiore del 20% rispetto a quelli non in trattamento (odds ratio [OR] 0.80, 95% CI 0.74-0.86, p<0.001), un rischio inferiore del 23% di mortalità per COVID-19 (OR 0.77, 95% CI 0.71-0.86, p<0.001) e un rischio inferiore del 16% di ricovero in terapia intensiva (OR 0.84, 95% CI 0.79-0.89, p<0.001). In conclusione, l'utilizzo cronico di statine è associato a una riduzione della mortalità e a un miglioramento degli esiti clinici nei pazienti ospedalizzati con COVID-19.

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Coronary ectasia in different scenarios, primarily in myocardial infarction with nonobstructive coronary artery disease.

L’ectasia coronarica (CAE) rappresenta un reperto non frequente nei pazienti sottoposti ad angiografia coronarica. Tuttavia, rimane sconosciuto se la sua estensione differisca in base alla diversa presentazione clinica dei pazienti. Nel presente studio, sono stati identificati 341 pazienti con diagnosi di CAE da 9.659 angiografie coronariche e suddivisi in quattro gruppi in base alla diagnosi di ammissione del paziente: angina stabile o instabile, infarto miocardico (IM), patologia aortica, malattia valvolare aortica. Non sono state riscontrate differenze significative nell’estensione della CAE tra i quattro gruppi, in termini di vasi interessati o di classe Markis. Inoltre, la CAE non era correlata all’estensione della coronaropatia. Tuttavia, quando i pazienti ischemici sono stati suddivisi in base alla presenza di coronaropatia ostruttiva, l’IM senza coronaropatia ostruttiva (MINOCA) è risultato associato a una maggiore estensione della CAE in termini di classe Markis 1 (odds ratio [OR] 5.08, 95% CI 1.61-16.04; p<0.01). In conclusione, l’estensione della CAE è comparabile nei pazienti sottoposti ad angiografia coronarica con diverse indicazioni cliniche; tuttavia, i pazienti con MINOCA presentano una maggiore estensione della CAE.

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Outcome of patients admitted with oxygen mismatch and myocardial injury or infarction in emergency departments

L’impatto prognostico dello squilibrio tra domanda e offerta di ossigeno, come il danno miocardico o l’Infarto Miocardico (IM) tipo II nei pazienti ricoverati nei reparti di medicina d’Urgenza è ancora sconosciuto. In questo studio retrospettivo di 824 pazienti ricoverati nei reparti di medicina d’Urgenza, gli endpoint primari sono la mortalità ospedaliera, la mortalità a 3 anni e gli eventi cardiovascolari avversi maggiori. I pazienti con IM o danno miocardico erano più anziani, con una maggior prevalenza di ipertensione arteriosa e di comorbidità. Il danno miocardico acuto e l’IM tipo II sono risultati significativamente associati alla mortalità ospedaliera (Odds Ratio [OR] 3.71; 95% intervallo di confidenza (CI): 1.90-7.33 e OR 3.15; 95% CI: 1.59-6.28, rispettivamente).

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Effects of different exercise types on quality of life for patients with atrial fibrillation: a systematic review and meta-analysis.

L’impatto dei diversi tipi di esercizio fisico sulla qualità di vita (HRQoL) e la capacità di esercizio nei pazienti con fibrillazione atriale (FA) rimane poco definito e rappresenta l’oggetto della presente revisione sistematica e meta-analisi (n=12 studi, 670 pazienti). Gli interventi di esercizio consistevano in esercizio aerobico, interval training aerobico (AIT), Qigong, yoga e riabilitazione cardiaca (CR) basata sull’esercizio.

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