Prevenzione primaria

Beyond association: high neutrophil counts are a causal risk factor for atherosclerotic cardiovascular disease

Un’associazione tra numero di leucociti e rischio di infarto miocardico è stata descritta già negli anni 70 . In particolare il numero di neutrofili e il rapporto tra neutrofili e linfociti predice il rischio cardiovascolare . I farmaci che come canakinumab inibiscono l’interleuchina-1β riducono il numero di neutrofili e il rapporto neutrofili/linfociti, parametri che invece non sono influenzati dalle statine e dagli inibitori di proprotein convertase subtilisin/kexin type 9 (PCSK9).

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Smoking and cardiovascular disease in patients with type 2 diabetes: a prospective observational study

L’impatto del tabagismo sugli eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE) e sulla mortalità nei pazienti con diabete mellito tipo 2 (T2D) rimane oggetto di studio. Nella presente analisi, 761 pazienti con T2D di età compresa tra 55 e 66 anni sono stati seguiti nello studio prospettico osservazionale “CArdiovascolar Risk Factors in Patients with Diabetes – a Prospective study in Primary care (CARDIPP)”. I livelli di proteina C-reattiva, vitamina D, così come la percentuale di partecipanti trattati con antipertensivi, ASA, statine e farmaci antidiabetici, sono risultati simili tra pazienti fumatori e non fumatori. Il follow-up mediano è risultato pari a 11.9 anni. Il fumo è risultato associato a un aumentato rischio di mortalità per tutte le cause (hazard ratio: 2.24; intervallo di confidenza al 95%: 1.40-3.56, P<0.001), ma non di MACE (hazard ratio: 1.30; intervallo di confidenza al 95%: 0.77-2.18, P=0.328). In conclusione, nei pazienti con T2D, il fumo di sigaretta non è risultato associato a un aumentato rischio di MACE.

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The multidisciplinary heart team approach for patients with cardiovascular disease: a step towards personalized medicine.

Nonostante i benefici dell’Heart Team siano unanimemente riconosciuti, esistono ancora incertezze riguardo l’evoluzione temporale del livello di accordo e sull’impatto dell’Heart Team sugli eventi clinici. Nel 2015-2016,
un cardiochirurgo e un cardiologo hanno esaminato in modo indipendente i dati clinici di 100 pazienti (Gruppo 1, G1) e, successivamente, hanno raccomandato per ogni paziente un trattamento (chirurgico, percutaneo, ibrido, terapia medica) o ulteriori indagini diagnostiche. Il giorno successivo,
ogni caso è stato discusso dall’Heart Team dello stesso centro. La stessa procedura di studio è stata ripetuta nel 2017 in un secondo
(G2) e nel 2018 in un terzo (G3) gruppo, entrambi comprendenti 100 pazienti.

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Efficacia e sicurezza dell’acido bempedoico in prevenzione primaria

Le statine sono un caposaldo della prevenzione secondaria, e sono raccomandate dalle Linee Guida anche in prevenzione primaria in pazienti ad alto rischio di eventi. Inoltre, alcuni pazienti non tollerano le statine; in questi casi l’acido bempedoico può essere proposto come alternativa terapeutica, ma l’efficacia e sicurezza di questa scelta di trattamento in prevenzione primaria non ha al momento una evidenza certa.

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Significato clinico di QRS allargato transitorio durante infezione severa Covid-19.

Questo ECG è di un paziente di 60 anni, senza antecedenti cardiologici di rilievo, giunto al PS per dispnea ingravescente. Al momento del ricovero, il test COVID-19 è risultato positivo con evidenza alla TC torace di opacità multifocali compatibili con polmonite da SARS-CoV-2. A causa della progressione della polmonite con sindrome da distress respiratorio acuto, il paziente veniva sottoposto a intubazione oro-tracheale. Undici giorni dopo l’ospedalizzazione, al monitoraggio telemetrico si documentavano marcate alterazioni elettriche, soprattutto a carico delle derivazioni V2 e V3 (Figura, B).
Qual è il potenziale meccanismo responsabile di queste variazioni al monitoraggio telemetrico?

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An Uncommon Cause of Acute Chest Pain.

Un paziente sui 50 anni, iperteso fumatore, si presenta con dolore toracico intenso irradiato al braccio sinistro e al dorso, insorto 20 minuti prima. L’esame obbiettivo rivela toni ritmici, FC 58 bpm, saturazione 98% in aria ambiente, lieve soffio diastolico, assenza di rumori patologici polmonari, una differenza pressoria tra braccio destro e sinistro (rispettivamente 185/104 mmHg e 113/98 mmHg). Agli esami di laboratorio la troponina risulta nella norma, mentre il D-dimero è elevato (3.914μg/mL). L’elettrocardiogramma è mostrato nella Figura: il ritmo è sinusale, vi è un sopraslivellamento di ST in I, aVL, V1-V4 (frecce nere) con sottoslivellamento marcato di ST in II, III, aVF (freccia rossa).

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Using machine learning algorithms to identify chronic heart disease: national health and nutrition examination survey 2011-2018.

