Dalla letteratura internazionale

Qual è la relazione temporale tra la diagnosi di diabete di tipo 2 e gli eventi cardiovascolari?

È noto come un importante fattore di rischio per malattia cardiovascolare sia il diabete. Alcune condizioni che ne favoriscono l’insorgenza e sono temporalmente antecedenti al suo riscontro diagnostico, quali stili di vita non sani, fattori ambientali o genetici, peso eccessivo, sindrome metabolica, sono anche fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Alcuni anni fa è stata avanzata la “ticking clock hypothesis” , basata sulla osservazione prolungata di alcuni individui, di cui alcuni svilupparono diabete nel follow-up. Rispetto a quelli che non svilupparono la malattia metabolica, essi presentavano…

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Pretrattamento con inibitori del recettore piastrinico p2y12 nelle sindromi coronariche acute nste-acs: i dati di un registro statunitense.

Il pretrattamento con inibitori del recettore piastrinico P2Y12 (P2Y12inh.) è stato a lungo praticato e raccomandato dalle Linee Guida delle sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento persistente del tratto ST (NSTE-ACS): era questa la strategia utilizzata nello studio PLATO per ridurre gli eventi ischemici precoci soprattutto connessi alla eventuale procedura di PCI (cui è sottoposta la maggioranza dei pazienti). Tuttavia, una doppia antiaggregazione (DAPT) immediata può aumentare il rischio emorragico: lo studio ISAR REACT 5 è stato considerato, più che un confronto di efficacia tra due potenti P2Y12inh. un raffronto tra…

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Terapia anticoagulante con abelacimab, un inibitore del fattore xi: profumo di successo dallo studio AZALEA.

Il fattore XI è un potenziale target per nuovi farmaci anticoagulanti, in quanto è essenziale per i fenomeni trombotici, ma non fondamentale per l’emostasi((Hsu C, Hutt E, Bloomfield DM, Gailani D, Weitz JI. Factor XI inhibition to uncouple thrombosis from hemostasis. J Am Coll Cardiol 2021;78:625-31)).  Le persone con difetto genetico di fattore XI hanno pochi eventi embolici senza un elevato rischio emorragico. Abelacimab è un anticorpo monoclonale completamente umano che si lega al dominio catalitico del fattore XI, bloccandolo nel suo stato inattivo. Il farmaco ha un doppio meccanismo d’azione, perchè inibisce anche il fattore XIa. In uno studio di fase II abelacimab, rispetto a enoxaparina, ha ridotto dell’80% gli eventi…

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Coronary microvascular function and atherosclerotic plaque burden in ischaemia and no obstructive coronary arteries: a secondary analysis of the CorMicA trial.

Lo scopo dello studio, una analisi secondaria del CorMicA trial è stato di studiare la relazione esistente tra la funzione microvascolare e l’estensione della malattia aterosclerotica dei vasi coronarici epicardici (“plaque burden” misurato con il Gensini score). I pazienti studiati (n=151) non avevano una patologia ostruttiva significativa (nessuna stenosi ≥50% alla coronarografia o con FFR ≤0.80). In tutti i pazienti è stato eseguito uno studio della funzione microvascolare…

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Eventi cardiovascolari nei pazienti con infarto miocardico recente: sono più a rischio le lesioni funzionalmente significative o quelle vulnerabili?

Nei pazienti con infarto miocardico (MI), il rischio di eventi ischemici successivi è elevato, sia per la presenza di lesioni funzionalmente significative (FFR positive) in vasi diversi da quello culprit che per il possibile complicarsi di placche non ostruttive, ma con caratteristiche di vulnerabilità. Tali caratteristiche possono essere individuate dall’indagine IVUS (plaque burden – PB – >70%, area luminale minima ≤4 mm2) e dalla spettrometria a raggi infrarossi (NIRS) che segnala la presenza e la quantità di contenuto lipidico. È prassi comune, sulla base di trial randomizzati e delle raccomandazioni delle Linee Guida, trattare nei pazienti con MI non solo la lesione culprit, ma anche…

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Emorragia cerebrale nei pazienti in fibrillazione atriale: anticoagulare o no?

Circa un terzo dei pazienti sopravvissuti a una emorragia cerebrale sono in fibrillazione atriale. Essi rappresentano un dilemma per il clinico, perchè non è tuttora noto se essi debbano essere trattati o meno con anticoagulanti (OAC). Questi pazienti sono stati esclusi dai trial che hanno verificato l’efficacia degli anticoagulanti e anche i dati degli studi che hanno utilizzato gli anticoagulanti orali diretti (DOAC) che si associano a…

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Deterioramento emodinamico valvolare nei pazienti TAVI: incidenza, predittori, outcome clinico.

Una delle limitazioni più temute dell’intervento di TAVI consiste nei dubbi sulla durabilità delle protesi, soprattutto quando impiantate in popolazioni a rischio medio-basso in alternativa alla chirurgia in pazienti non di età avanzata. Una corretta valutazione della problematica è stata ostacolata dalla mancanza di una definizione universalmente accettata di “deterioramento emodinamico della protesi valvolare” (HVD). Recentemente il Valve Academic Research Consortium-3 (VARC-3) ha proposto una definizione che tiene conto di una valutazione dinamica dei parametri emodinamici ottenuti all’esame ecocardiografico, che rappresenta…

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Terapia statinica: quale strategia utilizzare in prevenzione secondaria

La terapia con statine è un caposaldo della prevenzione secondaria per ridurre l’incidenza di eventi cardiovascolari. A tale scopo, le statine ad alta intensità sono preferibili a quelle a intensità moderata per la loro capacità di abbassare i livelli di colesterolo LDL ai valori raccomandati dalle Linee Guida. Tuttavia, le statine ad alta intensità presentano un maggior numero di effetti collaterali che possono indurre il paziente ad abbandonare la terapia. Recentemente, sono stati condotti studi di confronto…

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Trombectomia meccanica o trombolisi attraverso catetere nell’embolia polmonare a rischio intermedio-alto: lo studio PEERLESS.

Nell’embolia polmonare a rischio intermedio-alto con impegno emodinamico del ventricolo destro, le Linee Guida raccomandano una terapia anticoagulante, essendo alto il rischio emorragico associato alla fibrinolisi sistemica Tuttavia, oscillando la mortalità tra il 3% e il 15%(2) e il deterioramento clinico tra il 5% e il 18%, appare talora necessario…

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Lesioni coronariche non culprit in pazienti con infarto miocardico acuto: è prognosticamente più importante la severità oppure la morfologia?

È noto che le stenosi ostruttive non-culprit dei pazienti con infarto miocardico possono essere causa di successivi eventi acuti . Non è chiaro se il rischio connesso alla presenza di queste stenosi sia secondario alla severità del restringimento o alle caratteristiche morfologiche che le contraddistinguono come potenziali fonti di…

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