Dalla letteratura internazionale

E’ giustificata la rivascolarizzazione miocardica nei pazienti anziani fragili con sindrome coronarica acuta? il ruolo degli studi osservazionali.

L’avanzare dell’età comporta spesso la presenza di condizioni di fragilità, quali multiple comorbilità e alterazioni delle funzioni cognitive, che provocano perdita di indipendenza e disabilità. Quando pazienti fragili si presentano nei nostri ospedali con una sindrome coronarica acuta (ACS), il clinico si trova di fronte al dilemma di quale strategia terapeutica seguire, se essere conservativo e quindi affidarsi al solo trattamento medico oppure essere interventista, come è oggi la prassi per i pazienti che non hanno le limitazioni dei pazienti fragili. Infatti mancano, in questa popolazione…

LEGGI TUTTO »

Quale tipo di protesi utilizzare per la TAVI? una questione difficile da risolvere.

Con l’affermarsi della TAVI nel trattamento della stenosi aortica severa e la sua estensione a pazienti con rischio chirurgico intermedio o basso e a età inferiore rispetto alle fasi iniziali di questa procedura, è diventato sempre più importante verificare la tenuta delle protesi nel tempo (“durability”). Inoltre, le prime TAVI venivano eseguite in anestesia generale (GA) mentre in tempi più recenti prevale l’opzione della sedazione cosciente (CS). Il SOLVE trial…

LEGGI TUTTO »

La riduzione della GFR nei pazienti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata o moderatamente ridotta che assumono finerenone compromette l’efficacia del farmaco?

I clinici sono solitamente riluttanti a continuare la terapia con gli inibitori del recettore per i mineralcorticoidi (MRA) in presenza di una riduzione della GFR, perchè temono l’insorgenza di iperkaliemia. Questo atteggiamento contrasta con l’evidenza di un beneficio con spironolattone nei pazienti con scompenso a frazione di eiezione ridotta (HFrEF), anche in presenza di una riduzione di GFR. Tuttavia, non è stata osservata alcuna evidenza simile per i MRA nei pazienti scompensati a EF preservata (HFpEF) o moderatamente ridotta (HFmrEF). Il finerenone si è dimostrato…

LEGGI TUTTO »

Doppia o triplice terapia antitrombotica nei pazienti in fibrillazione atriale che necessitano di trattamento antiaggregante: una analisi dello studio AUGUSTUS.

Circa il 6-8% dei pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS), o sottoposti a PCI con impianto di stent sono in fibrillazione atriale e necessitano di anticoagulante. Benchè le Linee Guida siano chiare nell’indicare una breve durata della triplice terapia antitrombotica (con qualche incertezza se debba essere limitata all’ospedalizzazione o estendersi sino alla fine del primo mese) seguita da doppia terapia antitrombotica per 1 anno, queste raccomandazioni provengono da meta-analisi di studi che hanno una certa eterogeneità per disegno, selezione di pazienti e farmaci impiegati. Tra questi studi…

LEGGI TUTTO »

Incremento di troponina dopo PCI elettiva: quando ha valore prognostico?

Vi è un notevole dibattito riguardo al significato prognostico dell’infarto miocardico periprocedurale (PMI). Benchè alcune analisi abbiano mostrato che anche modeste elevazioni di troponina (5 volte il limite superiore di “normalità”) dopo un intervento di rivascolarizzazione percutanea (PCI) o di bypass aortocoronarico (CABG) si correlino con l’outcome dei pazienti una recente analisi dello studio ISCHEMIA ha mostrato] come un infarto miocardico spontaneo (SpMI) si associ a un maggior rischio successivo di…

LEGGI TUTTO »

Alto rischio emorragico nei pazienti sottoposti a PCI: prognosi a distanza

Molti pazienti sottoposti a procedure di PCI presentano un alto rischio emorragico (HBR). In questi pazienti le Linee Guida suggeriscono di individualizzare la terapia antipiastrinica tenendo conto delle caratteristiche del paziente. .  La difficoltà maggiore per il clinico, in questi casi, è rappresentata dal fatto che molti pazienti HBR hanno anche un elevato rischio ischemico in quanto molte variabili sono predittive sia del rischio ischemico che di quello emorragico…

