Editoriale

Un innalzamento della proteina C-reattiva predice gli eventi cardiovascolari?

I pazienti con malattia cardiovascolare su base aterosclerotica (ASCVD) sono a rischio di recidive nonostante siano trattati al meglio con statine, farmaci antitrombotici e ipotensivi. È stato ipotizzato che uno stato infiammatorio di basso grado, rivelato da un aumento dei valori basali di proteina C reattiva (CRP), possa essere la causa di questo “rischio residuo”. Tuttavia, i dati in nostro possesso sono limitati e provengono per lo più da trial clinici, con follow-up limitato, focalizzati su un singolo aspetto…

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TAVI in pazienti di sesso femminile: attenzione alla presenza di anulus valvolare piccolo.

Le donne sono poco rappresentate nei trial condotti in pazienti TAVI, essendo circa il 30-40% delle popolazioni arruolate. . Eppure, frequentemente presentano alcune caratteristiche anatomiche, come un anulus valvolare aortico piccolo, che possono porre una serie di problematiche di mismatch protesi-paziente. In questi casi il rischio di una emodinamica non ottimale è alto e può avere una influenza importante sull’outcome clinico dei pazienti…

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Valutazione del risultato finale della riparazione mitralica percutanea: basarsi sull’imaging o sulla misurazione della pressione atriale sinistra?

È stato dimostrato che l’intervento di riparazione percutanea  della  valvola  mitrale  (TEER),  per  il trattamento  dell’insufficienza  mitralica  (IM),  è efficace e sicuro. Tuttavia, il problema maggiore da risolvere consiste nell’esatta individuazione dei pazienti che possono migliorare l’outcome dopo  l’intervento…

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Riparazione transcatetere della valvola mitralica: come valutare il risultato al termine della procedura?

Il trattamento  dell’insufficienza  mitralica significativa attraverso la procedura MitraClip rappresenta una delle frontiere più avanzate della cardiologia interventistica. Tuttavia, la valutazione dell’efficacia della  procedura e  il  monitoraggio  dell’insufficienza  residua continuano a rappresentare una sfida, come dimostrato  da  uno  studio  recentemente pubblicato su JACC. Lo  studio  in  questione  sottolinea  che la qualità di vita dei pazienti trattati con MitraClip, valutata a 12 mesi con il Kansas City  Cardiomyopathy  Questionn aire (KCCQ), correlava significativamente con la valutazione dell’insufficienza residua mediante ecocardiografia…

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Danno microvascolare da riperfusione: una spada di damocle nello STEMI trattato con PCI primaria

L’infarto miocardico acuto (IMA) è  una delle principali cause di mortalità a livello globale. Nei pazienti con infarto acuto con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI), la prognosi è notevolmente migliorata negli ultimi anni grazie all’introduzione nella pratica clinica dell’angioplastica primaria (PCI), che ripristina il flusso epicardico in oltre il 90% dei casi. . Tuttavia, in una quota significativa di pazienti persiste un danno a carico del microcircolo nonostante il ripristino del flusso epicardico, condizione associata a una prognosi peggiore…

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Come trattare la ristenosi intrastent? i risultati dello studio AGENT-IDE

La restenosi dopo angioplastica coronarica (ISR)  nonostante  l’evoluzione  tecnologica degli ultimi decenni, prima con l’introduzione degli stent metallici (BMS) e poi con l’utilizzo generalizzato degli stent a rilascio di farmaco (DES) continua a rappresentare uno dei principali eventi  sfavorevoli  della  rivascolarizzazione coronarica percutanea, con una incidenza stimata nel primo anno dopo l’impianto, tra il 6% e 8% delle procedure e con esordio talora anche come sindrome coronarica acuta…

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Pazienti anziani con infarto senza sopraslivellamento persistente del tratto ST (NSTEMI): strategia interventistica per tutti?

La strategia da applicare ai pazienti anziani (età ≥75 anni) con infarto miocardico senza sopraslivellamento persistente del tratto ST-NSTEMI- sia essa interventistica, cioè basata su angiografia ed eventuale rivascolarizzazione, oppure conservativa, basata sulla sola terapia medica iniziale, è ancora oggetto di discussione. Infatti, la popolazione anziana è molto eterogenea, in quanto alcuni pazienti possono presentare multiple co-patologie, oppure avere caratteristiche di fragilità che possono rendere problematico o rischioso procedere con un approccio interventistico. Le analisi dedicate a questi pazienti…

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Quale terapia antipiastrinica per i pazienti con sindrome coronarica acuta ad alto rischio ischemico ed emorragico?

La durata ottimale di una doppia terapia antiaggregante (DAPT) dopo una sindrome coronarica acuta (ACS) è tuttora oggetto di ampie discussioni. Mentre le Linee Guida ribadiscono che  la  DAPT  debba  essere proseguita per 12 mesi, sempre più evidenze sono a favore di una riduzione della DAPT a 1-3 mesi dopo l’evento acuto per minimizzare le complicanze emorragiche…

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