Stefano De Servi

Great debate: in patients with decompensated Heart Failure, Acetazolamide in addition to loop diuretics is the first choice

Pur essendo la terapia diuretica un pilastro fondamentale del trattamento farmacologico dello scompenso cardiaco, la ricerca clinica al riguardo è piuttosto modesta e non ha modificato negli anni le Linee Guida. Esse raccomandano un utilizzo di diuretici dell’ansa per via endovenosa come terapia di attacco, suggerendo un’associazione con diuretici tiazidici nei casi in cui vi sia una resistenza a questo trattamento per la riduzione dell’edema. Nel 2022, tuttavia, sono stati presentati tre studi che hanno verificato gli effetti dell’aggiunta a diuretici dell’ansa di diuretici che agiscano con un meccanismo differente: tra questi lo studio ADVOR ha mostrato una più accentuata riduzione della congestione e una più efficace diuresi associando per 3 giorni l’inibitore dell’anidrasi carbonica acetazolamide ai diuretici dell’ansa. Per altro sono stati ottenuti buoni risultati clinici anche quando l’associazione si basava sull’utilizzo di idroclorotiazide (studio CLOROTIC) e soprattutto quando veniva associato, peraltro a paziente stabilizzato, empaglifozin (studio EMPULSE).

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Natural history and clinical burden of moderate aortic stenosis: a systematic review and explorative meta-analysis

Il rischio di mortalità nei pazienti con stenosi aortica moderata non è ben definito, sebbene
studi recenti abbiano evidenziato che potrebbe avere implicazioni prognostiche negative.
In questa revisione sistematica della letteratura, gli Autori hanno valutato la storia naturale e le implicazioni prognostiche della stenosi aortica moderata (15 studi, n=11.596 pazienti).
Tutti i pazienti con stenosi aortica lieve o senza stenosi aortica sono stati considerati controlli. La mortalità per tutte le cause è risultata significativamente più elevata tra i pazienti con stenosi aortica moderata rispetto ai controlli (p<0.0001). La frazione di eiezione ventricolare sinistra e il sesso non hanno avuto un impatto significativo sulla prognosi dei pazienti con stenosi aortica moderata (p=0.46 e p=0.58, rispettivamente), mentre l'aumento dell'età ha mostrato un'interazione significativa con la mortalità. In conclusione, la stenosi aortica moderata è associata a rischio aumentato di mortalità, sebbene siano necessari ulteriori studi per confermare l'impatto prognostico di questa valvulopatia e il possibile beneficio della sostituzione valvolare aortica.

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Impact of right ventricular pacing in patients with TAVR undergoing permanent pacemaker implantation

Background: Long-term right ventricular pacing (VP) has been related to negative leftventricular remodeling and heart failure (HF), but there is a lack of evidence regarding the prognostic impact on transcatheter aortic valve replacement (TAVR) patients.

Objectives: The aim of the PACE-TAVI registry is to evaluate the association of high percentage of VP with adverse outcomes in patients with pacemaker implantation after TAVR.

Methods: PACE-TAVI is an international multicenter registry of all consecutive TAVRpatients who underwent permanent pacemaker implantation for conduction disturbances in the first 30 days after the procedure. Patients were divided into 2 subgroups according to the percentage of VP (<40% vs ≥40%) at pacemaker interrogation. The primary endpoint was the composite of cardiovascular mortality or hospitalization for HF. Results: A total of 377 patients were enrolled, 158 with VP <40% and 219 with VP≥40%.After multivariable adjustment, VP≥40% was associated with a higher incidence of the primary endpoint (HR: 2.76; 95% CI: 1.39-5.51; P=0.004), first HF hospitalization (HR: 3.37; 95% CI: 1.50-7.54; P=0.003), and cardiovascular death (HR: 3.77; 95% CI: 1.02-13.88; P=0.04), while the incidence of all-cause death was not significantly different (HR: 2.17; 95% CI: 0.80- 5.90; P=0.13). Patients with VP ≥40% showed a higher New York Heart Association functional class both at 1 year (P=0.009) and at last available follow-up (P=0.04) and a nonsignificant reduction of left ventricular ejection fraction (P=0.18) on 1-year echocardiography, while patients with VP <40% showed significant improvement (P=0.009).