Nonostante le malattie cardiovascolari rappresentino la prima causa di mortalità e morbidità nei Paesi Occidentali, un modello di valutazione del rischio di cardiopatia ischemica cronica (CHD), al fine di una diagnosi precoce e trattamento tempestivo, rimane un obiettivo auspicabile. In questo studio, mediante l’utilizzo di quattro modelli di machine learning (regressione logistica, SVM, random forests e XGBoost), sono stati analizzati 14.971 partecipanti al National Health and Nutrition Examination Survey dal 2011 al 2018. Tra i quattro tipi di modelli, SVM è risultato associato alla migliore performance (AUC = 0.898), mentre i valori AUC della regressione logistica e del random forests sono stati rispettivamente 0.895 e 0.894. Il modello XGBoost ha invece ottenuto le prestazioni peggiori (AUC 0.891). Le tre variabili più significative sono risultate l’assunzione di ASA a basso dosaggio, il dolore toracico e la quantità totale di integratori alimentari assunti. In conclusione, tutti i modelli studiati sono risultati capaci di identificare l’insorgenza di CHD con una differente performance in base al modello considerato.

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Endothelial function predicts 5-year adverse outcome in patients hospitalized in an emergency department chest pain unit

Sebbene la funzione endoteliale sia un noto marker di rischio cardiovascolare, la sua valutazione non viene effettuata di routine nella pratica clinica. Inoltre, se la presenza di disfunzione endoteliale si associ a un rischio aumentato di eventi cardiovascolari avversi maggiori, (MACE, inclusi mortalità per tutte le cause, infarto miocardico, ricovero per insufficienza cardiaca o angina pectoris, ictus, bypass aorto-coronarico e interventi coronarici percutanei) durante il follow-up, è sconosciuto. In questo studio sono stati analizzati 300 pazienti consecutivi, senza nota malattia coronarica, ammessi a un’unità di dolore toracico (CPU) e sottoposti ad angiografia coronarica computerizzata (CCTA) o scintigrafia.

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Echocardiography in the preparticipation screening: an old topic revisited

I testi di screening comunemente utilizzati (mediante la raccolta dell’anamnesi familiare, l’esame fisico, l’elettrocardiogramma a riposo e il test da sforzo) sono stati concepiti allo scopo di prevenire la morte cardiaca improvvisa nei giovani atleti attraverso l’identificazione precoce di patologie cardiache misconosciute. Il ruolo additivo dell’ecocardiografia transtoracica, in questo setting, rimane sconosciuto e rappresenta l’oggetto della presente analisi. Da un campione di 7.500 pazienti arruolati in un registro, 500 pazienti (420 maschi, età media 33.7 anni) sono stati inclusi tra il 2017 e il 2022. Di questi il 67.8% non presentavano referti anomali allo screening “standard”. In questi pazienti, anche in assenza di motivazioni cliniche, è stato comunque eseguito un ecocardiogramma (screening pre-partecipazione “avanzato”). In 31 pazienti (9.1%) sono stati documentati referti cardiovascolari anomali all’ecocardiografia, come forame ovale pervio, valvola aortica bicuspide, ectasia della radice aortica o prolasso della valvola mitrale. In conclusione, l’ecocardiografia ha dimostrato un valore aggiuntivo (circa il 10% in più) nell’individuare i pazienti con anomalie cardiovascolari altrimenti non diagnosticate con protocolli di screening “standard”.

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The year in cardiovascular medicine 2022: the top 10 papers in heart failure and cardiomyopathies

1. Voors AA, Angermann CE, Teerlink JR, Collins SP, Kosiborod M, Biegus J, et al. The SGLT2 inhibitor empagliflozin in patients hospitalized for acute heart failure: a multinational randomized trial. Nat Med 2022;28:568–574. https://doi.org/10.1038/s41591- 021-01659-1. The results suggest that the initiation of empagliflozin as part of usual care in patients who are hospitalized for acute heart failure will result in a clinically meaningful benefit in 90 days without safety concerns.

2. Solomon SD, McMurray JJV, Claggett B, de Boer RA, DeMets D, Hernandez AF, et al. Dapagliflozin in heart failure with mildly reduced and preserved ejection fraction. N Engl J Med 2022;387:1089–1098. https://doi.org/10.1056/NEJMoa2206286. Dapagliflozin reduced the combined risk of worsening heart failure or cardiovascular death among patients with heart failure and a mildly reduced or preserved ejection fraction.

3. Jhund PS, Kondo T, Butt JH, Docherty KF, Claggett BL, Desai AS, et al. Dapagliflozin and outcomes across the range of ejection fraction in patients with heart failure: a pooled analysis of DAPA-HF and DELIVER. Nat Med 2022 (9):1956-1964. https://doi. org/10. 1038/s41591-022-01971-4. In a patient-level pooled meta-analysis covering the full range of ejection fractions in patients with heart failure, dapagliflozin reduced the risk of death from cardiovascular causes and hospital admissions for heart failure.

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