Luglio 5, 2022

Stenosi aortica severa asintomatica con frazione di eiezione conservata: chirurgia o “vigile attesa”?

Le recenti Linee Guida ESC sulle malattie valvolari[1] raccomandano (classe I) la chirurgia nel paziente con stenosi aortica asintomatica qualora la frazione di eiezione sia <50% o compaiano sintomi durante un test da sforzo, oppure (classe IIa) quando la FE è <55% e la pressione arteriosa sistolica cali >20 mmHg durante il test ergometrico. Non esistono studi randomizzati di confronto tra chirurgia e “vigile attesa”, quando la FE è conservata e il test da sforzo negativo per sintomi.

LEGGI TUTTO »

Edoxaban o antagonisti della vitamina K per il trattamento della fibrillazione atriale nei pazienti sottoposti a TAVI.

Nei pazienti con fibrillazione atriale in terapia anticoagulante sottoposti a procedura di TAVI, lo studio POPular TAVI ha mostrato come l’aggiunta di clopidogrel nei primi tre mesi successivi alla procedura aumenti il rischio emorragico rispetto, alla sola terapia anticoagulante. In quello studio solo un terzo dei pazienti assumeva un anticoagulante orale diretto (DOAC). Non ci sono studi di confronto tra DOAC e antagonisti della vitamina K (VKA) in pazienti sottoposti a TAVI.

LEGGI TUTTO »

Coronaropatia trivasale: bypass aortocoronarico o PCI guidata da FFR?

Nei pazienti coronaropatici trivasali le Linee Guida, soprattutto sulla base dei dati dello studio SYNTAX, raccomandano l’intervento cardiochirurgico (CABG) piuttosto che l’angioplastica coronarica (PCI) quando il Syntax score è >22 (rispettivamente classe di raccomandazione I e III), mentre se il Syntax score è ≤22 la raccomandazione è ancora per il CABG se il paziente è diabetico (classe raccomandazione I; per PCI IIb) mentre entrambe le procedure sono raccomandate con classe I se non è presente diabete. Queste indicazioni, tuttavia, derivano da studi di confronto nei quali venivano prevalentemente utilizzati DES di prima generazione e non era valutato il significato fisiopatologico delle stenosi trattate mediante l’analisi della riserva frazionale di flusso (FFR).

LEGGI TUTTO »

TAVI e necessità clinica di trattamento anticoagulante: a che punto siamo?

I risultati dello studio ENVISAGE-TAVI AF, mostrando un maggior rischio di sanguinamenti maggiori gastrointestinali (GI) con edoxaban rispetto a VKA, possono suscitare stupore in quanto apparentemente discordanti rispetto ai precedenti trial che hanno dimostrato un migliore profilo di sicurezza degli anticoagulanti orali diretti (DOAC) nella FA, sia se assunti in monoterapia, sia in associazione a una terapia anti-aggregante piastrinica. Tuttavia, alcune considerazioni sono necessarie per un più corretto inquadramento clinico dei risultati. Innanzitutto è importante osservare che, nonostante questo dato, l’endpoint clinico netto dello studio si è mantenuto simile nei due gruppi, poiché l’incidenza annuale della mortalità, dell’ictus e anche delle emorragie cerebrali è stata numericamente più bassa nel gruppo edoxaban. Il maggior tasso di emorragie GI nei pazienti con stenosi aortica e sottoposti a TAVI, arruolati nello studio ENVISAGE-TAVI AF, può dipendere da un differente profilo di rischio emorragico rispetto a quello dei pazienti arruolati nei trial relativi alla FA, come dimostrato da un CHADS-VASC score più elevato legato a un’età più avanzata e a un maggior carico di comorbidità. Inoltre, è ben noto che i pazienti con stenosi aortica presentano una intrinseca vulnerabilità dal punto di vista dei sanguinamenti GI, in quanto più frequentemente sono affetti da una malattia di von Willebrand acquisita e malformazioni arterovenose.

LEGGI TUTTO »

Trattamento elettrico dello scompenso cardiaco associato ad aritmie o a disturbi di conduzione.