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Resincronizzazione cardiaca: in quali pazienti è più efficace?

Benchè la terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT) sia ampiamente utilizzata nei pazienti scompensati con disfunzione ventricolare sinistra e QRS prolungato, un terzo dei pazienti non ottiene alcun beneficio da tale trattamento. Gli studi randomizzati sulla CRT hanno incluso pazienti con durata di QRS ≥120 ms, tuttavia i migliori risultati clinici si ottengono nei pazienti con blocco di branca sinistra (LBBB) e durata di QRS ≥150 ms . Non è chiaro se la risposta non sia ottimale solo nei pazienti con blocco di branca destra (RBBB), oppure anche nei pazienti con ritardo non specifico di conduzione intraventricolare (IVCD).

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Supporto circolatorio meccanico con ECMO in pazienti con infarto miocardico in shock cardiogeno: inefficace e non privo di complicanze. I risultati dello studio ECLS-SHOCK.

Lo shock cardiogeno rappresenta la più frequente causa di mortalità nei pazienti con infarto acuto del miocardio. Il tasso di mortalità è tuttora molto elevato, tra il 40% e 50% dei casi, e non si è modificato nel corso degli ultimi anni nonostante i progressi ottenuti nel trattamento delle sindromi coronariche acute. Recentemente nella pratica clinica si è sempre più diffuso il ricorso all’ECMO , che fornisce un supporto sia circolatorio che respiratorio al paziente. L’efficacia e la sicurezza di questa procedura, tuttavia, non è stata studiata in un trial randomizzato di ampie dimensioni.

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Ischemia residua dopo trattamento percutaneo del tronco comune in biforcazione: valore prognostico

l trattamento delle lesioni distali del tronco comune (LM) mediante PCI è spesso associato a ischemia residua individuata in base a una FFR patologica al termine della procedura (16.9% a livello della arteria circonflessa), un dato che ha valore prognostico negativo . Il “Quantitative flow ratio” (μQFR) è un indice angiografico di fisiologia coronarica basato sulla legge di Murray (che regola il flusso tra ramo principale e rami secondari di una biforcazione) e che si avvale di algoritmi che utilizzano l‘intelligenza artificiale . L’utilizzo di indici fisiologici angiografici offre notevoli vantaggi rispetto alla classica misurazione della FFR, in quanto semplifica l’indagine riducendone i tempi, evitando l’infusione di adenosina e il passaggio di guidine attraverso segmenti trattati con stent.

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The year in cardiovascular medicine 2022: the top 10 papers in arrhythmias

The year in cardiovascular medicine 2022: the top 10 papers in arrhythmias.
1. Zeppenfeld K, Tfelt-Hansen J, de Riva M, Winkel BG, Behr ER, Blom NA, et al. 2022 ESC guidelines for the management of patients with ventricular arrhythmias and the prevention of sudden cardiac death.
Eur Heart J 2022;43:3997–4126. https://doi.org/10.1093/ eurheartj/ehac262 This document presents an update of the 2015 ESC Guidelines for the management of patients with ventricular arrhythmias and the prevention of sudden cardiac death.

2. Marrouche NF, Wazni O, McGann C, Greene T, Dean JM, Dagher L, et al. Effect of MRI-guided fibrosis ablation vs conventional catheter ablation on atrial arrhythmia recurrence in patients with persistent atrial fibrillation: the
DECAAF II randomized clinical trial.
JAMA 2022;327:2296–2305. https://doi.org/10.1001/jama.2022.8831
Among patients with persistent atrial fibrillation (AF), MRI-guided fibrosis ablation plus pulmonary veins isolation (PVI), compared with PVI catheter ablation only, resulted in no significant difference in atrial arrhythmia
recurrence. Findings do not support the use of MRI-guided fibrosis ablation for the treatment of persistent AF.

