TAVI

TAVI o sostituzione valvolare per la stenosi aortica severa nei pazienti a basso rischio chirurgico: quale metodica è maggiormente costo-efficace?

Nei pazienti a basso rischio chirurgico la TAVI ha mostrato risultati simili alla chirurgia per quanto riguarda mortalità e rischio di stroke a 2 anni e nelle più recenti Linee Guida Nord-americane è considerata una scelta ragionevole per i pazienti con stenosi aortica severa sintomatica ed età >65 anni Attualmente, rappresenta la modalità di trattamento più frequentemente utilizzata per tale patologia negli Stati Uniti. La TAVI si è dimostrata costo-efficace per i pazienti a rischio chirurgico alto o intermedio, ma non ci sono dati al riguardo per i pazienti a basso rischio, che rappresentano poco meno della metà della popolazione con stenosi aortica severa sintomatica.

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Incidence, Predictors, and Prognostic Impact of New Permanent Pacemaker Implantation After TAVR With Self-Expanding Valves.

Objectives: The authors sought to evaluate the incidence, predictors, and outcomes of new permanent pacemaker implantation (PPI) after transcatheter aortic valve replacement (TAVR) with contemporary self-expanding valves (SEV).

Background: Need for PPI is frequent post-TAVR, but conflicting data exist on new-generation SEV and on the prognostic impact of PPI.

Methods: This study included 3,211 patients enrolled in the multicenter NEOPRO (A Multicenter Comparison of Acurate NEO Versus Evolut PRO Transcatheter Heart Valves) and NEOPRO-2 (A Multicenter Comparison of ACURATE NEO2 Versus Evolut PRO/PRO+ Transcatheter Heart Valves 2) registries (January 2012 to December 2021) who underwent transfemoral TAVR with SEV. Implanted transcatheter heart valves (THV) were Acurate neo (n=1,090), Acurate neo2 (n=665), Evolut PRO (n=1,312), and Evolut PRO+ (n=144). Incidence and predictors of new PPI and 1-year outcomes were evaluated.

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Natural history and clinical burden of moderate aortic stenosis: a systematic review and explorative meta-analysis

Il rischio di mortalità nei pazienti con stenosi aortica moderata non è ben definito, sebbene
studi recenti abbiano evidenziato che potrebbe avere implicazioni prognostiche negative.
In questa revisione sistematica della letteratura, gli Autori hanno valutato la storia naturale e le implicazioni prognostiche della stenosi aortica moderata (15 studi, n=11.596 pazienti).
Tutti i pazienti con stenosi aortica lieve o senza stenosi aortica sono stati considerati controlli. La mortalità per tutte le cause è risultata significativamente più elevata tra i pazienti con stenosi aortica moderata rispetto ai controlli (p<0.0001). La frazione di eiezione ventricolare sinistra e il sesso non hanno avuto un impatto significativo sulla prognosi dei pazienti con stenosi aortica moderata (p=0.46 e p=0.58, rispettivamente), mentre l'aumento dell'età ha mostrato un'interazione significativa con la mortalità. In conclusione, la stenosi aortica moderata è associata a rischio aumentato di mortalità, sebbene siano necessari ulteriori studi per confermare l'impatto prognostico di questa valvulopatia e il possibile beneficio della sostituzione valvolare aortica.

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Effect of acute corticosteroids on conduction defects after transcatheter aortic valve implantation: the CORTAVI study.

Le anomalie della conduzione elettrica sono complicanze frequenti nei pazienti sottoposti a impianto transcatetere di bioprotesi aortica (TAVI). Sebbene il processo infiammatorio locale e l’edema svolgano un ruolo nello sviluppo dei disturbi elettrici, il potenziale effetto protettivo dei corticosteroidi sui disturbi di conduzione dopo TAVI rimane sconosciuto. In questo studio retrospettivo (n=96 pazienti TAVI), 32 pazienti (34%) hanno ricevuto prednisone orale 50 mg per 5 giorni dopo la TAVI. Non sono state osservate differenze nelle caratteristiche cliniche o procedurali tra i pazienti esposti al trattamento con glucocorticoidi rispetto a quelli non esposti. L’incidenza di impianto di Pacemaker (PM) durante il ricovero è risultata comparabile tra i due gruppi (12% vs 17%, p=0.76), così come l’incidenza di blocco atrioventricolare (9% vs 9%, p=0.89), blocco di branca destra (6% vs 11%, p=0.71) e blocco di branca sinistra (34% vs 31%, p=0.9). A 2 anni dalla TAVI, nessuno dei pazienti è stato sottoposto a impianto di PM o ha presentato aritmie gravi. In conclusione, il trattamento con prednisone orale non sembra ridurre significativamente l’incidenza di disturbi elettrici richiedenti l’impianto di PM dopo la TAVI.

