TAVI

Instantaneous wave-free ratio eseguita dopo procedura di angioplastica coronarica (PCI): quali informazioni ci può dare? Un’analisi dello studio Define PCI.

La fractional flow reserve (FFR) e la instantaneous wave-free ratio (iFR) sono utilizzate per valutare il significato fisiopatologico delle stenosi coronariche, e individuare quelle per le quali il trattamento invasivo con PCI è clinicamente indicato. Sono invece raramente utilizzate per esaminare il risultato finale della PCI. Lo studio DEFINE PCI ha dimostrato come, in circa un quarto delle procedure, il valore finale di iFR sia patologico (iFR ≤0.89) nella maggior parte dei casi (81.6%) per la presenza di una stenosi focale non trattata (definita come una variazione di iFR >0.03 unità entro un segmento di 15 mm). Non è chiaro, tuttavia, quale sia il correlato clinico a distanza di questo dato e quale sia il valore soglia di iFR post-procedurale per il quale si possa prevedere un rischio di eventi nel successivo anno di follow-up.

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Management of acute coronary syndromes in older adults

La presentazione clinica del paziente anziano con sindrome coronarica acuta è spesso caratterizzata dalla presenza di sindromi geriatriche. La Tabella mostra alcune definizioni delle più comuni. Nonostante la frequenza di questi quadri, le evidenze cliniche sono a favore di un trattamento del paziente anziano analogo a quello che si intraprende nel paziente più giovane, incluso un approccio invasivo precoce. Vi è peraltro da osservare che gli studi condotti nei pazienti anziani non hanno incluso i più fragili o quelli con sindromi geriatriche avanzate. Sono necessari, perciò, ulteriori studi in questa popolazione che sta sempre più crescendo numericamente.

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Predictors of early discharge after transcatheter aortic valve implantation: insight from the core valve clinical service.

L’identificazione di predittori procedurali ed elettrocardiografici di una dimissione precoce nei pazienti sottoposti a impianto transcatetere di bioprotesi aortica (TAVI), rappresenta un obiettivo importante. In questo studio, gli Autori hanno categorizzato 1.501 pazienti sottoposti a TAVI in due gruppi in base alla durata dell’ospedalizzazione (LoS): “Fast-Track” (LoS post-procedurale inferiore o uguale a 3 giorni) e “Slow-Track” (LoS post-procedurale >3 giorni). I pazienti nel gruppo “Slow-Track” presentavano un rischio chirurgico più elevato (P<0.001) e più frequentemente venivano trattati in anestesia generale (P=0.002). A 30 giorni, non è stata osservata alcuna differenza tra pazienti “Slow-Track” e “Fast-Track” per quanto riguarda la morte e la re-ospedalizzazione cardiovascolare. All’analisi multivariata, il punteggio STS di almeno il 4% [odds ratio (OR): 1.64], l’anestesia generale (OR: 2.80), la pre-dilatazione (OR: 0.45), la classe NYHA III o IV al baseline (OR: 1.65), l’insorgenza di disturbi di conduzione (OR: 2,41) e impianto di PM durante l’ospedalizzazione (OR: 2,63; P<0,001) sono risultati predittori indipendenti di “Slow-Track”.

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Stenosi aortica severa associata a coronaropatia: meglio la TAVI e la PCI o la sostituzione valvolare chirurgica associata al bypass aortocoronarico?

La coesistenza di una coronaropatia moderato/ severa ha rappresentato un criterio di esclusione all’arruolamento dei pazienti con stenosi aortica severa sintomatica nei trial di confronto tra TAVI e sostituzione valvolare chirurgica (SAVR). Tuttavia molti pazienti con stenosi aortica ed età avanzata presentano una coronaropatia significativa e non è noto quale sia il loro destino quando alla TAVI si associa la PCI piuttosto che alla SAVR un intervento di bypass aortocoronarico (CABG).

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Prognostic value of systemic inflammatory response syndrome after transcatheter aortic valve implantation.

L’endpoint primario dello studio era la mortalità a 30 giorni e a 24 mesi. La SIRS si è sviluppata in 27 pazienti dopo la TAVI (20%). A 30 giorni, la SIRS si è verificata più frequentemente nei pazienti con esito avverso a breve termine (60% vs. 17%; p=0.001). A 24 mesi, la mortalità è stata del 19% e la SIRS è risultata un predittore indipendente di esito avverso a lungo termine [hazard ratio [HR]: 3.70, 95% intervallo di confidenza [CI]: 1.5-9.0; p=0.004], insieme alle complicanze vascolari maggiori (HR: 4.0; 95% CI: 1.6-9.9; p=0.003), ai sanguinamenti significativi (HR: 6.4; 95% CI: 1.5-28; p=0.013) e all’ipertensione polmonare al baseline (HR 2.4; 95% CI: 1.05-5.6; p=0.039). In conclusione, la SIRS post-TAVI si è verificata più frequentemente nei pazienti deceduti a 30 giorni di follow-up, risultando un predittore di mortalità a lungo termine insieme alle complicanze vascolari, ai sanguinamenti significativi e all’ipertensione polmonare.

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L’impianto di pacemaker dopo TAVI influisce sulla prognosi a distanza?

La necessità di impiantare un pacemaker (PM) è la complicanza più frequente delle procedure di TAVI data la vicinanza del tessuto di conduzione all’anello aortico, ed è particolarmente elevata utilizzando valvole autoespandibili, con percentuali riportate tra il 9% e il 26% delle procedure [1]. L’impatto prognostico di tale complicanza tuttavia non è ancora chiaro.

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