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La calcificazione dell’annulus mitralico (MAC) è associata a un aumento del rischio di morbilità e mortalità cardiovascolare. Tuttavia, l’impatto della MAC sull’insorgenza di eventi cerebrovascolari rimane sconosciuto e rappresenta l’obiettivo del presente studio, che ha incluso 6.814 pazienti arruolati in studi multietnici sull’aterosclerosi, sottoposti a tomografia computerizzata (TC) cardiaca. Complessivamente, il 9% dei partecipanti presentava MAC al basale. A un follow-up di 15 anni, si sono verificati 304 ictus (di cui il 79% erano ischemici). Dopo l’aggiustamento per multipli fattori clinici, la MAC al basale è risultata associata a un aumento del rischio di ictus (hazard ratio [HR]: 1.68; intervallo di confidenza [CI] al 95%: 1.22-2.30; P=0.0013). Con l’inclusione di fibrillazione/flutter atriale e delle dimensioni dell’atrio sinistro nel modello multivariato finale, la MAC si è confermata predittore indipendente di ictus (HR: 1.93; 95% CI: 1.22-3.05; P<0.005) e di ictus ischemico (HR: 2.03; 95% CI: 1.24-3.31; P<0.005). In conclusione, la MAC è un predittore indipendente di rischio di ictus a lungo termine, in aggiunta ai fattori di rischio cardiovascolare convenzionali e alla fibrillazione atriale.

Background: Native vessel coronary artery disease represents 1 of the most attractive fields of application for drug-coated balloons (DCBs). To date, several devices have been compared with drug-eluting stents (DESs) in this setting with different outcomes. Objectives: The authors sought to compare the short- and long-term performance of the paclitaxel DCB with the everolimus-eluting stent in patients with de novo lesions in small coronary vessel disease. Methods: PICCOLETO II (Drug Eluting Balloon Efficacy for Small Coronary Vessel Disease Treatment) was an academic, international, investigator-driven, multicenter, open-label randomized clinical trial in which patients were allocated to a DCB (n=118) or DES (n=114). We previously reported the superiority of DCBs regarding in-lesion late lumen loss at 6 months. Herein we report the final 3-year clinical follow-up with the occurrence of major adverse cardiac events (MACEs), a composite of cardiac death, nonfatal myocardial infarction, target lesion revascularization, and its individual components. Results: The 3-year clinical follow-up (median 1,101 days; IQR: 1,055-1,146 days) was available for 102 patients allocated to DCB and 101 to DES treatment. The cumulative rate of all-cause death (4% vs 3.9%; P=0.98), cardiac death (1% vs 1.9%; P=0.56), myocardial infarction (6.9% vs 2%; P=0.14), and target lesion revascularization (14.8% vs 8.8%; P=0.18) did not significantly differ between DCBs and DESs. MACEs and acute vessel occlusion occurred more frequently in the DES group (20.8% vs 10.8% [P=0.046] and 4% vs 0% [P= 0.042], respectively). Conclusions: The long-term clinical follow-up of the PICCOLETO II randomized clinical trial shows a higher risk of MACEs in patients with de novo lesions in small vessel disease when they are treated with the current-generation DES compared with the new-generation paclitaxel DCB. (Drug Eluting Balloon Efficacy for Small Coronary Vessel Disease Treatment [PICCOLETO II].

Le Linee guida ESC raccomandano una terapia antitrombotica con singolo antipiastrinico (ASA) nei pazienti sottoposti a TAVI sulla base dello studio POPular TAVI e di alcune meta-analisi. Tuttavia, i pazienti anziani con rischio emorragico elevato (HBR) potrebbero avere complicanze emorragiche pur se in terapia con sola ASA. L’outcome di tali pazienti, se dimessi senza terapia antitrombotica, non è stato sinora riportato.