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Rischio di bleeding e TAVI

La terapia antitrombotica abitualmente utilizzata dopo TAVI in pazienti senza indicazione ad anticoagulante è stata la doppia terapia antipiastrinica (DAPT), riflettendo lo schema terapeutico applicato alla PCI. Questa scelta è stata recentemente messa in discussione in quanto aumenta il rischio di bleeding senza offrire una maggiore protezione ischemica rispetto a una terapia antipiastrinica singola, come dimostrato dallo studio ARTE (Aspirin Versus Aspirin þlus Clopidogrel Following Transcatheter Aortic Valve Implantation). Analoghi risultati sono stati ottenuti nello studio POPularTAVI. La “dual-pathway inhibition”, un’associazione di anticoagulante e antipiastrinico, non ha dato risultati clinici apprezzabili, in quanto lo studio GALILEO ha mostrato come tale strategia terapeutica, benchè capace di ridurre la trombosi dei lembi valvolari protesici (un effetto peraltro di incerto significato clinico), si associ a un maggior rischio di un endpoint composito di morte e complicanze tromboemboliche, aumentando in modo non significativo anche il rischio di bleeding. Un beneficio clinico della “dual pathway inhibition” non è stato mostrato in altri due studi con finalità simili, l’ATLANTIS.

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Terapia antitrombotica post-TAVI: è possibile farne a meno?

Le Linee guida ESC raccomandano una terapia antitrombotica con singolo antipiastrinico (ASA) nei pazienti sottoposti a TAVI sulla base dello studio POPular TAVI e di alcune meta-analisi. Tuttavia, i pazienti anziani con rischio emorragico elevato (HBR) potrebbero avere complicanze emorragiche pur se in terapia con sola ASA. L’outcome di tali pazienti, se dimessi senza terapia antitrombotica, non è stato sinora riportato.

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Vascular Access in Patients With Peripheral Arterial Disease Undergoing TAVR: The Hostile Registry

Background: The optimal access route in patients with severe peripheral artery disease (PAD) undergoing transcatheter aortic valve rep– lacement (TAVR) remains undetermined.

Objectives: This study, sought to compare clinical outcomes with transfemoral access (TFA), transthoracic access (TTA), and nonthoracic transalternative access (TAA) in TAVR patients with severe PAD.

Methods: Patients with PAD and hostile femoral access (TFA impossible, or possible only after percutaneous treatment) undergoing TAVR at 28 international centers were included in this registry. The primary endpoint was the propensity-adjusted risk of 30-day major adverse events (MAE) defined as the composite of all-cause mortality, stroke/ transient ischemic attack (TIA), or main access site-related Valve Academic Research Consortium 3 major vascular complications. Outcomes were also stratified according to the severity of PAD using a novel risk score (Hostile score).

Results: Among the 1,707 patients included in the registry, 518 (30.3%) underwent TAVR with TFA after percutaneous treatment, 642 (37.6%) with TTA, and 547 (32.0%) with TAA (mostly transaxillary). Compared with TTA, both TFA (adjusted HR: 0.58; 95% CI: 0.45-0.75) and TAA (adjusted HR: 0.60; 95% CI: 0.47-0.78) were associated with lower 30-day rates of MAE, driven by fewer access site-related complications. Composite risks at 1 year were also lower with TFA and TAA compared with TTA. TFA compared with TAA was associated with lower 1-year risk of stroke/TIA (adjusted HR: 0.49; 95% CI: 0.24-0.98), a finding confined to patients with low Hostile scores (Pinteraction = 0.049).

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Qual è la reale incidenza di stroke post-procedurale nei pazienti sottoposti a TAVI?

La vera incidenza di stroke dopo procedura di TAVI non è del tutto chiarita, perché i dati desunti dai registri sono differenti (e generalmente più bassi, attorno al 2.3% negli Stati Uniti) da quelli riportati nei trial clinici (generalmente più alti e compresi tra 3.4% e 6.1%). Questo potrebbe dipendere dal fatto che nei trial una valutazione neurologica post-intervento è generalmente prevista dal protocollo, mentre non lo è per i registri. Le discrepanze osservate potrebbero anche dipendere dalla tipologia di ospedali che partecipano ai registri, non tutti dotati di unità complete per la diagnosi e cura dello stroke, e quindi suscettibili di una sottovalutazione della problematica.

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Disfunzione protesica in sede aortica dopo intervento cardiochirurgico o TAVI: qual è più precoce?

L’impianto transcatetere di protesi valvolare aortica (TAVI) si è notevolmente diffuso negli ultimi anni, non essendo più riservato solamente a popolazioni molto anziane ad alto rischio chirurgico. Una delle maggiori perplessità, tuttavia, di questa espansione di indicazioni è rappresentato dai dubbi circa la durata della valvola in quanto un reintervento in un paziente che ha ricevuto una TAVI può essere gravato da complicanze procedurali, maggiori di quelle osservate a seguito di un primo impianto.

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Clinical implications of the cardio-ankle vascular index before and after transcatheter aortic valve implantation

Le implicazioni cliniche degli indici di rigidità arteriosa nei pazienti con stenosi aortica (AS) prima e dopo la sostituzione valvolare aortica transcatetere (TAVI) sono sconosciute. In questo studio osservazionale monocentrico che ha arruolato 150 pazienti TAVI, l’indice vascolare cardio-caviglia (CAVI) è stato misurato prima e dopo la TAVI. I pazienti sono stati divisi in due gruppi in base ai valori di CAVI prima e dopo la TAVI. I dati clinici (morte cardiaca e ospedalizzazione per insufficienza cardiaca-HF) ed ecocardiografici sono stati confrontati tra i due gruppi. I valori di CAVI pre- e post-procedurale erano rispettivamente di 7.90 (6.75-9.30) e 9.65 (8.90-10.65). La velocità di picco del flusso valvolare aortico pre-procedurale era significativamente più bassa nei pazienti con CAVI elevato.

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