Stefano De Servi, Università degli Studi di Pavia
Inquadramento
Le statine rappresentano un caposaldo della terapia medica nei pazienti con malattia coronarica (CAD). Non é chiaro se |’associazione di acidi grassi omega 3 possa ulteriormente ridurre il rischio di eventi ischemici in popolazioni con CAD gia trattate efficacemente con statine. I dati degli studi condotti al riguardo (REDUCE- IT e STRENGTH) appaiono contrastanti[1]Bhatt DL, Steg PG, Miller M, et al. REDUCE-IT Investigators. Cardiovascular risk reduction with icosapent ethyl for hypertriglyceridemia. N Engl J Med. 2019;380:11–22. doi:10.1056/NEJMoa1812792; … Continua a leggere. Dati epidemiologici mostrano come bassi livelli ematici di acidi grassi poli-insaturi omega 3 e in particolare di un basso rapporto tra acido eicosapentanoico e acido arachidonico (EPA/ AA) si associno a una aumentato rischio di eventi cardiovascolari. Lo studio RESPECT-EPA (Randomized Trial for Evaluation in Secondary Prevention Efficacy of Combination Therapy— Statin and Eicosapentaenoic Acid) ha valutato l’efficacia della somministrazione di un EPA altamente purificato, l’icosapent-etile (IPE) nel prevenire le recidive di eventi cardiovascolari in pazienti con CAD stabile (anamnesi di sindrome coronarica acuta o intervento di rivascolarizzazione) in trattamento con statine € con un basso rapporto EPA/AA (<0.4).
Lo studio in esame
Lo studio ha randomizzato, in 95 centri del Giappone, 2.506 pazienti con CAD stabile (esiti di infarto miocardico 54.5%, angina instabile 16.5%, esiti di bypass aortocoronarico 11.5%, esiti PC] 88%) e rapporto EPA/AA <0.4 (mediana 0.24) all’assunzione di IPE (1.800 mg in 2-3 somministrazioni giornaliere) in associazione a un dosaggio standardizzato di statina (“Intervention Group” n=1.249) oppure a terapia standard che includeva la statina (“Control Group”, n=1.257). Venivano esclusi pazienti con FE depressa <30%, classe NYHA Il o superiore, diabete scompensato (Hb glicata >8.4%), sindrome coronarica acuta o rivascola- rizzazione recente (entro 3 mesi). Leta mediana era 68 anni, il valore di colesterolo LDL 80 mg/dl, il 34% dei pazienti assumeva antidiabetici orali). La numerosita del campione é stata calcolata, basandosi su una ipotesi di eventi del 12% a 3 anni di follow-up nel gruppo controllo, con una riduzione prevista del 30% nell’“intervention group” rispetto al “control group” € una potenza dell’80% (1.261 pazienti per braccio). A una mediana di follow-up di 5 anni, l’endpoint primario (composito di morte cardiovascolare, infarto non fatale, stroke ischemico non fatale, angina instabile e rivascolarizzazione coronarica) stato osservato nel 9.1% dell’“intervention group” e nel 12.6% del “control group” (hazard ratio, 0.79 [95% Cl, 0.62-1.00]; P=0.055) con uno scostamento delle curve degli eventi a partire dal quarto anno. Gli endpoint secondari e le componenti individuali dell’endpoint primario sono descritti nella Tabella. Da notare che é stata osservata una significativita statistica a vantaggio dell’“intervention group” solo per la necessita di rivascolarizzazione coronarica. Nell’“intervention group” si è notata una maggior riduzione di trigliceridi (-6.6%) e di colesterolo LDL (¢2.9%) statisticamente significativa rispetto al “control group”, cosi come un aumento del rapporto EPA/AA (0.9 versus 0.2), mentre la PCR é rimasta inalterata e simile nei due gruppi. Gli eventi avversi sono risultati simili nei due gruppi, a eccezione di fibrillazione atriale di nuova insorgenza risultata più elevata nell’“intervention group” 3.1% versus 1.6%, P=0.017).

Take home message
L’utilizzo di icosapent-etile associato alla terapia con statine nei pazienti con CAD stabile e con basso rapporto tra acido eicosapentanoico e acido arachidonico non ha ridotto in modo significativo gli eventi cardiovascolari.
