Stefano De Servi

È tempo di introdurre la misurazione della troponina ad alta sensibilità per la valutazione prognostica dei pazienti in prevenzione secondaria?

Secondo le Linee Guida dell’American Heart Association/American College of Cardiolog i pazienti con malattia cardiovascolare stabile possono essere distinti in due gruppi: un primo, a rischio molto elevato, caratterizzato da due (o più) eventi cardiovascolari nella storia clinica, oppure uno solo ma in presenza di multiple condizioni di rischio cardiovascolare, e un gruppo considerato a minor rischio, che non presenta le caratteristiche del primo gruppo.

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Peak white blood cell count, infarct size and myocardial salvage in patients with reperfused ST-elevation myocardial infarction: a cardiac magnetic resonance study

Il “myocardial salvage” (o “area a rischio” [AAR], ossia la proporzione di miocardio ischemico che non va incontro a necrosi dopo riperfusione coronarica) e l’“infarct size” (IS) rappresentano due fattori derivati dalla risonanza magnetica cardiaca di notevole importanza nella stratificazione prognostica dei pazienti con infarto miocardico (MI).

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Quanti pazienti guariti da COVID-19 presentano alterazioni cardiache alla risonanza magnetica e quali sono le correlazioni con l’infezione?

In pazienti affetti da COVID-19 è stata segnalata l’insorgenza di complicanze cardiovascolari acute, anche in pazienti precedentemente non affetti da patologie cardiache. Inoltre, un incremento patologico di troponina (hsTN) indicativo di “myocardial injury” si verifica frequentemente. Le cause possono essere diverse, dalla rottura di placca coronarica su base infiammatoria con successiva trombosi, “stress” miocardico da elevata portata circolatoria, endotelite sistemica, sino a una miocardite fulminante, ritenuta responsabile dell’exitus in circa il 7% dei casi letali. Inoltre, è stata dimostrata un’infiltrazione a livello miocardico di cellule infiammatorie mononucleari interstiziali.

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Risultati dell’angioplastica primaria nei pazienti STEMI in era COVID: una ampia esperienza europea.

Alcune osservazioni nel corso dell’anno scorso avevano segnalato come, durante l’esplosione della pandemia da COVID-19, il numero di pazienti presentatisi per infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) negli ospedali fosse notevolmente diminuito e la mortalità aumentata a motivo di una maggior frequenza di accessi tardivi. La causa invocata per tale fenomeno è la paura del contagio da SARS-CoV-2.

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