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Management of acute coronary syndromes in older adults

La presentazione clinica del paziente anziano con sindrome coronarica acuta è spesso caratterizzata dalla presenza di sindromi geriatriche. La Tabella mostra alcune definizioni delle più comuni. Nonostante la frequenza di questi quadri, le evidenze cliniche sono a favore di un trattamento del paziente anziano analogo a quello che si intraprende nel paziente più giovane, incluso un approccio invasivo precoce. Vi è peraltro da osservare che gli studi condotti nei pazienti anziani non hanno incluso i più fragili o quelli con sindromi geriatriche avanzate. Sono necessari, perciò, ulteriori studi in questa popolazione che sta sempre più crescendo numericamente.

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Association of statin pretreatment with presentation characteristics, infarct size and outcome in older patients with acute coronary syndrome: the Eldery ACS-2 trial.

Background: prior statin treatment has been shown to have favourable effects on shortand long-term prognosis in patients with acute coronary syndrome (ACS). There are limited data in older patients. The aim of this study was to investigate the association of previous statin therapy and presentation characteristics, infarct size and clinical outcome in older patients, with or without atherosclerotic cardiovascular disease (ASCVD), included in the Elderly-ACS 2 trial.

Methods: data on statin use pre-admission were available for 1,192 of the 1,443 patients enrolled in the original trial. Of these, 531 (44.5%) were already taking statins. Patients were stratified based on established ASCVD and statin therapy. ACS was classified as non-ST elevation or ST elevation myocardial infarction (STEMI). Infarct size was measured by peak creatine kinase MB (CK-MB). All-cause death in-hospital and within 1 year were the major end points.

Results: there was a significantly lower frequency of STEMI in statin patients, in both ASCVD and No-ASCVD groups. Peak CK-MB levels were lower in statin users (10 versus 25 ng/ml, P< 0.0001). There was lower all-cause death in-hospital and within 1 year for subjects with ASCVD already on statins independent of other baseline variables. There were no differences in all-cause death for No-ASCVD patients whether or not on statins. Conclusions: statin pretreatment was associated with more favourable ACS presentation and lower myocardial damage in older ACS patients both ASCVD and No-ASCVD. The incidence of all-cause death (in-hospital and within 1 year) was significantly lower in the statin treated ASCVD patients.

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Diagnostic Traps – Noteworthy Electrocardiogram Patterns.

Il case report descrive un paziente con dolore toracico e un elettrocardiogramma eseguito in ambulanza durante il trasporto in ospedale con evidenza di ritmo giunzionale accelerato e sopraslivellamento di ST in aVR e in V1 e sottoslivellamento in derivazione I e da V2 a V6 (frecce). L’unico dato clinico rilevante all’esame obbiettivo era la presenza di turgore giugulare. Un elettrocardiogramma eseguito in PS mostrava sopraslivellamento di ST nelle precordiali destre. All’ecocardiogramma la funzione ventricolare sinistra era buona, mentre il ventricolo destro mostrava una severa acinesia della parete libera. Alla coronarografia era presente una isolata occlusione del tratto prossimale di una coronaria destra non dominante. È stata posta diagnosi di infarto miocardico isolato del ventricolo destro. Il pattern ECG, in questo caso, potrebbe essere confuso con il quadro di ischemia miocardica da coronaropatia multivasale o da lesione del tronco comune. In quest’ultimo caso, tuttavia, a differenza del paziente sopra presentato, gli elementi distintivi sono un sopraslivellamento in aVR>V1 e un sottoslivellamento di ST in almeno 8 derivazioni((Ibanez B, James S, Agewall S, et al; ESC Scientific Document Group. 2017 ESC guidelines for the management of acute myocardial infarction in patients presenting with ST-segment elevation: the Task Force for the management of acute myocardial infarction in patients presenting with ST-segment elevation of the European Society of Cardiology (ESC). Eur Heart J. 2018;)). Una diagnosi precoce di infarto del ventricolo destro è importante per iniziare una terapia a base di somministrazione di fluidi, evitando diuretici e nitrati che, riducendo il preload, possono aggravare la condizione emodinamica del paziente.

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L’infarto miocardico dopo angioplastica coronarica: quale definizione utilizzare?

L’infarto miocardico periprocedurale (PPMI) è una complicanza non infrequente delle procedure di angioplastica coronarica (PCI) che limita l’impatto clinico favorevole della procedura. Ne sono state proposte alcune definizioni che differiscono tra loro, sia per le soglie di incremento postprocedurale della troponina (cTn), che per la presenza o meno di criteri ancillari che indichino il rischio di complicanze angiografiche o di nuova ischemia miocardica. Tuttavia, non c’è consenso su quale definizione utilizzare, anche se si concorda sull’impatto prognostico che una corretta definizione deve avere, in particolare sulla successiva mortalità cardiovascolare. Il problema non è di poco conto, in quanto l’incidenza di PPMI può variare dal 2% al 18% in base alle diverse definizioni, modificando, a seconda di quella utilizzata, il risultato di trial che confrontino la PCI sia con la terapia medica che con il bypass aortocoronarico.

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