Interpretazione dei dati
Se lo studio doveva portare chiarezza sulla utilità clinica dell’icosapent-etile (IPE) nel coronaropatico stabile (e quindi aggiungersi ai farmaci di prevenzione secondaria, quali antipiastrinici e statine) lo scopo non é stato raggiunto, in quanto i risultati del RESPECT- EPA trial si sono rivelati ambigui. Anche non volendo rimanere prigionieri della logica del P<0.05, il beneficio della terapia con IPE si è evidenziato solo per un endpoint secondario (la riduzione della necessita di rivascolarizzazione coronarica) mentre non si é riscontrata alcuna differenza per la mortalità cardiovascolare e |’infarto miocardico, eventi che si sono manifestati, peraltro, in una modesta percentuale di pazienti. Gli Autori sottolineano che, escludendo i pazienti che hanno abbandonato la terapia o le violazioni di protocollo, la differenza di outcome tra i due gruppi si rivela significativa, ma questa è ovviamente una analisi post-hoc che ha un valore limitato. Il precedente studio REDUCE-IT aveva invece dimostrato un beneficio clinico dall’utilizzo di IPE in una più ampia popolazione (>8.000 pazienti) in prevenzione secondaria (70%) e primaria 30%). Pur essendo la mediana di follow-up analoga (4.9 anni nello studio REDUCE-IT) gli eventi risultavano decisamente maggiori in quel trial che nel RESPECT- EPA. Se si osservano, ad esempio, i dati aggregati di morte cardiovascolare e infarto miocardico essi risultavano, nel gruppo controllo del REDUCE-IT pari al 12.4% mentre nel RESPECT-EPA erano il 3.8%. Una differenza tra le due popolazioni riguardava la presenza di diabete, piu elevata nel REDUCE-IT 68% versus 45% nel RESPECT-EPA) e un pit elevato valore basale di trigliceridemia @16 mg/dl versus 119 mg/dl) e di proteina C reattiva 2.2 mg/L versus 0.47 mg/L). Il REDUCE-IT era inoltre uno studio controllato in doppio cieco di IPE (4 g/die) versus placebo, mentre il RESPECT- EPA era uno studio in aperto nel quale i pazienti del gruppo controllo non assumevano placebo; secondo gli Autori giapponesi di quest’ultimo trial il maggiore rigore metodologico del REDUCE-IT potrebbe aver rappresentato paradossalmente uno svantaggio, in quanto è stato osservato che il placebo consisteva in olio minerale, i cui effetti negativi potrebbero aver amplificato gli effetti benefici di IPE[2] Bostrom JA, Beckman JA, Berger JS. Summoning STRENGTH to question the placebo in REDUCE- IT. Circulation. 2021;144:407–409. doi:10.1161/CIRCULATIONAHA.121.054539.. Le incertezze sul beneficio prodotto da una terapia con acidi grassi omega-3 non sono state quindi dissipate dallo studio RESPECT- EPA. Le Linee Guida ESC Prevention Guidelines del 2021 [3]Visseren FLJ, Mach F, Smulders YM, et al. 2021 ESC guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice: developed by the task force for cardiovascular disease prevention in clinical … Continua a leggere attribuiscono una classe di raccomandazione Ilb all’introduzione di IPE se i valori di trigliceridi rimangono elevati (135 mg/dL) nonostante il trattamento con statine e un adeguato stile di vita. Tuttavia nel consigliare tale terapia va valutato il rischio di insorgenza di fibrillazione atriale, l’unico dato riproducibile su cui concordano i tre trial di riferimento (REDUGE-IT, STRENGTH, RESPECT-EPA). La causa di questa aritmogenicita a livello atriale indotta dagli acidi grassi omega-3 non é stata tuttavia chiarita.
Bibliografia[+]
↑1 | Bhatt DL, Steg PG, Miller M, et al. REDUCE-IT Investigators. Cardiovascular risk reduction with icosapent ethyl for hypertriglyceridemia. N Engl J Med. 2019;380:11–22. doi:10.1056/NEJMoa1812792; Nicholls SJ, Lincoff AM, Garcia M, et al. Effect of highdose omega-3 fatty acids vs corn oil on major adverse cardiovascular events in patients at high cardiovascular risk: the STRENGTH randomized clinical trial. JAMA. 2020;324:2268–2280. doi: 10.1001/jama.2020.22258. |
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↑2 | Bostrom JA, Beckman JA, Berger JS. Summoning STRENGTH to question the placebo in REDUCE- IT. Circulation. 2021;144:407–409. doi:10.1161/CIRCULATIONAHA.121.054539. |
↑3 | Visseren FLJ, Mach F, Smulders YM, et al. 2021 ESC guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice: developed by the task force for cardiovascular disease prevention in clinical practice with representatives of the European society of cardiology and 12 medical societies with the special contribution of the European association of preventive cardiology (EAPC). Rev Esp Cardio (Engl Ed) 2022;75:429. |
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