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Su 100 pazienti affetti da un primo episodio di pericardite acuta, una percentuale variabile fino al 30% manifesta, nei mesi o anni successivi, una o più recidive nonostante un trattamento protratto con colchicina, farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) e steroidi.

Quiz di cultura, curiosità e... “gossip” cardiologico.

Fausto Rovelli non è stato solo un grande Cardiologo con un’attività clinica e culturale protrattasi per oltre 60 anni, ma anche un medico che ha considerato la cultura come un divenire di conoscenza e azione, e uno sportivo a tutto tondo.

Il “myocardial salvage” (o “area a rischio” [AAR], ossia la proporzione di miocardio ischemico che non va incontro a necrosi dopo riperfusione coronarica) e l’“infarct size” (IS) rappresentano due fattori derivati dalla risonanza magnetica cardiaca di notevole importanza nella stratificazione prognostica dei pazienti con infarto miocardico (MI).

New randomized, controlled trials have become available on oral P2Y12 inhibitors in acute coronary syndrome. We aimed to evaluate current evidence comparing the efficacy and safety profile of prasugrel, ticagrelor, and clopidogrel in acute coronary syndrome by a meta-analysis of randomized controlled trials.

I farmaci inibitori dell’enzima di conversione (ACE-inibitori) e gli inibitori diretti dell’angiotensina II (sartani) sono largamente usati nel trattamento dell’ipertensione arteriosa, dello scompenso cardiaco congestizio e delle complicanze del diabete mellito.

In pazienti affetti da COVID-19 è stata segnalata l’insorgenza di complicanze cardiovascolari acute, anche in pazienti precedentemente non affetti da patologie cardiache. Inoltre, un incremento patologico di troponina (hsTN) indicativo di “myocardial injury” si verifica frequentemente. Le cause possono essere diverse, dalla rottura di placca coronarica su base infiammatoria con successiva trombosi, “stress” miocardico da elevata portata circolatoria, endotelite sistemica, sino a una miocardite fulminante, ritenuta responsabile dell’exitus in circa il 7% dei casi letali. Inoltre, è stata dimostrata un’infiltrazione a livello miocardico di cellule infiammatorie mononucleari interstiziali.

Alcune osservazioni nel corso dell’anno scorso avevano segnalato come, durante l’esplosione della pandemia da COVID-19, il numero di pazienti presentatisi per infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) negli ospedali fosse notevolmente diminuito e la mortalità aumentata a motivo di una maggior frequenza di accessi tardivi. La causa invocata per tale fenomeno è la paura del contagio da SARS-CoV-2.

In PS la paziente si presentava emodinamicamente stabile (pressione arteriosa 120/70 mmHg, frequenza cardiaca 70 bpm), febbrile (TC 38.5°C), con tachipnea (30 respiri al minuto) e desaturazione arteriosa (SpO2 80% in aria ambiente).

Le alterazioni elettrocardiografiche (ECG) in corso di infezione da SARS-CoV-2 possono rappresentare una spia precoce di danno miocardico, in particolare nei pazienti in trattamento con alcune classi di farmaci utilizzate nei pazienti con COVID-19.

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