Electrocardiographic modifications and cardiac involvement in COVID-19 patients: results from an Italian cohort

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Le alterazioni elettrocardiografiche (ECG) in corso di infezione da SARS-CoV-2 possono rappresentare una spia precoce di danno miocardico, in particolare nei pazienti in trattamento con alcune classi di farmaci utilizzate nei pazienti con COVID-19. In questo studio osservazionale, monocentrico, gli Autori hanno analizzato le caratteristiche ECG-grafiche in 60 pazienti ospedalizzati per COVID-19 (età media 64.1 anni, uomini 61.7%) al baseline e dopo l’inizio della terapia con idrossiclorochina (100% dei pazienti), associata a macrolidi e antivirali (55% dei pazienti). I tracciati ECG eseguiti dopo 3 giorni mostravano una riduzione della frequenza cardiaca (71.41±11.56 vs 80.1±25,1 bpm, p 0.012), un aumento della durata del QRS (100.35±17.61 vs 96.75±17.14 msec, p 0.010) e dell’intervallo QT (449.25±31.93 vs 419.9±33.41 msec, p 0.000) rispetto ai tracciati al baseline, risultati confermati anche a 7-10 giorni. Circa il 25% dei pazienti ha sviluppato complicanze cardiovascolari non-fatali. Tuttavia, i pazienti con intervallo QT >470 msec a 7 giorni non presentavano un rischio più elevato di complicanze cardiovascolari rispetto ai pazienti con QT<470 msec.

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