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La problematica posta dal titolo sotto forma di domanda non ha ancora una risposta precisa, perchè in letteratura i dati di confronto tra i due farmaci sono contrastanti e i dati iniziali non rispecchiano la pratica attuale, in quanto l’eparina veniva associata nei primi studi di confronto agli inibitori del recettore IIbIIIa (GPI), una combinazione a elevato rischio di bleeding, non più utilizzata negli studi e nella routine più recente.

L’uso sempre più diffuso dei dispositivi elettronici cardiaci impiantabili (CIED) i ha inevitabilmente portato a un aumento delle infezioni con ripercussioni significative sulla morbilità e sulla mortalità dei pazienti. È noto che i pazienti con infezioni dei CIED presentano una mortalità oltre 3 volte superiore rispetto ai pazienti senza infezioni; inoltre, le infezioni di questi dispositivi sono associate a un significativo onere finanziario per il sistema sanitario. La rimozione completa del sistema (dispositivo ed elettrocateteri) è raccomandata come intervento di classe 1 per le infezioni, ma le pratiche correnti e gli esiti di questa procedura richiedono ancora una valutazione approfondita.

Due classi di farmaci antidiabetici hanno recentemente arricchito l’armamentario terapeutico del paziente cardiopatico: le glifozine o inibitori di SGLT2 (sodium glucose cotransport inhibitors) perchè inibendo il riassorbimento di glucosio e di sodio dal tubulo prossimale, si sono dimostrate efficaci nel trattamento dello scompenso cardiaco, indipendentemente dalla presenza o meno di diabete. Gli agonisti recettoriali del glucose-like peptide (GLP-1RAs) ritardano lo svuotamento gastrico e diminuiscono l’appetito, amplificando l’azione ipoglicemica. Essi riducono il rischio di eventi cardiovascolari (ASCVD) e rallentano il deterioramento della funzione renale (DKD). L’obesità, così definita se il BMI ≥30 kg/m2, è una condizione molto diffusa (il 44% della popolazione USA ne è affetta), secondaria a uno squilibrio tra domanda e offerta di energia, si associa a ipertensione, dislipidemia e a uno stato infiammatorio sistemico. Il grasso viscerale è responsabile della resistenza all’insulina e conseguente diabete di tipo 2 (T2D).

Un uomo sui 50 anni, fumatore, iperteso giunge in Pronto Soccorso per dolore toracico intenso. Non ha segni di scompenso, la PA è153/97 e il polso 72 bpm. L’ECG alla presentazione (Figura, del tratto A) mostra sopraslivellamento ST in V1-V3 (frecce) con sottoslivellamento ST in V4-V6. Posta la diagnosi di STEMI, il paziente è stato sottoposto a PCI primaria. Quale arteria è il culprit vessel? Che anatomia coronarica ti attendi?

Le Linee Guida correnti raccomandano una strategia di angiografia coronarica invasiva (ICA) precoce (<24 ore) nei pazienti con sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTE-ACS), con punteggio GRACE superiore a 140. Tuttavia, questa raccomandazione si fonda su studi piuttosto datati. Il presente studio ha incluso 1.767 pazienti (2016-2021) con NSTE-ACS senza indicazione per ICA urgente, sottoposti a ICA durante il ricovero. Di questi, 655 pazienti sono stati sottoposti a ICA precoce (entro 24 ore) e 1.112 sono stati sottoposti a ICA tardiva (tra 24 ore e 1 settimana). L'endpoint primario dello studio era il composito di mortalità per tutte le cause, ictus e infarto miocardico ricorrente. Il tempo mediano dall’ospedalizzazione all'ICA è stato di 13 ore (range interquartile 6.0-20.6) per il gruppo precoce e 60 ore per il gruppo tardive (range interquartile 23.5-96.3). Non sono state osservate differenze statisticamente significative tra i due gruppi per quanto riguarda l’endpoint primario composito (hazard ratio [HR] 1.12, intervallo di confidenza [IC] al 95% 0.97-1.48, p=0.10).

Aims: Based on recent clinical data, the 2020 ESC guidelines on non-ST-elevation acute coronary syndrome (NSTE-ACS) suggest to tailor antithrombotic strategy on individual thrombotic risk. Nonetheless, prevalence and prognostic impact of the high thrombotic risk (HTR) criteria proposed are yet to be described. In this analysis from the PROMETHEUS registry, we assessed prevalence and prognostic impact of HTR, defined according to the 2020 ESC NSTE-ACS guidelines, and if the benefits associated with prasugrel vs. clopidogrel vary with thrombotic risk.

I telomeri sono piccole porzioni di DNA che si trovano alla fine di ogni cromosoma hanno la funzione di impedire all’elica di sfibrarsi; essi si accorciano costantemente a ogni duplicazione, e quando raggiungono una lunghezza critica, le cellule entrano nella fase di senescenza: sono perciò un marker della capacità replicativa cellulare. Studi di randomizzazione mendeliana hanno mostrato una relazione tra telomeri più corti ed evidenza di malattia coronarica, ma non vi sono dati sulla eventuale associazione con lo sviluppo di scompenso cardiaco.

La riserva di resistenza microvascolare (MRR) è un indice introdotto recentemente(1) per definire la capacità di riserva di vasodilatazione del microcircolo che tenga conto dell'eventuale presenza di patologia stenosante epicardica e degli effetti sulla pressione aortica della somministrazione di vasodilatatori (utilizzati per indurre massima iperemia). MRR è un valido indicatore della capacità vasodilatatrice del circolo coronarico. Lo studio suggerisce vantaggi diagnostici e di informazione prognostica rispetto ad altri indicatori, soprattutto in presenza di una patologia stenosante dei vasi epicardici coronarici.

L’evenienza di infarto/lesione del miocardio (PMI) dopo chirurgia non cardiaca è sottodiagnosticata, sia per la frequente assenza di sintomi (spesso mascherati dalla analgesia) sia per il mancato dosaggio della troponina, il biomarker che rivela la complicanza post-operatoria. Una classificazione eziologica di PMI è utile per una valutazione del suo impatto prognostico non solo a breve ma anche a lungo termine . Pur essendo un argomento di notevole rilevanza clinica, i dati della letteratura in proposito sono modesti e limitati all’immediato periodo postoperatorio.

Le Linee Guida ESC sulla prevenzione utilizzano le tabelle SCORE2 per stimare il rischio di eventi cardiovascolari a 10 anni di follow-up. Tuttavia, l'applicazione al singolo individuo appare talora arduo, in quanto non risulta agevole individuare sempre i soggetti in cui iniziare una prevenzione primaria, soprattutto quelli giovani a rischio intermedio o basso. A tal fine, abbiamo bisogno di nuovi marker, siano essi biochimici (lipoproteina (a) [Lp(a)], troponina, PCR ad alta sensibilità, NTproBNP) o derivati dall’imaging (presenza ed estensione di calcificazioni alla TC coronarica) o quando questa non è fattibile, il burden di placca all’indagine doppler carotidea o femorale. L’utilizzo di questi marker potrebbe permettere di trattare precocemente con statine pazienti che altrimenti non lo sarebbero, ma anche di evitare un “overtreatment” di soggetti che non devono essere considerati a rischio elevato.

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