alirocumab

Major cardiovascular events increase in long-term proprotein convertase subtilisin/kexin type 9 inhibitors therapy: the Tuscany cost-effective study.

L’utilizzo degli inibitori della proproteina convertasi subtilisina/kexina di tipo 9 (PCSK9i) rappresentano una svolta nel trattamento dell’ipercolesterolemia, sebbene il rapporto costo-efficacia del loro utilizzo rimanga incerto. Nel presente studio, sono stati inclusi 246 pazienti età media 61 ± 11 anni, maschi 73%) trattati con evolocumab o alirocumab. Sono stati analizzati il valore lipidico, gli eventi avversi (AE), gli eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE) e lo spessore dell’intimamedia. La terapia con PCSK9i ha determinato un miglioramento significativo del profilo lipidico dei pazienti (colesterolo totale -35%, P<0.001; trigliceridi −9%, P<0.05; colesterolo LDL −51%, P<0.001; livelli di Lp(a)−4%, P<0.05), risultati che sono rimasti consistenti durante il follow-up. Non sono state osservate variazioni significative nello spessore dell'intima-media.

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Rischio lipidico e rischio infiammatorio: quale pesa maggiormente sulla prognosi dei pazienti che assumono statine?

I pazienti affetti da malattia cardiovascolare sono potenziali candidati a nuovi eventi, se non viene adeguatamente controllato sia il rischio residuo derivante da livelli elevati di colesterolo LDL che il rischio infiammatorio. Quale dei due maggiormente contribuisca al verificarsi di successivi eventi cardiovascolari, una volta che il paziente sia posto in terapia con statine, non è ancora noto.

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Effetti di alirocumab associato a statine ad alta intensità sulla composizione delle placche coronariche.

L’efficacia di alirocumab, un inibitore del PCSK9, nel ridurre il colesterolo LDL e gli eventi ischemici, inclusa la mortalità globale, è stata dimostrata nello studio ODYSSEY OUTCOMES (vedi Journal Map n. 5) in pazienti con anamnesi positiva per sindrome coronarica acuta (ACS). Non è noto, tuttavia, se questi effetti terapeutici favorevoli si esplichino anche attraverso una modificazione della composizione delle placche coronariche, rese meno “vulnerabili” dall’utilizzo di questi farmaci.

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Association of statin pretreatment with presentation characteristics, infarct size and outcome in older patients with acute coronary syndrome: the Eldery ACS-2 trial.

Background: prior statin treatment has been shown to have favourable effects on shortand long-term prognosis in patients with acute coronary syndrome (ACS). There are limited data in older patients. The aim of this study was to investigate the association of previous statin therapy and presentation characteristics, infarct size and clinical outcome in older patients, with or without atherosclerotic cardiovascular disease (ASCVD), included in the Elderly-ACS 2 trial.

Methods: data on statin use pre-admission were available for 1,192 of the 1,443 patients enrolled in the original trial. Of these, 531 (44.5%) were already taking statins. Patients were stratified based on established ASCVD and statin therapy. ACS was classified as non-ST elevation or ST elevation myocardial infarction (STEMI). Infarct size was measured by peak creatine kinase MB (CK-MB). All-cause death in-hospital and within 1 year were the major end points.

Results: there was a significantly lower frequency of STEMI in statin patients, in both ASCVD and No-ASCVD groups. Peak CK-MB levels were lower in statin users (10 versus 25 ng/ml, P< 0.0001). There was lower all-cause death in-hospital and within 1 year for subjects with ASCVD already on statins independent of other baseline variables. There were no differences in all-cause death for No-ASCVD patients whether or not on statins. Conclusions: statin pretreatment was associated with more favourable ACS presentation and lower myocardial damage in older ACS patients both ASCVD and No-ASCVD. The incidence of all-cause death (in-hospital and within 1 year) was significantly lower in the statin treated ASCVD patients.

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Costo-efficacia di alirocumab in pazienti con sindrome coronarica acuta

Nello studio ODYSSEY OUTCOMES alirocumab, un inibitore della PCSK9 (acronimo di Proproteina Convertasi Subtilisina/Kexina di tipo 9), in aggiunta a una terapia statinica alle dosi massime tollerate, ha significativamente ridotto gli eventi ischemici e la mortalità per ogni causa rispetto al placebo, dimostrando il beneficio derivante da una riduzione drastica dei livelli di colesterolo LDL in prevenzione secondaria.

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