PCI

Qual è il vantaggio offerto da una strategia IVUS guidata nella PCI complessa?

L’utilità dell’ecografia intravascolare (IVUS) nelle procedure di PCI, soprattutto in quelle complesse, è ampiamente documentata e ribadita nelle Linee Guida : il suo utilizzo permette, infatti, una migliore stima delle dimensioni del vaso da trattare, un più accurato impianto dello stent, una più rapida e attendibile valutazione di eventuali complicanze. Tuttavia, non è noto quale sia l’effettivo utilizzo nel mondo reale di questa tecnica, la variabilità di uso tra ospedale e ospedale, le conseguenze sull’outcome dei pazienti (in particolare mortalità e necessità di reintervento) nelle procedure in cui venga o non venga utilizzata.

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Come trattare una ristenosi: i risultati a 10 anni dello studio ISAR-DESIRE 3.

La ristenosi dello stent non è più un problema assillante come lo fu nei primi tempi della storia della angioplastica coronarica (PCI), essendosi nettamente ridotta la sua incidenza con l’avvento dei DES; tuttavia ampie casistiche recenti mostrano come circa il 10% delle attuali procedure di PCI siano effettuate per ristenosi di lesioni precedentemente dilatate. . Quale sia la modalità migliore del suo trattamento è tuttora controverso: una metanalisi recente, basata sui dati individuali di pazienti (patientlevel), mostra un miglior esito, a tre anni di follow-up, se la ristenosi è sottoposta a un nuovo impianto di DES piuttosto che a semplice dilatazione utilizzando palloncini ricoperti di farmaco (“drug-coated balloons” – DCB). Non sono disponibili dati di confronto tra queste due metodiche per follow-up più prolungati.

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Rivascolarizzazione completa nel paziente multivasale con sindrome coronarica acuta: qual è la tempistica migliore per ottenerla?

Una rivascolarizzazione completa nei pazienti multivasali con sindrome coronarica acuta (ACS) migliora la prognosi rispetto a una rivascolarizzazione della sola lesione culprit, soprattutto nei pazienti STEMI. Tuttavia la tempistica della procedura rimane non definita, non essendovi studi definitivi che abbiano confrontato l’effettuazione della rivascolarizzazione percutanea in una unica procedura oppure in procedure successive.

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Abbreviated or Standard Antiplatelet Therapy in HBR Patients: Final 15-Month Results of the MASTER-DAPT Trial.

Background: Clinical outcomes and treatment selection after completing the randomized phase of modern trials, investigating antiplatelet therapy (APT) after percutaneous coronary intervention (PCI), are unknown.

Objectives: The authors sought to investigate cumulative 15-month and 12-to-15-month outcomes after PCI during routine care in the MASTER DAPT trial.

Methods: The MASTER DAPT trial randomized 4,579 high bleeding risk patients to abbreviated (n = 2,295) or standard (n = 2,284) APT regimens. Coprimary outcomes were net adverse clinical outcomes (NACE) (all-cause death, myocardial infarction, stroke, and BARC 3 or 5 bleeding); major adverse cardiac and cerebral events (MACCE) (all-cause death, myocardial infarction, and stroke); and BARC type 2, 3, or 5 bleeding.

Results: At 15 months, prior allocation to a standard APT regimen was associated with greater use of intensified APT; NACE and MACCE did not differ between abbreviated vs standard APT (HR: 0.92 [95% CI: 0.76-1.12]; P=0.399 and HR: 0.94 [95% CI: 0.76-1.17]; P= 0.579; respectively), as during the routine care period (HR: 0.81 [95% CI: 0.50-1.30]; P= 0.387 and HR: 0.74 [95% CI: 0.43-1.26]; P= 0.268; respectively). BARC 2, 3, or 5 was lower with abbreviated APT at 15 months (HR: 0.68 [95% CI: 0.56-0.83]; P= 0.0001) and did not differ during the routine care period. The treatment effects during routine care were consistent with those observed within 12 months after PCI.

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Lesioni complesse sottoposte a PCI: quanto è utile l’imaging intracoronarico?