3. 3. Cerrone M, Marrón-Liñares GM, van Opbergen CJM, Costa S, Bourfiss M, Pérez-Hernández M, et al. Role of plakophilin-2 expression on exercise-related progression of arrhythmogenic right ventricular cardiomyopathy: a translational study. Eur Heart J 2022;43:1251–1264. https://
doi.org/10.1093/eurheartj/ehab772 We speculate that exercise challenges a
cardiomyocyte “desmosomal reserve” which, if impaired genetically (e.g., PKP2 loss), accelerates progression of cardiomyopathy.

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Palpitations and Shortness of Breath-Just a “Bump in the Road” or Something More?

Questo ECG a tre derivazioni (pannello A) è di una paziente di 60 anni, senza antecedenti cardiologici di rilievo, che si presentava all’attenzione medica per dispnea ingravescente e cardiopalmo. Il pannello B mostra l’ECG a 12 derivazioni dopo carico di amiodarone per via endovenosa. Come interpretereste i risultati iniziali dell’ECG a 3 derivazioni e di quello a 12 derivazioni dopo aver ricevuto carico di amiodarone?

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Effect of acute corticosteroids on conduction defects after transcatheter aortic valve implantation: the CORTAVI study.

Le anomalie della conduzione elettrica sono complicanze frequenti nei pazienti sottoposti a impianto transcatetere di bioprotesi aortica (TAVI). Sebbene il processo infiammatorio locale e l’edema svolgano un ruolo nello sviluppo dei disturbi elettrici, il potenziale effetto protettivo dei corticosteroidi sui disturbi di conduzione dopo TAVI rimane sconosciuto. In questo studio retrospettivo (n=96 pazienti TAVI), 32 pazienti (34%) hanno ricevuto prednisone orale 50 mg per 5 giorni dopo la TAVI. Non sono state osservate differenze nelle caratteristiche cliniche o procedurali tra i pazienti esposti al trattamento con glucocorticoidi rispetto a quelli non esposti. L’incidenza di impianto di Pacemaker (PM) durante il ricovero è risultata comparabile tra i due gruppi (12% vs 17%, p=0.76), così come l’incidenza di blocco atrioventricolare (9% vs 9%, p=0.89), blocco di branca destra (6% vs 11%, p=0.71) e blocco di branca sinistra (34% vs 31%, p=0.9). A 2 anni dalla TAVI, nessuno dei pazienti è stato sottoposto a impianto di PM o ha presentato aritmie gravi. In conclusione, il trattamento con prednisone orale non sembra ridurre significativamente l’incidenza di disturbi elettrici richiedenti l’impianto di PM dopo la TAVI.

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Predictors of Bail-out stenting in patients with small vessel disease treated with drug-coated balloon percutaneous coronary intervention

Background: Drug-coated balloons (DCBs) have shown comparable results with drugeluting stents in small vessel disease (SVD) percutaneous coronary intervention (PCI) in terms of target vessel revascularization and a reduced incidence of myocardial infarction. However, the relatively high rate of bail-out stenting (BOS) still represents a major drawback of DCB PCI.

Aims: The aim of the study was to investigate the clinical, anatomic, and procedural features predictive of BOS after DCB PCI in SVD.

Methods: We included all consecutive patients undergoing PCI at our institution between January 2020 and May 2022 who were treated with DCB PCI of a de novo lesion in a coronary vessel with a reference vessel diameter (RVD) between 2.0 and 2.5 mm. Angiographic success was defined as a residual stenosis <30% without flow-limiting dissection. Patients who did not meet these criteria underwent BOS.

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