Aspirin Therapy on Prophylactic Anticoagulation for Patients Hospitalized With COVID-19: A Propensity Score-Matched Cohort Analysis of the HOPE-COVID-19 Registry.

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Abstract

Background: COVID-19 is an infectious illness, featured by an increased risk of thromboembolism. However, no standard antithrombotic therapy is currently recommended for patients hospitalized with COVID-19. The aim of this study was to evaluate safety and efficacy of additional therapy with ASA over prophylactic anticoagulation (PAC) in patients hospitalized with COVID-19 and its impact on survival.

Methods and Results: a total of 8.168 patients hospitalized for COVID-19 were enrolled in a multicenter-international prospective registry (HOPE COVID-19). Clinical data and inhospital complications, including mortality, were recorded. Study population included patients treated with PAC or with PAC and ASA. A comparison of clinical outcomes between patients treated with PAC versus PAC and ASA was performed using an adjusted analysis with propensity score matching. Of 7.824 patients with complete data, 360 (4.6%) received PAC and ASA a nd 2 .949 ( 37.6%) P AC. P ropensity-score matching yielded 298 patients from each group. In the propensity score-matched population, cumulative incidence of in-hospital mortality was lower in patients treated with PAC and ASA versus PAC (15% versus 21%, Log Rank P=0.01). At multivariable analysis in propensity matched population of patients with COVID-19, including age, sex, hypertension, diabetes, kidney failure, and invasive ventilation, ASA treatment was associated with lower risk of in-hospital mortality (hazard ratio [HR], 0.62; [95% CI 0.42-0.92], P=0.018).

Conclusions: combination PAC and ASA was associated with lower mortality risk among patients hospitalized with COVID-19 in a propensity score matched population compared to PAC alone.


Intervista a Natale Daniele Brunetti

Università di Foggia, Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche*

Professor Brunetti, qual è il take home message dello studio?
L’ASA sembra fornire dei benefici in termini di riduzione della mortalità nei pazienti ricoverati per Covid-19 e trattati con eparine a basso peso molecolare in dose profilattica.

Dal punto di vista fisiopatologico, come si può spiegare il favorevole effetto dell’ASA nei pazienti COVID?
L’ASA oltre a inibire le ciclo-ossigenasi, ha proprietà anti-virali attenuando l’effetto pro-infiammatorio del fattore di trascrizione nucleare Kappa B, che è coinvolto nella tempesta citochinica che si verifica durante l’infezione da Covid-19. Inoltre l’ASA ha effetti pleiotropici e agisce anche a livello endoteliale, andando a prevenire l’insorgenza di endotelite, una complicanza dei casi severi di Covid-19.

I vostri dati mostrano un effetto benefico molto più ampio dell’ASA rispetto a quanto osservato nello studio RECOVERY. Quali sono le differenze cliniche tra le popolazioni dei due studi?
Le popolazioni dei due studi hanno caratteristiche cliniche nettamente distinte. L’età media dei pazienti dello studio RECOVERY era di 59 anni, con una prevalenza di patologie cardiovascolari del 10 % circa. Al contrario nel registro Hope da noi presentato, la popolazione esaminata per questo studio ha una età media di 73 anni e una prevalenza di patologie cardiovascolari del 66%. Si tratta quindi una popolazione più fragile a elevato rischio di sviluppare complicanze intra-ospedaliere.

Alla luce della vostra esperienza, in quali pazienti l’ASA dovrebbe essere aggiunta alla profilassi con eparina?
Riteniamo che l’uso dell’ASA debba essere destinato a quei pazienti a elevato rischio di sviluppare complicanze intraospedaliere, bilanciando i potenziali benefici di questa terapia con il rischio emorragico.

*Risposte condivise con il Dott. Francesco Santoro

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