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La continuazione della terapia anticoagulante orale (OAC), dopo una procedura di ablazione per fibrillazione atriale (AF), è raccomandata dalle linee guida. Tuttavia, vi sono pazienti per i quali la continuazione di OAC può essere fonte di potenziali complicanze emorragiche senza offrire un sicuro vantaggio in termini di profilassi tromboembolica. Vi sono quindi sottogruppi per i quali è possibile ipotizzare una sospensione di OAC. L’analisi di grandi registri di pazienti sottoposti ad ablazione può essere utile per individuare tali sottogruppi.

La doppia terapia antiaggregante (DAPT) per 12 mesi è un caposaldo del trattamento delle sindromi coronariche acute (ACS) sin dalla pubblicazione dello studio CURE nel 2001. L’evoluzione delle conoscenze ha portato dapprima all’utilizzo di inibitori del recettore piastrinico P2Y12 (P2Y12-i) più potenti di clopidogrel e successivamente a una riconsiderazione della durata della DAPT sulla base di un ridimensionamento del rischio della trombosi dello stent (grazie all’utilizzo di materiali meno trombogenici e alla riduzione degli eventi ischemici per una più efficace prevenzione secondaria) e di una maggiore consapevolezza delle conseguenze connesse al rischio emorragico...

1 | Cho MS, Kang DY, Ahn JM, et al. Edoxaban antithrombotic therapy for atrial fibrillation and stable coronary artery disease. N

Asundexian, un inibitore del fattore XIa, è risultato meno efficace di apixaban nel ridurre gli eventi tromboembolici nello studio OCEANIC AF. . È noto che gli anticoagulanti orali diretti (DOACs) sono più efficaci nel ridurre gli eventi trombotici rispetto a warfarin se i pazienti sono anticoagulanti-naive (“OACnaive”), cioè non sono mai stati trattati in precedenza con tali farmaci...

Un paziente sulla cinquantina si presenta al PS per un angor da circa 30 minuti. In anamnesi un infarto non-ST elevation due

Un paziente sulla cinquantina lamenta dispnea da circa due mesi dopo una infezione da Covid. All’ingresso la frequenza cardiaca è 118 bpm, la pressione arteriosa 105/70 mm Hg. Tra i dati di laboratorio spicca un valore di NTpro-B di 2.377 pg/mL; vi è anche un lieve aumento di troponina e valori normali di D-dimero.

Un paziente sulla sessantina lamenta da circa due settimane dolore toracico durante attività fisica. Il test ergometrico riproduce il sintomo e viene interrotto al secondo stadio del protocollo di Bruce. Il blocco di branca sinistra (BBS) compare durante il test a una frequenza cardiaca di 107 bpm in coincidenza con l’angor e nel recupero scompare, contemporaneamente alla cessazione del dolore toracico riducendosi la frequenza (vedi Figura 1, pannelli A e B). Un caso simile è stato presentato in un precedente numero di Omaggio all’elettrocardiografia di Journal Map. Qui, tuttavia, il contesto clinico è differente.

Un paziente di 84 anni con una severa cardiomiopatia e un PM-defibrillatore doppia camera, impiantato per aritmie ventricolari, si presenta in ambulatorio per malessere da circa 4 giorni. Non ha avuto episodi sincopali nè cardiopalmo. All’esame obbiettivo è in compenso emodinamico, orientato, apirettico, la PA è 110/70 mmHg. Viene registrato l’ECG riportato in Figura 1. La frequenza cardiaca è 96 bpm.

Un signore di 28 anni giunge in Pronto Soccorso per palpitazioni e sensazione di parestesie alla rima orale. Non riferisce patologie nella sua storia clinica. Per lombalgia ha assunto per tre giorni un preparato hindi a base di erbe, chiamato Ramban Ras. Non vi sono dati rilevanti all’esame obiettivo se si esclude un ritmo irregolare, la PA è 110/70 mmHg. L’ecocardiogramma è normale. Viene eseguito un elettrocardiogramma.

Un paziente sulla sessantina si presenta al PS per costrizione toracica e dispnea 1 settimana dopo la seconda dose di toripalimab, un inibitore del checkpoint immunitario, assunto al dosaggio bisettimanale di 240 mg per un cancro prostatico metastatico. All’ingresso la pressione è 145/82 mm Hg, la frequenza cardiaca 105 bpm con una saturazione di O2 di 95% in aria ambiente. L’ecocardiogramma mostra una moderata disfunzione sistolica del ventricolo sinistro (FE 44%). Risulta alto il valore di troponina I (1.376 pg/mL, reference, <19.8 pg/mL), nella norma invece il valore di NTproBNP (87 pg/mL, reference, <125 pg/mL) e la potassiemia (4.81 mEq/L). Un ECG eseguito un mese prima era nella norma, mentre quello registrato all’ingresso è mostrato nella Figura.

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