Tra i pazienti con scompenso cardiaco a FE ridotta, un terzo circa ha problemi di anomalie di conduzione, un terzo ha fibrillazione atriale e circa la metà ha frequente extrasistolia ventricolare. Questi disturbi elettrici possono essere la causa primitiva dello scompenso, oppure contribuiscono al suo manifestarsi. La resincronizzazione miocardica (CRT) ha un ruolo ben definito nel trattamento dello scompenso associato a disturbi di conduzione. Nei pazienti con fibrillazione atriale associata a scompenso, studi clinici hanno mostrato l’efficacia dell’ablazione transcatetere per il controllo del ritmo e dell’ablazione del nodo AV associata a CRT per il controllo della frequenza. L’ablazione dell’extrastolia ventricolare, quando molto frequente e causa di scompenso, può migliorare la funzione ventricolare. Nonostante questi aspetti terapeutici siano ampiamente raccomandati dalle Linee Guida, la terapia elettrica dello scompenso risulta ancora notevolmente sottoutilizzata.

LEGGI TUTTO »

Prognostic value of systemic inflammatory response syndrome after transcatheter aortic valve implantation.

L’endpoint primario dello studio era la mortalità a 30 giorni e a 24 mesi. La SIRS si è sviluppata in 27 pazienti dopo la TAVI (20%). A 30 giorni, la SIRS si è verificata più frequentemente nei pazienti con esito avverso a breve termine (60% vs. 17%; p=0.001). A 24 mesi, la mortalità è stata del 19% e la SIRS è risultata un predittore indipendente di esito avverso a lungo termine [hazard ratio [HR]: 3.70, 95% intervallo di confidenza [CI]: 1.5-9.0; p=0.004], insieme alle complicanze vascolari maggiori (HR: 4.0; 95% CI: 1.6-9.9; p=0.003), ai sanguinamenti significativi (HR: 6.4; 95% CI: 1.5-28; p=0.013) e all’ipertensione polmonare al baseline (HR 2.4; 95% CI: 1.05-5.6; p=0.039). In conclusione, la SIRS post-TAVI si è verificata più frequentemente nei pazienti deceduti a 30 giorni di follow-up, risultando un predittore di mortalità a lungo termine insieme alle complicanze vascolari, ai sanguinamenti significativi e all’ipertensione polmonare.

LEGGI TUTTO »

Association of sex with outcome in elderly patients with acute coronary syndrome undergoing percutaneous coronary intervention.

Background: Worse outcomes have been reported for women, compared with men, after an acute coronary syndrome (ACS). Whether this difference persists in elderly patients undergoing similar invasive treatment has not been studied. We investigated sexrelated differences in 1-year outcome of elderly acute coronary syndrome patients treated by percutaneous coronary intervention (PCI).

Methods: Patients 75 years and older successfully treated with PCI were selected among those enrolled in 3 Italian multicenter studies. Cox regression analysis was used to assess the independent predictive value of sex on outcome at 12-month follow-up.

Results: A total of 2.035 patients (44% women) were included. Women were older and most likely to present with ST-elevation myocardial infarction (STEMI), diabetes, hypertension, and renal dysfunction; men were more frequently overweight, with multivessel coronary disease, prior myocardial infarction, and revascularizations. Overall, no sex disparity was found about all-cause (8.3% vs 7%, P=.305) and cardiovascular mortality (5.7% vs 4.1%, P=113). Higher cardiovascular mortality was observed in women after STEMI (8.8%) vs 5%, P=.041), but not after non ST-elevation-ACS (3.5% vs 3.7%, P=.999). A sensitivity analysis excluding patients with prior coronary events (N=1.324, 48% women) showed a significantly higher cardiovascular death in women (5.4% vs 2.9%, P=.025). After adjustment for baseline clinical variables, female sex did not predict adverse outcome.

Conclusions: Elderly men and women with ACS show different clinical presentation and baseline risk profile. After successful PCI, unadjusted 1-year cardiovascular mortality was significantly higher in women with STEMI and in those with a first coronary event. However, female sex did not predict cardiovascular mortality after adjustment for the different baseline variables.

LEGGI TUTTO »
Cerca un articolo
Gli articoli più letti
Rubriche
Leggi i tuoi articoli salvati
La tua lista è vuota