Insufficienza cardiaca e cardiomiopatie

Long-term mitral valve repair outcomes and hospital volume: 15 years analysis of an administrative dataset.

Il volume procedurale rappresenta un importante predittore prognostico dopo procedure chirurgiche complesse. La riparazione della valvola mitrale (MVRep) è stata associata a risultati eccellenti ed è sempre più adottata in molti centri di cardiochirurgia. L’impatto del volume procedurale sugli outcome clinici a lungo termine dopo MVRep resta sconosciuto. In questo studio sono stati analizzati i risultati a 10 anni dopo MVRep in base al volume procedurale per ciascun centro di cardiochirurgia in una regione italiana negli ultimi 15 anni, utilizzando un set di dati amministrativi regionali…

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Il trattamento prolungato con empagliflozin in pazienti scompensati induce il fenomeno della “tolerance”?

Gli studi EMPEROR-Reduced (Empagliflozin Outcome Trials in Chronic Heart Failure With Reduced Ejection Fraction) e EMPERORPreserved (Empagliflozin Outcome Trials in Chronic Heart Failure With Preserved Ejection Fraction) hanno mostrato l’efficacia di empagliflozin 10 mg sia nelle forme di scompenso (CHF) a frazione di eiezione (FE) ridotta, che nelle forme a FE preservata. Non è noto, tuttavia, se l’efficacia del farmaco persista negli anni di trattamento o se piuttosto si verifichi una attenuazione dei benefici per un fenomeno di “tolerance”. Questo quesito può essere risolto con uno studio di “withdrawal”, cioè con la verifica degli effetti clinici e laboratoristici della sospensione in cieco sia del farmaco attivo che del placebo nei pazienti sottoposti alla iniziale randomizzazione.

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Clinical and prognostic implications of heart failure hospitalization in patients with advanced heart failure.

L’ospedalizzazione è un noto predittore di rischio nei pazienti con scompenso cardiaco, ma il suo ruolo prognostico nello scompenso cardiaco avanzato è ancora incerto. In questo studio dal registro multicentrico HELP-HF (che ha incluso pazienti consecutivi con insufficienza cardiaca e almeno un marker “I NEED HELP” ad alto rischio), l’endpoint primario era il composito di mortalità per tutte le cause e il primo ricovero per insufficienza cardiaca. Nella popolazione totale (1.149 pazienti, età media 75 ± 11.5 anni, 67% uomini, frazione di eiezione ventricolare sinistra [LVEF] mediana 35%), 777 (67.6%) erano ricoverati al momento dell’arruolamento. Rispetto ai pazienti ambulatoriali, i pazienti ricoverati presentavano una LVEF inferiore e peptidi natriuretici più elevati. L’endpoint primario dello studio si è verificato nel 51% dei pazienti ricoverati rispetto al 37% dei pazienti ambulatoriali (hazard ratio 1.70, intervallo di confidenza (CI) al 95% 1.39-2.07, P<0.001) a 1 anno. All’analisi multivariata, l’ospedalizzazione era associata a un rischio più elevato dell’endpoint primario (hazard ratio aggiustato 1.54, 95% CI 1.23-1.93, P<0.001). Nei pazienti ricoverati, l’età avanzata, l’ipotensione arteriosa, i criteri di definizione di scompenso cardiaco avanzato e la disfunzione renale sono risultati predittori indipendenti dell’endpoint primario. In conclusione, l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nei pazienti con almeno un marker “I NEED HELP” ad alto rischio è associata a una prognosi estremamente sfavorevole che supporta la necessità di interventi specifici in questi pazienti, come il supporto circolatorio meccanico o il trapianto cardiaco.

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Lunghezza dei telomeri e rischio di scompenso cardiaco.

I telomeri sono piccole porzioni di DNA che si trovano alla fine di ogni cromosoma hanno la funzione di impedire all’elica di sfibrarsi; essi si accorciano costantemente a ogni duplicazione, e quando raggiungono una lunghezza critica, le cellule entrano nella fase di senescenza: sono perciò un marker della capacità replicativa cellulare. Studi di randomizzazione mendeliana hanno mostrato una relazione tra telomeri più corti ed evidenza di malattia coronarica, ma non vi sono dati sulla eventuale associazione con lo sviluppo di scompenso cardiaco.

