
L’artrosi delle ginocchia è una condizione dolorosa, che spesso comporta inabilità riducendo la qualità di vita. L’obesità è un fattore di rischio per questa condizione per l’aumentato stress meccanico sulle articolazioni e per la disfunzione metabolica cui essa si accompagna.
Semaglutide è un agonista del recettore GLP-1 che determina una significativa riduzione di peso: lo studio STEP 9 ha verificato se semaglutide, a un dosaggio di 2.4 mg s.c. alla settimana, in aggiunta a modificazioni dello stile di vita, sia superiore al placebo per ridurre il peso e il dolore nei pazienti obesi con artrosi alle ginocchia.
Sono stati arruolati 407 pazienti obesi (indice di massa corporea ≥30) e una diagnosi clinica e radiologica di artrosi moderata delle ginocchia, randomizzati e semaglutide 2.4mg o a placebo. I pazienti con età >50 anni, con alterazioni artrosiche all’indagine radiologica di grado moderato e dolore alle ginocchia (score Western Ontario and McMaster Universities Osteoarthritis Index -WOMAC- di almeno 40, su una scala con valore massimo di 100) sono stati randomizzati a semaglutide (n=271) o a placebo (n=136). L’età media era di 56 anni, prevalentemente donne (82%) con un BMI medio di 40.3 e uno score WOMAC medio di 70.9. Tutti i pazienti ricevevano un counseling sullo stile di vita, con particolare riguardo alla dieta e all’attività fisica.
A 68 settimane la riduzione media del peso corporeo stata del 13.7% con semaglutide e del 3.2% con placebo (P<0.001). La diminuzione media dello score del dolore WOMAC, nello stesso periodo di tempo, stata di 41.7 punti con semaglutide e di 27.5 punti con placebo (P<0.001, vedi Figura). Risultava notevolmente aumentata la distanza percorsa al 6-min walking con semaglutide (56.8 metri) rispetto al placebo (14.2 metri). L’uso di anti-infiammatori non steroidei si riduceva in entrambi in gruppi, soprattutto nel gruppo randomizzato a semaglutide. Si sono verificati eventi avversi (soprattutto gastro-intestinali) che hanno portato ad una sospensione del trattamento nel 6.7% dei pazienti in semaglutidee nel 3.0% di quelli in placebo.
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