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Un paziente sulla cinquantina si presenta al PS per un angor da circa 30 minuti. In anamnesi un infarto non-ST elevation due

Un paziente sulla cinquantina lamenta dispnea da circa due mesi dopo una infezione da Covid. All’ingresso la frequenza cardiaca è 118 bpm, la pressione arteriosa 105/70 mm Hg. Tra i dati di laboratorio spicca un valore di NTpro-B di 2.377 pg/mL; vi è anche un lieve aumento di troponina e valori normali di D-dimero.

Un paziente sulla sessantina lamenta da circa due settimane dolore toracico durante attività fisica. Il test ergometrico riproduce il sintomo e viene interrotto al secondo stadio del protocollo di Bruce. Il blocco di branca sinistra (BBS) compare durante il test a una frequenza cardiaca di 107 bpm in coincidenza con l’angor e nel recupero scompare, contemporaneamente alla cessazione del dolore toracico riducendosi la frequenza (vedi Figura 1, pannelli A e B). Un caso simile è stato presentato in un precedente numero di Omaggio all’elettrocardiografia di Journal Map. Qui, tuttavia, il contesto clinico è differente.

Un paziente di 84 anni con una severa cardiomiopatia e un PM-defibrillatore doppia camera, impiantato per aritmie ventricolari, si presenta in ambulatorio per malessere da circa 4 giorni. Non ha avuto episodi sincopali nè cardiopalmo. All’esame obbiettivo è in compenso emodinamico, orientato, apirettico, la PA è 110/70 mmHg. Viene registrato l’ECG riportato in Figura 1. La frequenza cardiaca è 96 bpm.

Un signore di 28 anni giunge in Pronto Soccorso per palpitazioni e sensazione di parestesie alla rima orale. Non riferisce patologie nella sua storia clinica. Per lombalgia ha assunto per tre giorni un preparato hindi a base di erbe, chiamato Ramban Ras. Non vi sono dati rilevanti all’esame obiettivo se si esclude un ritmo irregolare, la PA è 110/70 mmHg. L’ecocardiogramma è normale. Viene eseguito un elettrocardiogramma.

Un paziente sulla sessantina si presenta al PS per costrizione toracica e dispnea 1 settimana dopo la seconda dose di toripalimab, un inibitore del checkpoint immunitario, assunto al dosaggio bisettimanale di 240 mg per un cancro prostatico metastatico. All’ingresso la pressione è 145/82 mm Hg, la frequenza cardiaca 105 bpm con una saturazione di O2 di 95% in aria ambiente. L’ecocardiogramma mostra una moderata disfunzione sistolica del ventricolo sinistro (FE 44%). Risulta alto il valore di troponina I (1.376 pg/mL, reference, <19.8 pg/mL), nella norma invece il valore di NTproBNP (87 pg/mL, reference, <125 pg/mL) e la potassiemia (4.81 mEq/L). Un ECG eseguito un mese prima era nella norma, mentre quello registrato all’ingresso è mostrato nella Figura.

Una donna di 55 anni, ipertesa, diabetica, affetta da cardiomiopatia ipertrofica, portatrice di defibrillatore impiantabile in prevenzione primaria, si presenta al Pronto Soccorso per episodi di cardiopalmo associato a dispnea. Riferisce che il defibrillatore è intervenuto molte volte nelle ultime ore; ha eseguito un ECG Holter che ha registrato il tracciato evidenziato in Figura 1 e che è stato interpretato come tachicardia ventricolare.

Un paziente di 60 anni lamenta episodi di cardiopalmo, durante i quali il suo smart watch invia segnali di possibile insorgenza di fibrillazione atriale. Poichè un monitoraggio Holter registra episodi analoghi, interpretati come parossismi di fibrillazione atriale, il paziente viene sottoposto a studio elettrofisiologico durante il quale viene registrato l’elettrocardiogramma, riportato in Figura 1.

La terapia ablativa si è dimostrata superiore alla terapia medica nella prevenzione dei parossismi di fibrillazione atriale (FA) migliorando la qualità di vita. Tuttavia, l’ablazione non è sempre un trattamento definitivo ed espone molti pazienti a recidive aritmiche, soprattutto in quelli in cui la FA era persistente e non parossistica. Un ambito di discussione ancora aperto riguarda la tecnica ablativa, in particolare se...

Nei pazienti con malattia cardiovascolare, bassi valori di potassiemia, anche se ritenuti nel range di normalità (3.5-4.0 mmol per litro) comportano un maggior rischio di aritmie ventricolari, rispetto a livelli situati nel range medio alto di normalità (4.5 - 5.0 mmol per litro). . Farmaci che aumentano il livello ematico di questo elettrolita, come gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore per i mineralcorticoidi, diminuiscono il rischio di morte improvvisa da causa cardiaca. . Lo scopo di questo studio, condotto in tre centri danesi, è stato quello di verificare l’efficacia e la sicurezza di una terapia che ...

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