Ottobre 18, 2022

Associazione tra escrezione urinaria di sodio e potassio e rischio cardiovascolare

Un alto consumo di sodio, causa maggiore di ipertensione, è considerato un fattore alimentare associato ad elevato rischio cardiovascolare. Tuttavia, gli studi in proposito sono stati spesso contrastanti, per errori metodologici quali il dosaggio della sodiuria in un singolo prelievo di urina delle 24 ore o in assenza di concomitante determinazione della kaliuria. Inoltre, molti pazienti fragili o con co-patologie riducono il consumo di sodio prima che si verifichi un evento cardiovascolare, generando l’idea che anche un basso consumo di sodio sia da considerare un fattore di rischio cardiovascolare (“reverse causation bias”).

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Prognosi a lungo termine dopo arresto cardiaco extraospedaliero nei pazienti che sopravvivono alla fase acuta.

La sopravvivenza dei pazienti con arresto cardiaco extraospedaliero (OHCA) è piuttosto modesta e solo circa la metà riesce a superare la fase ospedaliera ed essere dimessa in vita. Tra i fattori che determinano un buon esito, importanti sono la prontezza delle manovre di rianimazione, l’età del paziente, il tipo di ritmo che ha scatenato l’arresto e la cura ospedaliera ricevuta. Mancano informazioni, tuttavia, sia sull’outcome che sui fattori prognostici a lungo termine, in particolare oltre il primo anno di follow-up, nei pazienti che riescono a sopravvivere alla fase acuta.

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Pazienti ad alto rischio emorragico sottoposti a PCI del tronco comune: eventi ad 1 anno di follow-up.

I pazienti con stenosi del tronco comune della coronaria sinistra rappresentano un gruppo ad alto rischio di eventi se non adeguatamente rivascolarizzati. Benchè questa condizione anatomica sia stata considerata a lungo di pertinenza chirurgica, un numero consistente di pazienti con comorbilità o anatomia favorevole sono sottoposti a rivascolarizzazione percutanea con PCI. Questi erano più anziani (età media 75.5 versus 64 anni), con più comorbilità (diabete, arteriopatia periferica, nefropatia, scompenso cardiaco, presentazione con NSTEMI) Syntax score più elevato, più lesioni calcifiche e necessità di supporto circolatorio meccanico, rispetto ai pazienti non-HBR. Inoltre, i pazienti HBR venivano dimessi con inibitori del recettore P2Y12 meno potenti (25.1 vs 49.1%). A 1 anno di follow-up l’endpoint primario (morte per ogni causa, infarto miocardico, ictus), è stato osservato nel 20.5% dei pazienti HBR e nel 4.9% dei pazienti non-HBR (unadjusted hazard ratio 4.43, 95% confidence intervals 2.31 – 8.48) trascinato da un rischio più elevato di mortalità e nuovo infarto miocardico. I dati relativi agli eventi che compongono l’endpoint sono espressi nella Tabella. Anche il bleeding (valutato con la scala National Cardiovascular Data CathPCI Registry: bleeding ospedaliero associato ad una perdita di 3g di emoglobina, con necessità di trasfusione o intervento; bleeding post-dimissione che ha necessitato di ricovero o trasfusione) è risultato più elevato nei pazienti HBR con ampia differenza soprattutto nel bleeding ospedaliero (10.2% vs 2.5%). Nessuna differenza, invece, è stata osservata per necessità di nuove rivascolarizzazioni o per trombosi di stent.

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Acute Myocardial Infarction or Not?

Paziente sulla settantina senza storia di cardiopatia giunge al Pronto Soccorso per angor, l’ECG all’ingresso è riportato nella Figura. Tra gli esami di laboratorio si segnala troponina elevata. Alla coronarografia, occlusione della discendente anteriore trattata con PCI primaria. Quali sono i criteri in base ai quali può essere sospettato un infarto STEMI a sede anteriore in presenza di un blocco di branca sinistra?

