In una immagine…

Oral strategies to target proprotein convertase subtilisin/kexin type 9 and lipoprotein(a): the new frontier of lipid lowering

Le nuove strategie per il trattamento delle dislipidemie prevedono una implementazione di terapie potenti per ridurre il valore di colesterolo LDL ai target fissati dalle Società Scientifiche, soprattutto nei pazienti in prevenzione secondaria, abbassando contemporaneamente il rischio residuo che proviene dalle altre lipoproteine che contengono apoB. Recenti progressi hanno reso possibile….

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Potassium intake: the Cinderella electrolyte

Le Linee Guida non pongono un tetto all’intake giornaliero di potassio tranne che nei pazienti in stadio 3 e 4 di nefropatia cronica in cui le raccomandazioni del Kidney Disease Improving Global Outcomes (KDIGO) indicano 2–4 g/die senza restrizioni per pazienti negli stadi precedenti…

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Direct Oral Anticoagulants for Stroke Prevention in Patients With Device-Detected Atrial Fibrillation: A Study-Level Meta-Analysis of the NOAH-AFNET 6 and ARTESiA Trials

Nel numero 79 di Journal Map abbiamo presentato lo studio NOAH-AFNET 6 he ha indagato gli effetti di edoxaban versus placebo in pazienti con tachiaritmie atriali asintomatiche rilevate da dispositivi impiantati quali defibrillatori o pacemaker. Lo studio, condotto in 2.536 pazienti si proponeva di verificare l’efficacia e la sicurezza di una terapia anticoagulante (edoxaban versus placebo) per la prevenzione dello stroke e delle complicanze tromboemboliche in pazienti con aritmie atriali veloci…

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Novel Prediction Equations for Absolute Risk Assessment of Total Cardiovascular Disease Incorporating Cardiovascular-Kidney-Metabolic Health: A Scientific Statement From the American Heart Association

n recente consensus statement dell’American Heart Association ha focalizzato l’attenzione sulle relazioni che intercorrono tra malattie metaboliche (in particolare l’obesità e il diabete), nefropatia cronica ed eventi cardiovascolari. Parlare di sindrome cardio-nefro-metabolica (CKM syndrome) significa non solo descrivere gli aspetti clinici di rispettiva influenza di una patologia rispetto all’evoluzione delle altre, ma anche di individuare una base patogenetica comune. Il documento individua 5 stadi di questa sindrome (vedi Figura), partendo dallo stadio 0 in cui non è presente alcun segnale. Nella fase 1 si evidenzia una eccessiva adiposità che comporta una condizione pro-infiammatoria e pro-ossidativa che determina un iniziale danno tissutale e riduce la sensibilità all’insulina. Nella fase 2 si manifestano i disturbi metabolici quali ipetrigliceridemia, ipertensione, diabete e compare un iniziale danno renale…

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Beyond association: high neutrophil counts are a causal risk factor for atherosclerotic cardiovascular disease

Un’associazione tra numero di leucociti e rischio di infarto miocardico è stata descritta già negli anni 70 . In particolare il numero di neutrofili e il rapporto tra neutrofili e linfociti predice il rischio cardiovascolare . I farmaci che come canakinumab inibiscono l’interleuchina-1β riducono il numero di neutrofili e il rapporto neutrofili/linfociti, parametri che invece non sono influenzati dalle statine e dagli inibitori di proprotein convertase subtilisin/kexin type 9 (PCSK9).

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Cardiopulmonary Impact of Electronic Cigarettes and Vaping Products: A Scientific Statement From the American Heart Association

L’amministrazione Biden, in accordo con l’FDA, ha annunciato una iniziativa volta a porre un tetto alla quantità di nicotina contenuta nelle sigarette tradizionali. Questo provvedimento tuttavia non si rivolge, come dovrebbe, ai consumatori più giovani, in quanto solo il 2% dei ragazzi delle medie superiori fuma sigarette tradizionali contro il 14% (dato aggiornato al 2022) che fa uso di sigarette elettroniche: il contenuto di nicotina di queste ultime è cresciuto nel tempo, essendo originariamente dell’1 – 2%, mentre attualmente è del 5%-7%. . Vi è da osservare che in Europa, come nel Regno Unito, il limite è posto al 2%.

