Un signore di 58 anni si reca presso un ambulatorio di Cardiologia dopo aver eseguito un elettrocardiogramma ritenuto patologico. Non accusa sintomi e la sua anamnesi cardiologica è muta. L’obiettività è negativa e un ecocardiogramma mostra parametri anatomici e funzionali nella norma. L’elettrocardiogramma è mostrato dalla Figura 1.
Come interpretate questo elettrocardiogramma? Il paziente necessita di uno studio elettrofisiologico?
L’elettrocardiogramma mostra una pre-eccita- zione ventricolare con due morfologie; la prima (freccia rossa della Figura 2) mostra un’onda delta positiva da V1 a V6 e nelle derivazioni inferiori, negativa in aVL e aVR, indicativa di una via accessoria sinistra; la seconda morfologia (freccia blu della Figura 2) mostra un’onda delta piatta in V1, positiva da V2 a V6, I, II, e aVL; negativa in aVR e III, suggestiva di via accessoria destra.
Allo studio elettrofisiologico è stata individuata una via laterale sinistra ablata per una conduzione anomala ad alto rischio (intervallo R-R più corto 230 msec, vedi Figura 3) e per l’induzione di tachicardia ortodromica molto rapida (Figura 3); e una via posteriore destra con conduzione anterograda a basso rischio, perciò non ablata. Sono presenti vie accessorie multiple nel 3% – 13% dei pazienti con sindrome di Wolff- Parkinson-White, soprattutto in presenza di una cardiopatia congenita associata, come la malattia di Ebstein o la miocardiopatia ipertrofica[1]Zachariah JP, Walsh EP, Triedman JK, et al. Multiple accessory pathways in the young: the impact of structural heart disease. Am Heart J. 2013;165:87–92. doi:10.1016/j.ahj.2012.10.025.. Questi pazienti con vie accessorie multiple possono avere con maggiore frequenza, rispetto ai pazienti con singola via accessoria, tachicardie antidromiche con intervalli R-R brevi e sono perciò a rischio aumentato di fibrillazione ventricolare e morte improvvisa. La presenza – all’ECG di base – di morfologie suggestive di vie accessorie multiple è il motivo per cui è stato eseguito lo studio elettrofisiologico nel paziente, nonostante la sua asintomaticità e l’assenza di una cardiopatia strutturale.
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