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Valore clinico e prognostico della frazione di eiezione nei pazienti con scompenso cardiaco

Le più recenti Linee Guida suddividono la popolazione dei pazienti con scompenso cardiaco (HF) in base al valore della frazione di eiezione (EF) , anche se non vi sono molte evidenze a supporto di questa classificazione. Rimangono senza risposta, inoltre, alcune domande: se, ad esempio, sia giusto porre a 50% il limite superiore per la definizione di scompenso cardiaco a EF moderatamente ridotta (HFmrEF), se le soglie debbano essere simili per pazienti maschi o femmine, oltre alla necessità di caratterizzare meglio, dal punto di vista clinico e prognostico, i pazienti con HF a EF preservata (HFpEF).

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Riduzione dell’obesità in pazienti con scompenso cardiaco a EF preservata: effetti della semaglutide

L’obesità è spesso presente nei pazienti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione conservata, rappresentando anche una condizione di scarsa risposta alla terapia e prognosi peggiore . Tuttavia, non vi sono documentazioni che la riduzione dell’obesità, utilizzando farmaci specifici, possa migliorare i sintomi e la capacità funzionale in questi pazienti.

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Cost-effectiveness of empagliflozin in heart failure patients irrespective of ejection fraction in England.

L’insufficienza cardiaca (HF) è una sindrome complessa comunemente classificata in base al grado di riduzione della frazione di eiezione (EF) ventricolare. Sebbene l’empagliflozin sia il primo farmaco approvato con efficacia clinica comprovata, il suo rapporto costo-efficacia nel trattamento dell’intera popolazione di pazienti con HF rimane sconosciuto. Empagliflozin + standard di cura (SoC) è risultato associato a 6.13 anni di vita (LY) e 3.92 anni di vita aggiustati per la qualità (QALY), rispetto a 5.98 LY e 3.76 QALY con il trattamento standard (SoC), con una differenza incrementale di 0.15 LY e 0.16 QALY, rispettivamente. I costi sanitari totali per paziente nell’arco della vita sono di 15.246 sterline per empagliflozin + SoC e di 13.982 sterline per SoC, con una differenza incrementale di 1.264 sterline. In conclusione, l’empagliflozin è la prima opzione terapeutica approvata, efficace e con un discreto rapporto costo-efficacia per i pazienti con HF, indipendentemente dalla EF.

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Prognostic Role of Early Cardiac Magnetic Resonance in Myocardial Infarction With Nonobstructive Coronary Arteries.

Background: Cardiac magnetic resonance (CMR) plays a pivotal diagnostic role in myocardial infarction with nonobstructive coronary arteries (MINOCA). To date, a prognostic stratification of these patients is still lacking.

Methods: The authors assessed 437 MINOCA from January 2017 to October 2021. They excluded acute myocarditis, takotsubo syndromes, cardiomyopathies, and other nonischemic etiologies. Patients were classified into 3 subgroups according to the CMR phenotype:

presence of late gadolinium enhancement (LGE) and abnormal mapping (M) values (LGE+/M+);

regional ischemic injury with abnormal mapping and no LGE (LGE-/M+); and

nonpathological CMRs (LGE-/M-). The primary outcome was the presence of major adverse cardiovascular events (MACE). The mean follow-up was 33.7 ± 12.0 months and CMR was performed on average at 4.8 ± 1.5 days from the acute presentation.

Results: The final cohort included 198 MINOCA; 116 (58.6%) comprised the LGE+/M+ group. During follow-up, MACE occurred significantly more frequently in MINOCA LGE+/M+ than in the LGE+/M- and normal-CMR (LGE-/M-) subgroups (20.7% vs 6.7% and 2.7%; P=0.006). The extension of myocardial damage at CMR was significantly greater in patients who developed MACE. In multivariable Cox regression, %LGE was an independent predictor of MAC

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Stimolazione di branca sinistra per la resincronizzazione cardiaca: soluzione vincente?

La terapia di resincronizzazione cardiaca mediante pacing biventricolare (BVP) si è dimostrata efficace nel ridurre riospedalizzazioni per scompenso e mortalità dei pazienti con scompenso cardiaco, frazione di eiezione (EF) depressa e presenza di QRS largo all’elettrocardiogramma rispetto alla terapia medica convenzionale . Tuttavia, nella pratica clinica, alcuni pazienti non ricevono alcun beneficio, in particolare per resincronizzazione incompleta. Come alternativa è stata proposta la stimolazione del fascio di His, ma questa richiede alte soglie di stimolazione e ha basse probabilità di successo.

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