1. Score di Sgarbossa (1996):

sopraslivellamento di ST almeno 1mm concordante con polarità QRS in almeno 1 derivazione (5 PUNTI);
sottoslivellamento ST di almeno 1mm in V1, V2 o V3 (3 PUNTI);
sopraslivellamento di ST di almeno 5mm quando il QRS è negativo (2 PUNTI);
diagnosi di infarto [specificità 98%, sensibilità 20%] (3 PUNTI).
2. Criteri di Smith (2012):

rivisto il terzo criterio di Sgarbossa: nella derivazione con S più profonda rapporto sopraslivellamento di ST/onda S=>25% (sensibilità 90%; specificità 67%).
3. Barcelona algorithm (2020):

deviazione di ST di almeno 1mm concordante con polarità di QRS in qualunque derivazione ECG;
deviazione di ST di almeno 1mm discordante con polarità di QRS in qualunque derivazione in cui il voltaggio di QRS non sia superiore a 6 mm.

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Direct oral anticoagulants for the treatment of left ventricular thrombosis: an updated systematic review and meta-analysis.

Nei pazienti con trombosi ventricolare sinistra (LVT), il trattamento farmacologico ottimale, tra gli antagonisti della vitamina K (VKA) e i nuovi anticoagulanti orali diretti (DOAC), è oggetto di intenso dibattito nella comunità scientifica. Nel presente studio gli autori hanno eseguito una meta-analisi includendo 14 studi di confronto tra DOAC e VKA con i seguenti endpoint: risoluzione della LVT (endpoint primario), incidenza di ictus e sanguinamento (endpoint secondari). Nello studio sono stati inclusi 1.332 pazienti, di cui 424 trattati con DOAC e 908 con VKA. Per quanto riguarda l’endpoint primario dello studio non si è osservata nessuna differenza tra DOAC e VKA (odds ratio [OR] 1.00; intervallo di confidenza 95% [95% CI]) 0.77-1.31, I2 0%]. Il rischio di ictus è risultato ridotto con DOAC (OR 0.58; 95% CI 0.36-0.93; I2 0%) così come l’insorgenza di sanguinamenti (OR 0.64; 95% CI 0.44-0.94; I2 0%). In conclusione, i DOAC hanno un’efficacia simile a VKA nella risoluzione della LVT, mostrando, inoltre, un beneficio consistente nella riduzione di ictus e sanguinamenti.

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Gender Differences in Takotsubo Syndrome.

Background: Male sex in takotsubo syndrome (TTS) has a low incidence and it is still not well characterized.

Objectives: The aim of the present study is to describe TTS sex differences.

Methods: TTS patients enrolled in the international multicenter GEIST (GErman Italian Spanish Takotsubo) registry were analyzed. Comparisons between sexes were performed within the overall cohort and using an adjusted analysis with 1:1 propensity score matching for age, comorbidities, and kind of trigger.

Results: In total, 286 (11%) of 2,492 TTS patients were men. Male patients were younger (age 69 ± 13 years vs 71 ± 11 years; p= 0.005), with higher prevalence of comorbid conditions (diabetes mellitus 25% vs 19%; p= 0.01; pulmonary diseases 21% vs 15%; p= 0.006; malignancies 25% vs 13%; p< 0.001) and physical trigger (55 vs 32% p< 0.01). Propensity-score matching yielded 207 patients from each group. After 1:1 propensity matching, male patients had higher rates of cardiogenic shock and in-hospital mortality (16% vs 6% and 8% vs 3%, respectively; both p< 0.05). Long-term mortality rate was 4.3% per patient-year (men 10%, women 3.8%). Survival analysis showed higher mortality rate in men during the acute phase in both cohorts (overall: p< 0.001; matched: p= 0.001); mortality rate after 60 days was higher in men in the overall (p= 0.002) but not in the matched cohort (p= 0.541). Within the overall population, male sex remained independently associated with both in-hospital (OR: 2.26; 95% CI: 1.16-4.40) and long-term mortality (HR: 1.83; 95% CI: 1.32-2.52). Conclusions: Male TTS is featured by a distinct high-risk phenotype requiring close in-hospital monitoring and long-term follow-up.

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