Gli studi che utilizzano criteri di non inferiorità dovrebbero confrontare un nuovo trattamento (sia esso un farmaco, un device o una strategia terapeutica) con un altro di uso consolidato, nei confronti del quale si pensa che il nuovo trattamento abbia la stessa efficacia, ma possa dare benefici in termini di safety, minor costo o maggiore accessibilità. Il punto critico di questi studi consiste nei margini di non-inferiorità, che stabiliscono i confini entro i quali si può ragionevolmente accettare che il nuovo trattamento possa essere meno efficace di quello standard. Questi margini possono essere espressi in termini relativi (come valore di hazard ratio e suoi livelli di confidenza), oppure in termini assoluti (generando tuttavia un problema di attendibilità delle conclusioni quando l’incidenza degli eventi osservati nei gruppi “controllo” è inferiore rispetto a quella attesa). Questi studi di non-inferiorità sono stati ampiamente utilizzati per confrontare stent coronarici di nuova generazione con quelli già approvati di uso comune.

L’uso di stent multipli e stent lunghi (anche in era DES di nuova generazione) durante le procedure di PCI, soprattutto nei pazienti multivasali, comporta un aumento di trombosi e di “target vessel failure” (TVF), cioè un composito di morte cardiaca, infarto miocardico e necessità di nuova rivascolarizzazione correlata al vaso trattato. Una strategia che utilizzi con parsimonia i DES e per alcune lesioni i “drug-coated balloons” (DCB), è stata proposta come alternativa all’uso estensivo di DES, ma mancano dati provenienti da ampie casistiche e da studi di confronto tra le due strategie.

Le neoplasie aumentano il rischio di embolia polmonare (PE) acuta attraverso diversi meccanismi fisiopatologici. In questo studio di 366 pazienti consecutivi con diagnosi di PE acuta (età media 65.0 ± 16.6 anni, 59% donne), i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi: i casi neoplasia-negativi (83%), ossia senza una concomitante neoplasia attiva o storia di neoplasia, e quelli positivi (17%). Tra i pazienti con neoplasia (-) e neoplasia (+) sono state evidenziate differenze statisticamente significative (P < 0.05) per i seguenti fattori di rischio: BMI, tabagismo, emoglobina, ematocrito, globuli rossi, urea, velocità di filtrazione glomerulare, troponina T ad alta sensibilità, proteina C-reattiva (CRP), D-dimero e NT-proBNP. All’analisi di regressione univariata Cox, gli hazard ratio e gli odds ratio stimati, rispettivamente, per il rischio di morte anticipata per cancro e per un episodio secondario di PE acuta nei pazienti con neoplasia sono risultati più di tre volte superiori rispetto ai pazienti senza neoplasia (P < 0.05). In conclusione, molteplici fattori clinici sono utili nella stratificazione prognostica dei pazienti con PE acuta e neoplasia. I pazienti con neoplasia dovrebbero essere trattati con terapia anticoagulante dopo un episodio di PE per prevenire successive recidive e ridurre il rischio di mortalità.

Background: The optimal access route in patients with severe peripheral artery disease (PAD) undergoing transcatheter aortic valve rep– lacement (TAVR) remains undetermined. Objectives: This study, sought to compare clinical outcomes with transfemoral access (TFA), transthoracic access (TTA), and nonthoracic transalternative access (TAA) in TAVR patients with severe PAD. Methods: Patients with PAD and hostile femoral access (TFA impossible, or possible only after percutaneous treatment) undergoing TAVR at 28 international centers were included in this registry. The primary endpoint was the propensity-adjusted risk of 30-day major adverse events (MAE) defined as the composite of all-cause mortality, stroke/ transient ischemic attack (TIA), or main access site-related Valve Academic Research Consortium 3 major vascular complications. Outcomes were also stratified according to the severity of PAD using a novel risk score (Hostile score). Results: Among the 1,707 patients included in the registry, 518 (30.3%) underwent TAVR with TFA after percutaneous treatment, 642 (37.6%) with TTA, and 547 (32.0%) with TAA (mostly transaxillary). Compared with TTA, both TFA (adjusted HR: 0.58; 95% CI: 0.45-0.75) and TAA (adjusted HR: 0.60; 95% CI: 0.47-0.78) were associated with lower 30-day rates of MAE, driven by fewer access site-related complications. Composite risks at 1 year were also lower with TFA and TAA compared with TTA. TFA compared with TAA was associated with lower 1-year risk of stroke/TIA (adjusted HR: 0.49; 95% CI: 0.24-0.98), a finding confined to patients with low Hostile scores (Pinteraction = 0.049).