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Including measures of chronic kidney disease to improve cardiovascular risk prediction by SCORE2 and SCORE2-OP

I pazienti con nefropatia cronica moderata e severa sono considerati a rischio di sviluppare eventi cardiovascolari . La quantificazione del rischio può essere effettuata includendo le informazioni relative a due misurazioni di danno renale, quali GFR e il rapporto albuminuria/creatininuria (ACR), entro modelli predittivi. Utilizzando questo approccio, le due misurazioni di danno renale, incorporate entro gli algoritmi “Systemic Coronary Risk Estimation 2 (SCORE2) e Systemic Coronary Risk Estimation 2 nelle persone anziane (SCORE2-OP) ne hanno migliorato la capacità predittiva con un aumento di C-statistics per SCORE2 aumentato di 0.016 (0.010– 0.023) e per SCORE2-OP nelle persone anziane di 0.024 (0.014, 0.035).

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De-escalation or abbreviation of dual antiplatelet therapy in acute coronary syndromes and percutaneous coronary intervention: a Consensus Statement from an international expert panel on coronary thrombosis.

Documento di consenso di un panel di esperti di trombosi coronarica volto a fare chiarezza su due strategie di doppia antiaggregazione piastrinica utilizzate quali alternative (“short DAPT”, “de-escalation”) alla durata standard della DAPT di 12 mesi, ribadita quale prima scelta nei pazienti con sindrome coronarica acuta nelle ultime Linee Guida ESC.

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Diabetocardiology: a new subspecialty?

Due classi di farmaci antidiabetici hanno recentemente arricchito l’armamentario terapeutico del paziente cardiopatico: le glifozine o inibitori di SGLT2 (sodium glucose cotransport inhibitors) perchè inibendo il riassorbimento di glucosio e di sodio dal tubulo prossimale, si sono dimostrate efficaci nel trattamento dello scompenso cardiaco, indipendentemente dalla presenza o meno di diabete. Gli agonisti recettoriali del glucose-like peptide (GLP-1RAs) ritardano lo svuotamento gastrico e diminuiscono l’appetito, amplificando l’azione ipoglicemica. Essi riducono il rischio di eventi cardiovascolari (ASCVD) e rallentano il deterioramento della funzione renale (DKD). L’obesità, così definita se il BMI ≥30 kg/m2, è una condizione molto diffusa (il 44% della popolazione USA ne è affetta), secondaria a uno squilibrio tra domanda e offerta di energia, si associa a ipertensione, dislipidemia e a uno stato infiammatorio sistemico. Il grasso viscerale è responsabile della resistenza all’insulina e conseguente diabete di tipo 2 (T2D).

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Continued Treatment with Tirzepatide for Maintenance of Weight Reduction in Adults with Obesity. The SURMOUNT-4 Randomized Clinical Trial.

La tirzepatide è un farmaco doppio agonista dei recettori per le incretine GLP-1 (glucagonlike peptide 1) e GIP (glucose-dependent insulinotropic polypeptide) capaci di stimolare la secrezione di insulina in condizioni di iperglicemia e nel caso di GIP anche quella di glucagone in condizioni di euglicemia o ipoglicemia. È approvato negli Stati Uniti, Europa e Giappone per il trattamento del diabete di tipo II come prodotto settimanale iniettabile. Inoltre, la tirzepatide possiede una azione sulla riduzione di appetito e sulla funzione metabolica ed è capace di ottenere anche una diminuzione significativa del peso corporeo (oltre il 20%), motivo per cui è stata studiata (e approvata negli Stati Uniti) anche come trattamento dell’obesità sia in pazienti diabetici sia non diabetici . Tuttavia, studi precedenti hanno mostrato che quando vengono sospesi i farmaci assunti per l’obesità, il peso viene rapidamente riguadagnato. Lo scopo dello studio SURMOUNT-4 è stato quello di verificare gli effetti di un trattamento continuo con tirzepatide a dosaggio settimanale tollerato di 10/15 mg s.c. rispetto al placebo, sul mantenimento dell’iniziale riduzione di peso ottenuta con il farmaco, somministrato in aperto, in pazienti obesi o sovrappeso non diabetici. Nello studio, 670 partecipanti (età media 48 anni, peso medio 107 Kg) non diabetici con BMI ≥30 oppure ≥27 più un fattore di rischio (ipertensione, OSAS, esiti malattia cardiovascolare) hanno ricevuto in aperto per 36 settimane una dose settimanale di 10/15 mg di tirzepatide riducendo il loro peso mediamente del 20.9%.

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