Dalla letteratura internazionale

Paziente anziano fragile in fibrillazione atriale: anticoagulante orale diretto o warfarin?

L’efficacia e sicurezza della terapia anticoagulante con anticoagulanti diretti (DOAC) nei pazienti anziani fragili in fibrillazione atriale (AF), non è nota. Questi pazienti non sono stati inclusi nei trial di confronto con warfarin e non pochi dubbi sorgono nel praticare una terapia anticoagulante per la coesistenza di morbilità, spesso di deficit cognitivi e nell’alto rischio di bleeding e di cadute…

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Gli antagonisti recettoriali dei mineralcorticoidi: prevengono gli episodi di fibrillazione atriale?

Gli antagonisti recettoriali dei mineralcorticoidi (MRA) rappresentano un caposaldo della terapia dello scompenso  cardiaco  (HF). Tuttavia, non è noto se questa azione benefica sia esercitata anche nei pazienti scompensati in fibrillazione atriale (AF), nei quali alcuni interventi farmacologici (come i betabloccanti) e non farmacologici (come la resincronizzazione miocardica) appaiono meno efficaci che in assenza di questa aritmia…

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Supporto circolatorio meccanico con pompa a flusso microassiale in pazienti STEMI in shock cardiogeno: una soluzione vincente?    

Lo shock cardiogeno è una conseguenza molto temibile dell’infarto STEMI: si verifica in circa l’8% dei pazienti e ha tuttora una mortalità di circa il 50% . Gli studi sinora effettuati, suglieffetti dell’assistenza circolatoria meccanica, hanno dato risultati clinici deludenti. Infatti, sia la contropulsazione aortica che l’ECMO non si sono mostrati efficaci nel migliorare l’outcome di questi pazienti…

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Dobbiamo trattare con empagliflozin i pazienti infartuati a rischio di scompenso? i risultati dello studio EMPACT-MI.

Gli inibitori di SGLT2 hanno effetti benefici nei pazienti con scompenso cardiaco, nei diabetici di tipo II e nei pazienti con nefropatia cronica. Non è chiaro se questi farmaci svolgano una azione favorevole anche nei pazienti con infarto miocardico (MI) recente. Nello studio DAPA-MI  i pazienti studiati non avevano scompenso cardiaco nè diabete, di conseguenza gli eventi sono stati numericamente ridotti e quindi non si è potuta verificare alcuna differenza di outcome tra i pazienti che assumevano questi farmaci oppure il placebo…

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Lo studio ULTIMATE-DAPT: ultima chiamata per la DAPT di 12 mesi nella sindrome coronarica acuta?

Le Linee Guida raccomandano una strategia di doppia antiaggregazione (DAPT) di 12 mesi nei pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS) associando ad ASA un inibitore del recettore P2Y12, preferibilmente ticagrelor o prasugrel . Tuttavia, alcuni studi hanno mostrato come la riduzione temporale della DAPT, seguita da monoterapia con inibitore del recettore P2Y12, sia in grado di ridurre i sanguinamenti senza aumentare gli eventi ischemici. Una recente meta-analisi…

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Presenza di varianti genetiche per ipercolesterolemia familiare eterozigote in pazienti con colesterolo LDL moderatamente elevato: correlati clinici 

L’ipercolesterolemia familiare (FH) è la più comune causa genetica dI malattia cardiovascolare e ha una frequenza di 1 individuo su 250 negli Stati Uniti(1). Quando i valori di colesterolo sono molto elevati (valore di LDL =>190 mg/dl) viene individuata una variante genetica nell’80% dei casi. . Tuttavia, la presenza di una variante genetica si associa anche a…

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PCI complesse: meglio la guida IVUS o OCT?

Le linee guida correnti raccomandano l’utilizzo dell’imaging coronarico per ottimizzare l’impianto di stent nei pazienti sottoposti a PCI complessa (classe IIA) , sulla scia di studi che ne hanno dimostrato la superiorità nell’ottenere una più ampia area luminale rispetto alla semplice guida angiografica. . Lo studio OCTIVUS ha randomizzato una popolazione consecutiva di pazienti trattati con PCI a guida con eco intravascolare (IVUS) o a “optical coherence tomography” (OCT) non dimostrando differenze di outcome tra i pazienti in cui…

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L’impianto di mitraclip può essere utile anche nei pazienti “non eleggibili” secondo i criteri di inclusione dello studio COAPT? 

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una progressiva presa di coscienza dei limiti dell’angiografia coronarica in termini sia diagnostici sia interventistici. In effetti, sebbene sia spesso la sola angiografia a guidare le scelte del cardiologo interventista, ne sono ormai ben documentati i limiti in termini di discrezionalità di interpretazione (i.e. natura bidimensionale dell’immagine) e di mancata caratterizzazione della placca coronarica. Di qui la necessità di una valutazione…

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Trattamento anticoagulante intravenoso protratto dopo PCI primaria per STEMI: può essere utile?

Non vi sono molti dati sul rischio/beneficio di un trattamento anticoagulante protratto dopo PCI primaria per STEMI. Le linee guida ESC – più recenti – raccomandano nelle sindromi coronariche acute di interrompere il trattamento effettuato durante la procedura (anche se con livello di evidenza C), mentre le linee guida ACC/AHA neppure menzionano l’argomento…

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