Ogni anno, da 4 a 14 ogni 100.000 soggetti presenta una miocardite acuta. Circa il 75% dei pazienti ricoverati per miocardite ha un decorso ospedaliero privo di complicanze con una mortalità praticamente nulla. Il rimanente 25%, che presenta sintomi di insufficienza cardiaca o aritmie minacciose, ha una mortalità ospedaliera (o necessità di avere un trapianto cardiaco) del 12%. La presenza di fibrosi del setto alla risonanza magnetica si associa a un più alto rischio di morte improvvisa, arresto cardiaco, necessità di impianto di defibrillatore, ospedalizzazione per scompenso (16% versus 8%). I pazienti con una presentazione complicata (shock cardiogeno, scompenso, aritmie severe, blocco AV avanzato) necessitano di una biopsia miocardica per confermare la diagnosi ed escludere una miocardite a rischio elevato, come quella a cellule giganti. I criteri istologici per la diagnosi di miocardite (Dallas criteria) consistono nella triade di infiltrazione immunitaria del miocardio, morte dei miociti per causa non ischemica, presenza di cellule immunitarie adiacenti ai miociti morti. La Società Europea di Cardiologia sottolinea, per la diagnosi bioptica di miocardite, la necessità della presenza alla biopsia miocardica di almeno 14/mm2 di cellule infiammatorie CD45+ e 7/mm2 cellule infiammatorie tipo CD3+T. La miocardite può essere classificata come linfocitica (la più frequente), eosinofilica, a cellule giganti (caratterizzata da infiltrati di linfociti, cellule multinucleate - appunto dette cellule giganti) o da sarcoidosi cardiaca, a seconda della dominanza del tipo di cellule presenti.

Background: In patients with complex coronary bifurcation lesions undergoing percutaneous coronary intervention (PCI), various 2-stent techniques might be utilised. The Visible Heart Laboratories (VHL) offer an experimental environment where PCI results can be assessed by multimodality imaging. Aims: We aimed to assess the post-PCI stent configuration achieved by 2-stent techniques in the VHL and to evaluate the procedural factors associated with suboptimal results. Methods: Bifurcation PCI with 2-stent techniques, performed by expert operators in the VHL on explanted beating swine hearts, was studied. The adopted bifurcation PCI strategy and the specific procedural steps applied in each procedure were classified according to Main, Across, Distal, Side (MADS)-2 and to their adherence to the European Bifurcation Club (EBC) recommendations. Microcomputed tomography (micro-CT) was used to assess the post-PCI stent configuration. The primary endpoint was “suboptimal stent implantation”, defined as a composite of stent underexpansion (50% and the gap between stents.

Nonostante le malattie cardiovascolari rappresentino la prima causa di mortalità e morbidità nei Paesi Occidentali, un modello di valutazione del rischio di cardiopatia ischemica cronica (CHD), al fine di una diagnosi precoce e trattamento tempestivo, rimane un obiettivo auspicabile. In questo studio, mediante l’utilizzo di quattro modelli di machine learning (regressione logistica, SVM, random forests e XGBoost), sono stati analizzati 14.971 partecipanti al National Health and Nutrition Examination Survey dal 2011 al 2018. Tra i quattro tipi di modelli, SVM è risultato associato alla migliore performance (AUC = 0.898), mentre i valori AUC della regressione logistica e del random forests sono stati rispettivamente 0.895 e 0.894. Il modello XGBoost ha invece ottenuto le prestazioni peggiori (AUC 0.891). Le tre variabili più significative sono risultate l’assunzione di ASA a basso dosaggio, il dolore toracico e la quantità totale di integratori alimentari assunti. In conclusione, tutti i modelli studiati sono risultati capaci di identificare l’insorgenza di CHD con una differente performance in base al modello considerato.

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