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Osteosarcopenia and Mortality in Older Adults Undergoing Transcatheter Aortic Valve Replacement

L’osteosarcopenia è frequente nella popolazione anziana. Benchè questa condizione sia considerata un fenotipo di fragilità e un suo importante marker, l’impatto diretto della osteosarcopenia sulla prognosi dei pazienti sottoposti a TAVI non è mai stato indagato. In questo studio di 605 pazienti con età media di 82.6 anni (45% donne, 75% rappresentato da ottuagenari) sottoposti a TAVI. la diagnosi di osteo sarcopenia è stata posta in base alla presenza di valori ridotti dell’area del muscolo psoas (PMA) e della densità ossea vertebrale (VBD) rispetto a cutoff standard della letteratura. Il 39% dei pazienti è risultato…

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Redefining Iron Deficiency in Patients With Chronic Heart Failure

Nei pazienti con scompenso cardiaco, la carenza di ferro può essere assoluta o funzionale. Nel primo caso, la deplezione dei depositi di ferro è da riferire a perdite ematiche, malassorbimento (la congestione epatica causa un aumento della epdicina che riduce l’assorbimento duodenale) o a inadeguato apporto dietetico. Invece, la carenza funzionale di ferro è secondaria a un difetto di mobilizzazione dai depositi del ferro verso gli eritroblasti e i cardiomiociti o verso le cellule muscolari per sostenerne la contrattilità. Un aumento di epdicina…

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Risk of Cardiac Arrhythmias Among Climbers on Mount Everest

In questo studio originale sono stati inclusi 34 scalatori maschi con età media di 33 anni, senza precedenti cardiovascolari, parametri di funzione cardiaca nella norma e assenza di aritmie a registrazioni elettrocardiografiche continue (media 4 giorni). Essi sono stati sottoposti a ECG Holter durante i preparativi e l’effettuazione della scalata del monte Everest (8.849 metri). Dei 34 partecipanti, 32 sono saliti sia al campo base posto a 5.300 metri che a 7.900 metri e 14 sono arrivati in vetta. Sono stati registrati…

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Oral strategies to target proprotein convertase subtilisin/kexin type 9 and lipoprotein(a): the new frontier of lipid lowering

Le nuove strategie per il trattamento delle dislipidemie prevedono una implementazione di terapie potenti per ridurre il valore di colesterolo LDL ai target fissati dalle Società Scientifiche, soprattutto nei pazienti in prevenzione secondaria, abbassando contemporaneamente il rischio residuo che proviene dalle altre lipoproteine che contengono apoB. Recenti progressi hanno reso possibile….

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Potassium intake: the Cinderella electrolyte

Le Linee Guida non pongono un tetto all’intake giornaliero di potassio tranne che nei pazienti in stadio 3 e 4 di nefropatia cronica in cui le raccomandazioni del Kidney Disease Improving Global Outcomes (KDIGO) indicano 2–4 g/die senza restrizioni per pazienti negli stadi precedenti…

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Direct Oral Anticoagulants for Stroke Prevention in Patients With Device-Detected Atrial Fibrillation: A Study-Level Meta-Analysis of the NOAH-AFNET 6 and ARTESiA Trials

Nel numero 79 di Journal Map abbiamo presentato lo studio NOAH-AFNET 6 he ha indagato gli effetti di edoxaban versus placebo in pazienti con tachiaritmie atriali asintomatiche rilevate da dispositivi impiantati quali defibrillatori o pacemaker. Lo studio, condotto in 2.536 pazienti si proponeva di verificare l’efficacia e la sicurezza di una terapia anticoagulante (edoxaban versus placebo) per la prevenzione dello stroke e delle complicanze tromboemboliche in pazienti con aritmie atriali veloci…

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Novel Prediction Equations for Absolute Risk Assessment of Total Cardiovascular Disease Incorporating Cardiovascular-Kidney-Metabolic Health: A Scientific Statement From the American Heart Association

n recente consensus statement dell’American Heart Association ha focalizzato l’attenzione sulle relazioni che intercorrono tra malattie metaboliche (in particolare l’obesità e il diabete), nefropatia cronica ed eventi cardiovascolari. Parlare di sindrome cardio-nefro-metabolica (CKM syndrome) significa non solo descrivere gli aspetti clinici di rispettiva influenza di una patologia rispetto all’evoluzione delle altre, ma anche di individuare una base patogenetica comune. Il documento individua 5 stadi di questa sindrome (vedi Figura), partendo dallo stadio 0 in cui non è presente alcun segnale. Nella fase 1 si evidenzia una eccessiva adiposità che comporta una condizione pro-infiammatoria e pro-ossidativa che determina un iniziale danno tissutale e riduce la sensibilità all’insulina. Nella fase 2 si manifestano i disturbi metabolici quali ipetrigliceridemia, ipertensione, diabete e compare un iniziale danno renale…

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