È noto come la guida intravascolare (soprattutto la ultrasonografia intracoronarica –IVUS) sia utile sia per favorire la sede e la dimensione degli stent da utilizzare durante le procedure di PCI che per ottimizzarne l’impianto. Gli studi in proposito sono indicativi di questo beneficio, ma hanno delle limitazioni, perché talora eseguiti in casistiche sottodimensionate o in gruppi di pazienti definiti in base a singole caratteristiche anatomiche. Nessuno studio di ampie dimensioni ha indagato l’utilità dell’utilizzo dell’IVUS nelle procedure di PCI complesse, la cui esecuzione è più impegnativa e il cui esito a distanza meno favorevole.

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Valutazione funzionale angiografica delle stenosi prima e dopo PCI: importanza di una rivascolarizzazione funzionalmente completa

Il Syntax score residuo (rSS) è stato utilizzato come indice di completezza di rivascolarizzazione ottenuta con la PCI. Aggiungendo il risultato della FFR postprocedurale sulle lesioni non dilatate, è possibile ottenere il “residual functional Syntax score”, (rfSS) il cui valore prognostico si è rivelato superiore rispetto al semplice rSS.

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Pharmacodynamic effects of cangrelor in elective complex PCI: insights from the POMPEII Registry

L’uso di cangrelor può essere una strategia valida durante procedure di PCI complessa che, notoriamente, espongono i pazienti ad alto rischio di complicanze trombotiche durante la procedura stessa e nell’immediato periodo post-PCI. Tuttavia, la transizione da cangrelor a inibitore orale del recettore P2Y12 è potenzialmente critica perché potrebbe esporre i pazienti a un rischio di inadeguata inibizione piastrinica post-PCI e, dunque, a rischio di complicanze acute e pericolose come la trombosi acuta di stent. Specificamente, nel nostro studio abbiamo osservato che molti pazienti che ricevono clopidogrel in dose di carico, somministrata a fine infusione di cangrelor, presentano una inadeguata inibizione piastrinica nelle ore successive.

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Misurazione del gradiente trans-stent con FFR post-procedurale: un cambio di paradigma?

Un risultato fisiologico subottimale, valutato con FFR o iFR dopo stenting di una lesione coronarica, si correla con una prognosi non soddisfacente ed è stato attribuito alla presenza di una coronaropatia diffusa. Alcuni dati recenti hanno tuttavia dimostrato che variabili correlate all’impianto dello stent, come una incompleta espansione, possono generare una riduzione di FFR attraverso lo stent (osservata attraverso un pullback della guidina durante iperemia) dando luogo a un gradiente trans-stent (TSG) che può avere valenza prognostica.

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Efficacia e sicurezza di apixaban nei pazienti sottoposti a TAVI: i risultati dello studio ATLANTIS

Le complicanze trombotiche ed emorragiche non sono infrequenti nei pazienti sottoposti a TAVI. A lungo si è discusso su un possibile ruolo terapeutico degli anticoagulanti orali diretti (DOAC) sia in sostituzione degli inibitori della vitamina K (VKA), quando vi è indicazione a una terapia anticoagulante (generalmente per la coesistenza di fibrillazione atriale) sia in luogo della terapia antiaggregante piastrinica, usualmente utilizzata in questi pazienti dopo TAVI in assenza di una indicazione a terapia anticoagulante.

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I pazienti con occlusione coronarica cronica inclusi negli studi randomizzati di confronto tra interventi percutanei e terapia medica sono rappresentativi del mondo reale?

La limitazione principale degli studi randomizzati (RCT) rivolti ai pazienti con cardiopatia ischemica, caratterizzata anatomicamente da occlusione coronarica cronica (CTO) nell’individuare l’efficacia degli interventi percutanei di rivascolarizzazione (PCI) rispetto alla terapia medica, risiede nel fatto che i pazienti più sintomatici e a più alto rischio, per motivi etici, non vengono solitamente inclusi. Ne deriva quindi difficoltà nell’arruolamento e nel raggiungimento di endpoint clinici “hard” al follow-up, come la mortalità e l’infarto miocardico. Non è noto, inoltre, se i RCT, sinora eseguiti in questi pazienti, siano effettivamente rappresentativi della popolazione con cardiopatia ischemica e presenza di CTO osservata nel mondo reale.

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