Leggi tutti gli articoli

Il trattamento delle stenosi coronariche calcifiche rappresenta una sfida per il cardiologo interventista, sia per la difficoltà di esecuzione della PCI che per le complicanze procedurali e a distanza. ). Il recente documento di consenso dell’European Association of Percutaneous Cardiovascular Interventions (EAPCI) sottolinea la necessità di preparare adeguatamente le stenosi (rotablator, litotripsia intravascolare) e di utilizzare tecniche di imaging per guidare...

La meta-analisi dei tre studi che hanno confrontato l’outcome di pazienti sottoposti a PCI per la presenza di lesioni su vasi piccoli (mediana 2.5 mm) ha un proposito lodevole, fornendo informazioni a medio-lungo termine (follow-up medio 3 anni) che sono molto importanti per individuare i benefici di un trattamento alternativo allo stent tradizionale, rappresentato dall’utilizzo del pallone medicato. Infatti, è presumibile supporre che i vantaggi di una PCI che non inserisca metallo in vasi piccoli e che rispetti la fisiologia vascolare (“leave nothing behind!”) si manifestino soprattutto a distanza dall’intervento, in quanto capaci di ridurre le complicanze tardive dell’impianto di stent. In effetti, a una prima analisi, i risultati appaiono convincenti e sembrano confortare l’ipotesi poichè i MACE sono risultati significativamente differenti all’analisi statistica “one stage”. In particolare, osservando le componenti dell’endpoint composito, risulta significativamente ridotta dal pallone medicato l’incidenza di infarto miocardico (4.7% versus 7.8%, OR 0.58, 0.35–0.94) e numericamente la necessità di rivascolarizzazione (7.6% versus 10.1%, OR 0.73 (0.47–1.13). Tuttavia...

I livelli di colesterolo LDL (LDL-C), di lipoproteina- LP- (a) e di proteina C reattiva sono correlati al verificarsi di eventi cardiovascolari futuri. Esistono tuttora incertezze se ognuno di questi parametri abbia valore prognostico indipendente. Lo studio ODYSSEY-OUTCOMES ha valutato l’occorrenza di eventi cardiovascolari in una popolazione di pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS) che assumevano statine, ma rimanevano con valori di LDL-C ≥70 mg/dL, non-HDL C >100 mg/dl o apolipoproteina B >80 mg/dL). Essi sono stati randomizzati ad alirocumab (un inibitore di PCSK9) o a placebo. Essendo stati determinati nel corso dello studio i livelli di LDL-C, LP(a) e proteina C reattiva ad alta sensibilità (hs-CRP), i pazienti del gruppo placebo...

La ricerca scientifica esige la definizione di paradigmi (modelli teorici) per risolvere dei problemi e definire la metodologia per affrontarli. Tuttavia, i paradigmi non spiegano tutti gli aspetti del problema, perciò le anomalie sono inizialmente ignorate, ma col tempo conducono inevitabilmente alla “crisi” del paradigma e alla ricerca di uno nuovo che lo sostituisca. Così procede il progresso scientifico, attraverso continui “paradigm shifts” . La classificazione dell’infarto miocardico (MI) si è basata per anni sul paradigma derivato dalla lettura immediata dell’’elettrocardiogramma, cioè sulla presenza (o meno) di un sopraslivellamento persistente di ST (paradigma STEMI), distinguendo così gli infarti in STEMI e non(N)STEMI. Tuttavia, il substrato fisiopatologico che determina la storia naturale e la prognosi dei pazienti è la presenza...

La controversia si apre con la presentazione di un paziente di 54 anni senza fattori di rischio coronarico (e senza alcuna terapia farmacologica) in cui viene diagnosticato un NSTEMI ed eseguita PCI su una stenosi dell’80% della coronaria destra (la sinistra non presenta stenosi significative). L’esame obiettivo è nella norma e la pressione arteriosa nei limiti. La funzione ventricolare sinistra alla dimissione è nella norma (FE 55%). Non si sono registrati episodi aritmici durante la degenza. La domanda è: prescrivereste un betabloccante alla dimissione?

1. Boden WE, De Caterina R, Kaski JC, et al. Myocardial ischaemic syndromes: a new nomenclature to harmonize evolving international clinical practice

Spironolattone ed eplerenone, antagonisti recettoriali steroidei per i mineralcorticoidi (MRA) hanno significativamente ridotto un endpoint composito di morte e ospedalizzazione nei pazienti con scompenso cardiaco e FE ridotta nei due rispettivi trial clinici RALES (Randomized Aldactone Evaluation Study) ed EMPHASIS-HF (Eplerenone in Mild Patients Hospitalization and Survival Study in Heart Failure). Tuttavia, l’efficacia di questi farmaci nello scompenso e FE moderatamente ridotta o preservata è discutibile. Lo spironolattone è risultato non efficace...

È noto come un importante fattore di rischio per malattia cardiovascolare sia il diabete. Alcune condizioni che ne favoriscono l’insorgenza e sono temporalmente antecedenti al suo riscontro diagnostico, quali stili di vita non sani, fattori ambientali o genetici, peso eccessivo, sindrome metabolica, sono anche fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Alcuni anni fa è stata avanzata la “ticking clock hypothesis” , basata sulla osservazione prolungata di alcuni individui, di cui alcuni svilupparono diabete nel follow-up. Rispetto a quelli che non svilupparono la malattia metabolica, essi presentavano...

Il pretrattamento con inibitori del recettore piastrinico P2Y12 (P2Y12inh.) è stato a lungo praticato e raccomandato dalle Linee Guida delle sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento persistente del tratto ST (NSTE-ACS): era questa la strategia utilizzata nello studio PLATO per ridurre gli eventi ischemici precoci soprattutto connessi alla eventuale procedura di PCI (cui è sottoposta la maggioranza dei pazienti). Tuttavia, una doppia antiaggregazione (DAPT) immediata può aumentare il rischio emorragico: lo studio ISAR REACT 5 è stato considerato, più che un confronto di efficacia tra due potenti P2Y12inh. un raffronto tra...

La fragilità è ritenuta una variabile di grande rilevanza nel determinare la prognosi del paziente anziano con sindrome coronarica acuta (ACS). Tuttavia, tale caratteristica viene raramente valutata nelle casistiche ACS, anche in quelle dedicate alla popolazione anziana. . Lo studio qui succintamente riportato ha verificato la presenza di fragilità nei pazienti ricoverati per ACS in Germania tra gli anni 2005 e 2022 utilizzando i dati dell’Ufficio Federale di Statistica. La presenza di fragilità è stata diagnosticata...

Cerca un articolo
Gli articoli più letti
Rubriche
Leggi i tuoi articoli salvati
La tua lista è vuota