Editoriale

Supporto circolatorio meccanico con pompa a flusso microassiale in pazienti STEMI in shock cardiogeno: una soluzione vincente?    

Lo shock cardiogeno è una conseguenza molto temibile dell’infarto STEMI: si verifica in circa l’8% dei pazienti e ha tuttora una mortalità di circa il 50% . Gli studi sinora effettuati, suglieffetti dell’assistenza circolatoria meccanica, hanno dato risultati clinici deludenti. Infatti, sia la contropulsazione aortica che l’ECMO non si sono mostrati efficaci nel migliorare l’outcome di questi pazienti…

LEGGI TUTTO »

L’impianto di mitraclip può essere utile anche nei pazienti “non eleggibili” secondo i criteri di inclusione dello studio COAPT? 

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una progressiva presa di coscienza dei limiti dell’angiografia coronarica in termini sia diagnostici sia interventistici. In effetti, sebbene sia spesso la sola angiografia a guidare le scelte del cardiologo interventista, ne sono ormai ben documentati i limiti in termini di discrezionalità di interpretazione (i.e. natura bidimensionale dell’immagine) e di mancata caratterizzazione della placca coronarica. Di qui la necessità di una valutazione…

LEGGI TUTTO »

Insufficienza tricuspidalica severa isolata: quando intervenire?

L’insufficienza tricuspidalica severa (STR) isolata si associa a una prognosi spesso infausta. Le linee guida raccomandano l’intervento chirurgico quando il paziente è sintomatico e/o il ventricolo destro è dilatato con funzione non compromessa. . Tuttavia, c’è una certa riluttanza del clinico nel rivolgere il paziente all’intervento, sia perchè…

LEGGI TUTTO »

“Falsi positivi” al test da sforzo: veri “falsi” o falsi “falsi”?

La sensibilità e la specificità del test da sforzo (TS) è stata storicamente studiata avendo come “gold standard” l’esito della coronarografia invasiva, cioè la presenza di stenosi coronariche ischemizzanti. Un TS positivo per criteri elettrocardiografici, in assenza tuttavia di una malattia coronarica significativa, è sempre stato giudicato come un “falso positivo”. Tuttavia, sappiamo che l’ischemia miocardica può verificarsi anche in assenza di una malattia coronarica epicardica…

LEGGI TUTTO »

Uso di apixaban nei pazienti con nefropatia cronica avanzata: quale dosaggio?

È nota la stretta relazione tra fibrillazione atriale (FA) e malattia renale cronica (IRC): la FA favorisce lo sviluppo e la progressione della IRC e, viceversa, la prevalenza e l’incidenza di FA, anche asintomatica, aumentano con la riduzione della funzione renale I pazienti con FA sono esposti a un elevato rischio di stroke, sanguinamenti maggiori e morte che aumenta progressivamente con la riduzione del filtrato glomerulare…

LEGGI TUTTO »

L’angioplastica coronarica può rappresentare il miglior trattamento per le placche non critiche ma vulnerabili?

Le linee guida raccomandano di sottoporre a rivascolarizzazione solo le stenosi coronariche epicardiche che siano fisiopatologicamente significative, cioè capaci di limitare il flusso in condizioni di massima vasodilatazione (positive quindi alla valutazione della riserva frazionale di flusso) o che causino una sindrome coronarica acuta. Una serie di studi prospettici ha tuttavia dimostrato come placche coronariche, che non limitino significativamente il flusso, ma posseggano alcune caratteristiche morfologiche all’imaging intravascolare…

LEGGI TUTTO »

Quando trasfondere il paziente anemico con infarto miocardico?

Non è ancora chiaro quale sia la strategia migliore da adottare nei pazienti anemici con infarto miocardico (MI), se cioè trasfondere liberamente al di sotto di una soglia di 10 g/dl di emoglobina, per migliorare il trasporto di ossigeno ai tessuti, oppure seguire una strategia più restrittiva ponendo a 8 g/dl la soglia di trasfusione onde evitare alcune complicanze connesse a un ampio uso di trasfusioni, che possono dipendere dalla maggiore viscosità del sangue e a infiammazione. Gli studi, spesso di piccole dimensioni, hanno dato risultati contrastanti…

LEGGI TUTTO »

Stenosi aortica severa con anulus piccolo: TAVI o chirurgia?

Nei pazienti con stenosi aortica severa e anulus aortico piccolo, non si è osservata alcuna differenza di outcome a breve o medio termine (2 anni) o di emodinamica valvolare tra i pazienti sottoposti a TAVI o SAVR. La scelta tra le due procedure dovrà perciò riguardare altre caratteristiche di rischio e la preferenza del paziente. Vanno considerati tuttavia i limiti dello studio, in particolare la ridotta casistica.

LEGGI TUTTO »
Cerca un articolo
Gli articoli più letti
Rubriche
Leggi i tuoi articoli salvati
La tua lista è vuota