Novembre 21, 2023

Anziani fragili con infarto senza sopraslivellamento di ST: come trattarli?

Nei pazienti anziani con infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI), le Linee Guida raccomandano le stesse strategie diagnostico-terapeutiche messe in atto nei pazienti più giovani sulla base di trial che, in quella popolazione, hanno mostrato la superiorità di un approccio invasivo rispetto a uno conservativo. Tuttavia, quegli studi non includevano pazienti con alto grado di fragilità per i quali non vi sono dati provenienti da studi randomizzati che indichino la strategia da adottare.

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Nei pazienti anziani multivasali con sindrome coronarica acuta va completata la rivascolarizzazione? I risultati dello studio FIRE.

Gli anziani rappresentano una parte rilevante dei pazienti ricoverati per sindrome coronarica acuta (ACS). Le decisioni da assumere in questa popolazione sono spesso difficili per la concomitanza di sindromi geriatriche, quali la fragilità o i deficit cognitivi e perchè essi sono poco rappresentati nei trial da cui deriva l’evidenza alla base delle raccomandazioni delle linee guida . Se è vero che la maggior parte di questi pazienti vengono trattati invasivamente come i pazienti più giovani, sussistono perplessità in caso di malattia multivasale, in particolare sul trattamento delle lesioni critiche non-culprit una volta che la lesione colpevole è stata dilatata. La domanda che ci si pone è se si debba procedere a una rivascolarizzazione completa, come avviene nei pazienti più giovani, o accontentarsi di aver tamponato il problema clinico avendo trattato la sola lesione culprit.

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Significato prognostico di placche attive dopo infarto miocardico individuate mediante PET-TC.

Nei pazienti con un recente infarto miocardico non vi sono indicatori clinici capaci di predire con sufficiente attendibilità il rischio di un nuovo evento acuto. Indagini eseguite con strumenti di imaging invasivo hanno individuato alcune caratteristiche di placca che possono associarsi a un rischio di instabilizzazione clinica, quali la presenza di un core necrotico ampio o un cappuccio fibroso sottile. Tuttavia, l’utilizzo di questi strumenti non può essere esteso su larga scala e non sempre è privo di rischi. Tra le metodiche non invasive, la TC coronarica permette una valutazione qualitativa delle stenosi e, associata alla PET, è in grado di individuare le placche attive, con più alta probabilità di causare instabilizzazione clinica. In particolare la PET-TC, utilizzando come tracciante il 18F-sodium fluoride, evidenzia le microcalcificazioni attive all’interno del core necrotico, localizzando le stenosi con più elevata vulnerabilità.

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Significato clinico di QRS allargato transitorio durante infezione severa Covid-19.

Questo ECG è di un paziente di 60 anni, senza antecedenti cardiologici di rilievo, giunto al PS per dispnea ingravescente. Al momento del ricovero, il test COVID-19 è risultato positivo con evidenza alla TC torace di opacità multifocali compatibili con polmonite da SARS-CoV-2. A causa della progressione della polmonite con sindrome da distress respiratorio acuto, il paziente veniva sottoposto a intubazione oro-tracheale. Undici giorni dopo l’ospedalizzazione, al monitoraggio telemetrico si documentavano marcate alterazioni elettriche, soprattutto a carico delle derivazioni V2 e V3 (Figura, B).
Qual è il potenziale meccanismo responsabile di queste variazioni al monitoraggio telemetrico?

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Serum levels of 25-oh vitamin d levels predict cognitive impairments among acute coronary syndrome patients.

Il deterioramento cognitivo dopo rivascolarizzazione coronarica percutanea (PCI) nei pazienti con sindrome coronarica acuta (SCA) è stata poco investigata in passato. Questo studio ha esaminato la funzione cognitiva post-operatoria di 284 pazienti sottoposti a PCI (arruolati in un unico centro dal 2019 al 2022) suddivisi in due gruppi: deterioramento cognitivo (CI, n=82) e senza deterioramento cognitivo (NCI, n=186) in base alla scala di valutazione cognitiva di Montreal. I livelli sierici di 25(OH)D3 dei partecipanti al momento del ricovero e i livelli sierici di enolasi neurone-specifica (NSE), proteina gliale fibrillare acida (GFAP) e S100β sono stati misurati 21 giorni dopo la PCI. Età superiore a 65 anni, ipertensione, durata della PCI superiore a 60 minuti, frazione di eiezione ventricolare sinistra inferiore al 50% e 25(OH) D3 sierico inferiore a 31.4 ng/ml, sono risultati predittori indipendenti di rischio nei pazienti con ACS. I livelli sierici di 25(OH)D3, NSE, S100β e GFAP sono risultati significativamente più alti nei pazienti con deterioramento cognitivo. In conclusione, i livelli sierici di NSE, S100β e GFAP, nel periodo postoperatorio, correlano significativamente con i livelli sierici di 25(OH)D3 all’ammissione. I livelli sierici di 25(OH)D3 sono predittori di deterioramento cognitivo nei pazienti con ACS dopo PCI.

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Predictors of target lesion failure after treatment of left main, bifurcation, or chronic total occlusion lesions with ultrathin-strut drug-eluting coronary stents in the ULTRA registry.

Background: Data about the long-term performance of new-generation ultrathinstrut drug-eluting stents (DES) in challenging coronary lesions, such as left main (LM), bifurcation, and chronic total occlusion (CTO) lesions are scant.

Methods: The international multicenter retrospective observational ULTRA study included consecutive patients treated from September 2016 to August 2021 with ultrathinstrut (<70 μm) DES in challenging de novo lesions. Primary endpoint was target lesion failure (TLF): composite of cardiac death, target-lesion revascularization (TLR), target- vessel myocardial infarction (TVMI), or definite stent thrombosis (ST). Secondary endpoints included all-cause death, acute myocardial infarction (AMI), target vessel revascularization, and TLF components. TLF predictors were assessed with Cox multivariable analysis. Results: Of 1801 patients (age: 66.6 ± 11.2 years; male: 1410 [78.3%]), 170 (9.4%) experienced TLF during follow-up of 3.1 ± 1.4 years. In patients with LM, CTO, and bifurcation lesions, TLF rates were 13.5%, 9.9%, and 8.9%, respectively. Overall, 160 (8.9%) patients died (74 [4.1%] from cardiac causes). AMI and TVMI rates were 6.0% and 3.2%, respectively. ST occurred in 11 (1.1%) patients while 77 (4.3%) underwent TLR. Multivariable analysis identified the following predictors of TLF: age, STEMI with cardiogenic shock, impaired left ventricular ejection fraction, diabetes, and renal dysfunction. Among the procedural variables, total stent length increased TLF risk (HR: 1.01, 95% CI: 1-1.02 per mm increase), while intracoronary imaging reduced the risk substantially (HR: 0.35, 95% CI: 0.12-0.82).

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