Intravenous Ferric Carboxymaltose in Heart Failure With Iron Deficiency. The FAIR-HF2 DZHK05 Randomized Clinical Trial.

Anker SD, Friede T, Butler J, et al.
JAMA. Published online March 30, 2025, doi:10.1001/jama.2025.3833.

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Vi è ancora incertezza riguardo all’efficacia della terapia con ferro intravenoso in pazienti con scompenso cardiaco e carenza di ferro. I tre studi sinora eseguiti (IRONMAN, AFFIRM.AHF e HEART-FID) non hanno dato risultati conclusivi, anche perché hanno arruolato i pazienti sulla base del valore di ferritina, mentre una meta-analisi recente ha dimostrato che il beneficio maggiore si ottiene nei pazienti con bassa saturazione di transferrina[1]Ponikowski P, Mentz RJ, Hernandez AF, et al. Efficacy of ferric carboxymaltose in heart failure with iron deficiency: an individual patient data meta-analysis. Eur Heart J. … Continua a leggere. Lo studio, condotto in 70 centri di 6 Paesi europei (2 centri italiani, San Raffaele di Roma e di Cassino) tra il marzo 2017 e il novembre 2023, ha arruolato 1.105 pazienti con scompenso (FE ≤45%) e carenza di ferro (ferritina serica <100 ng/mL oppure, se documentata una saturazione di transferrina <20%, una ferritina serica tra 100 ng/mL e 299 ng/mL). Sono stati arruolati 558 pazienti nel gruppo carbossimaltosio e 547 nel gruppo placebo.La numerosità di campione è stata calcolata su una attesa riduzione del 30% di un endpoint combinato di morte cardiovascolare e ospedalizzazione per scompenso nel gruppo randomizzato a carbossimaltosio. La somministrazione del farmaco è avvenuta con una dose iniziale e.v. sino a 2.000 mg, seguita da 500 mg ogni 4 mesi (non eseguita se Hb >16 g/dL o ferritina >800 ng/mL). L’età media dei pazienti era 70 anni, tre quarti avevano una cardiopatia ischemica e due terzi erano in classe NYHA II. Il valore di emoglobina media era 12.5 g/dL e il 68% aveva una saturazione di transferrina <20%. Nel gruppo carbossimaltosio, una sospensione del trattamento è avvenuta nel 34% dei pazienti versus il 38% nel gruppo placebo (verosimilmente per la pandemia da Covid-19).Tre endpoint primari sono stati considerati a una mediana di follow-up di 16.6 mesi: il primo (morte cardiovascolare o ospedalizzazione per scompenso) è risultato significativamente ridotto nel gruppo carbossimaltosio versus placebo (16,7% versus 21,9% hazard ratio, HR 0.79, 95% CI, 0.63-0.99; P=.04, vedi Figura); il secondo (totale delle ospedalizzazioni nei due gruppi) non è risultato statisticamente significativo (264 nel gruppo carbossimaltosio versus 320 nel gruppo placebo, RR 0.80, 95% CI, 0.60-1.06, P=.12). Così pure il terzo endpoint primario (morte cardiovascolare o ospedalizzazione per scompenso nei pazienti con saturazione della transferrina <20%) non è risultato statisticamente significativo (HR 0.79, 95% CI, 0.61-1.02, P=.07). Poiché gli endpoint erano da considerare statisticamente significativi solo se erano soddisfatte alcune condizioni (P≤0.05 per tutti e tre, P≤.025 per 2 dei 3 endpoint, P≤0.0167 per uno dei 3 endpoint) lo studio è da considerarsi negativo. Gli Autori concludono che nei pazienti con scompenso e carenza di ferro la somministrazione e.v. di carbossimaltosio ferrico non ha significativamente ridotto la morte cardiovascolare o l’ospedalizzazione per scompenso (anche nei pazienti con saturazione della transferrina <20%) e il numero delle ospedalizzazioni totali.

Bibliografia

Bibliografia
1 Ponikowski P, Mentz RJ, Hernandez AF, et al. Efficacy of ferric carboxymaltose in heart failure with iron deficiency: an individual patient data meta-analysis. Eur Heart J. 2023;44:5077-5091.doi:10.1093/eurheartj/ehad586.

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