Dalla letteratura internazionale

Intensive blood-pressure control in patients with type 2 diabetes

L’ipertensione arteriosa è il più frequente fattore di rischio nei pazienti diabetici. Benchè studi precedenti (in particolare lo studio ACCORD) avessero affrontato la problematica di una riduzione intensiva della pressione arteriosa (target PA sistolica <120 mm Hg rispetto a un trattamento standard, <140 mmHg) in questa popolazione, l’esito non fu conclusivo. . Lo studio BPROAD è stato condotto in 145 centri cinesi con lo scopo di verificare se...

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Colchicine in acute myocardial infarction

La persistenza di indici infiammatori elevati ha valore prognostico negativo nei pazienti con sindrome coronarica acuta . La colchicina, inibendo la produzione di citochine infiammatorie da parte dei neutrofili, ha favorevolmente migliorato la prognosi di pazienti con infarto miocardico e ha, in prevenzione secondaria, una raccomandazione di classe IIA nelle Linee Guida delle sindromi coronariche croniche…

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Left atrial appendage closure after ablation for atrial fibrillation.

Lo studio OPTION è un trial multicentrico, randomizzato (sponsorizzato dalla Boston Scientific, produttrice del dispositivo WATCHMAN FLX) con lo scopo di verificare se l’impianto di un dispositivo di chiusura dell’auricola (LAAO), dopo un intervento di ablazione per fibrillazione atriale, possa garantire la stessa efficacia della terapia anticoagulante nel prevenire eventi tromboembolici, riducendo, peraltro, il bleeding associato a tale terapia. Le Linee Guida correnti raccomandano…

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Catheter ablation or antiarrhythmic drugs for ventricular tachycardia

Studio internazionale condotto in 22 centri (prevalentemente canadesi e statunitensi) su 416 pazienti seguiti per una mediana di 4.3 anni, volto a verificare se un intervento di ablazione transcatetere fosse più efficace della terapia medica nel trattamento iniziale di pazienti con tachicardia ventricolare (TV). Il ricorso all’ablazione in caso di fallimento della terapia medica con antiaritmici è raccomandato dalle Linee Guida…

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Doppia terapia antiaggregante prolungata come trattamento standard dopo impianto di stent medicato: è tempo di abbandonarla?

linee guida ribadiscono la necessità di trattare i pazienti sottoposti a impianto di stent medicato (DES) a doppia terapia antiaggregante (DAPT) per 6 mesi nelle sindromi coronariche croniche e a 12 mesi nelle sindromi coronariche acute . Tuttavia, una serie di studi ha dimostrato che un breve periodo di DAPT (1/3 mesi), seguito da monoterapia con inibitore del recettore P2Y12, non aumenta le complicanze ischemiche e diminuisce quelle emorragiche rispetto alla DAPT canonica di 1 anno…

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Efficacia dei sistemi di supporto cardiocircolatorio nello shock cardiogeno: è solo un problema di selezione dei pazienti?

Lo shock cardiogeno è una complicanza molto temibile dell’infarto miocardico, tuttora gravata da una mortalità del 40-50%. I sistemi di assistenza circolatoria, come l’ECMO, determinano un aumento del post-carico del ventricolo sinistro e non hanno mostrato sinora alcun beneficio clinico e un aumento delle complicanze, , mentre i sistemi di assistenza tramite pompa microassiale effettuano un “unloading” del ventricolo sinistro: il loro uso è stato associato a una riduzione della mortalità a 6 mesi rispetto alla terapia standard….

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Pazienti anziani con infarto senza sopraslivellamento persistente del tratto ST (NSTEMI): strategia interventistica per tutti?

La strategia da applicare ai pazienti anziani (età ≥75 anni) con infarto miocardico senza sopraslivellamento persistente del tratto ST-NSTEMI- sia essa interventistica, cioè basata su angiografia ed eventuale rivascolarizzazione, oppure conservativa, basata sulla sola terapia medica iniziale, è ancora oggetto di discussione. Infatti, la popolazione anziana è molto eterogenea, in quanto alcuni pazienti possono presentare multiple co-patologie, oppure avere caratteristiche di fragilità che possono rendere problematico o rischioso procedere con un approccio interventistico. Le analisi dedicate a questi pazienti…

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È necessario anticoagulare i pazienti con parossismi di fibrillazione atriale dopo intervento di bypass aortocoronarico?

Parossismi di fibrillazione atriale sono abbastanza frequenti nei pazienti sottoposti a intervento di bypass aortocoronarico (CABG) e sono pari al 15%-42% nelle varie casistiche . Solitamente, l’aritmia compare in seconda giornata ed è di breve durata. Le linee guida non forniscono indicazioni precise in questi pazienti per l’assenza di studi randomizzati. . Esse suggeriscono di considerare la profilassi con terapia anticoagulante a lungo termine sulla base del profilo di rischio del paziente. Il suo beneficio, in rapporto agli effetti collaterali, appare discutibile…

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