LEGGI TUTTO »

Indagine fisiopatologica delle stenosi coronariche: quando FFR e indici derivati dall’analisi delle curve pressorie non basate sull’iperemia danno risultati discordanti

La Fractional Flow Reserve (FFR) è considerata il gold standard per la valutazione funzionale delle stenosi epicardiche da sottoporre a PCI; iFR costituisce una alternativa, essendosi dimostrata non-inferiore a FFR negli studi DEFINE-FLAIR e iFR-SWEDEHEART. .  Sono stati proposti altri indici non-iperemici (NHPRs “nonhyperemic pressure ratios”), come il rapporto diastolico non iperemico e il rapporto…

LEGGI TUTTO »

Guida angiografica o oct per guidare la pci delle stenosi coronariche calcifiche

Il trattamento delle stenosi coronariche calcifiche rappresenta una sfida per il cardiologo interventista, sia per la difficoltà di esecuzione della PCI che per le complicanze procedurali e a distanza. ). Il recente documento di consenso dell’European Association of Percutaneous Cardiovascular Interventions (EAPCI) sottolinea la necessità di preparare adeguatamente le stenosi (rotablator, litotripsia intravascolare) e di utilizzare tecniche di imaging per guidare…

LEGGI TUTTO »

PCI dei piccoli vasi: meglio lo stent o il pallone medicato al paclitaxel?

La meta-analisi dei tre studi che hanno confrontato l’outcome di pazienti sottoposti a PCI per la presenza di lesioni su vasi piccoli (mediana 2.5 mm) ha un proposito lodevole, fornendo informazioni a medio-lungo termine (follow-up medio 3 anni) che sono molto importanti per individuare i benefici di un trattamento alternativo allo stent tradizionale, rappresentato dall’utilizzo del pallone medicato. Infatti, è presumibile supporre che i vantaggi di una PCI che non inserisca metallo in vasi piccoli e che rispetti la fisiologia vascolare (“leave nothing behind!”) si manifestino soprattutto a distanza dall’intervento, in quanto capaci di ridurre le complicanze tardive dell’impianto di stent. In effetti, a una prima analisi, i risultati appaiono convincenti e sembrano confortare l’ipotesi poichè i MACE sono risultati significativamente differenti all’analisi statistica “one stage”. In particolare, osservando le componenti dell’endpoint composito, risulta significativamente ridotta dal pallone medicato l’incidenza di infarto miocardico (4.7% versus 7.8%, OR 0.58, 0.35–0.94) e numericamente la necessità di rivascolarizzazione (7.6% versus 10.1%, OR 0.73 (0.47–1.13). Tuttavia…

LEGGI TUTTO »

Livelli di colesterolo LDL, lipoproteina(a) e proteina c reattiva dopo infarto miocardico: sono predittori indipendenti di eventi?

I livelli di colesterolo LDL (LDL-C), di lipoproteina- LP- (a) e di proteina C reattiva sono correlati al verificarsi di eventi cardiovascolari futuri. Esistono tuttora incertezze se ognuno di questi parametri abbia valore prognostico indipendente. Lo studio ODYSSEY-OUTCOMES ha valutato l’occorrenza di eventi cardiovascolari in una popolazione di pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS) che assumevano statine, ma rimanevano con valori di LDL-C ≥70 mg/dL, non-HDL C >100 mg/dl o apolipoproteina B >80 mg/dL). Essi sono stati randomizzati ad alirocumab (un inibitore di PCSK9) o a placebo. Essendo stati determinati nel corso dello studio i livelli di LDL-C, LP(a) e proteina C reattiva ad alta sensibilità (hs-CRP), i pazienti del gruppo placebo…

LEGGI TUTTO »
Cerca un articolo
Gli articoli più letti
Rubriche
Leggi i tuoi articoli salvati
La tua lista è vuota