Dalla letteratura internazionale

Quando operare l’insufficienza aortica asintomatica: il contributo della risonanza magnetica

Il timing dell’intervento cardiochirurgico nell’insufficienza aortica asintomatica (IAA) è oggetto di discussione e si basa generalmente sul valore del diametro telesistolico e della frazione di eiezione. . Non è noto se una più accurata misurazione dei volumi attraverso la risonanza magnetica cardiaca (CMR) possa fornire informazioni più corrette al riguardo, evitando situazioni di scompenso irreversibile e conseguente futilità di un intervento chirurgico tardivo.

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Meglio la guida IVUS o OCT per la PCI? I risultati dello studio OCTIVUS.

Dati recenti della letteratura hanno mostrato come, nelle PCI complesse, l’utilizzo di IVUS, come guida alla procedure, riduca gli eventi cardiovascolari rispetto alla sola guida angiografica. L’OCT (optical coherence tomography) è stata utilizzata in alcuni studi come alternativa all’IVUS, ma l’esperienza al riguardo è piuttosto limitata. Questa tecnica di imaging, come guida alla PCI, non è stata confrontata con IVUS se non in piccole esperienze che non danno una risposta definitiva.

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Stimolazione di branca sinistra per la resincronizzazione cardiaca: soluzione vincente?

La terapia di resincronizzazione cardiaca mediante pacing biventricolare (BVP) si è dimostrata efficace nel ridurre riospedalizzazioni per scompenso e mortalità dei pazienti con scompenso cardiaco, frazione di eiezione (EF) depressa e presenza di QRS largo all’elettrocardiogramma rispetto alla terapia medica convenzionale . Tuttavia, nella pratica clinica, alcuni pazienti non ricevono alcun beneficio, in particolare per resincronizzazione incompleta. Come alternativa è stata proposta la stimolazione del fascio di His, ma questa richiede alte soglie di stimolazione e ha basse probabilità di successo.

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Rivascolarizzazione completa nel paziente con coronaropatia stabile: un’analisi dello studio ischemia

L’impatto prognostico di una rivascolarizzazione completa nei pazienti con sindrome coronarica acuta è ben noto e comprovato da studi randomizzati mentre la sua importanza nei pazienti con cardiopatia ischemica cronica è tuttora dibattuto. Il miglior risultato clinico a distanza ottenuto con l’intervento di bypass aortocoronarico rispetto alla PCI, è stato proprio attribuito alla maggiore capacità dell’intervento cardiochirurgico di ottenere una rivascolarizzazione completa , ma l’impatto di quest’ultima in un confronto tra strategia conservativa e invasiva non è mai stato dimostrato.

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Guida angiografica o con “Optimal Coherence Tomography” per il trattamento percutaneo delle biforcazioni: i risultati dello studio OCTOBER

Il trattamento delle lesioni in biforcazione è particolarmente impegnativo e non privo di complicanze, soprattutto se la malattia aterosclerotica non riguarda solamente il vaso principale (“main vessel”) ma anche il ramo secondario (“side branch”) che da esso si dirama. Il valore prognostico di questa condizione anatomica è ben espresso dai dati dello studio SYNTAX che mostra nei pazienti trattati con PCI una mortalità a 10 anni del 30.1% che si confronta con il 19.8% se la PCI non è stata effettuata su una biforcazione . Non è noto se i risultati procedurali e a distanza possano essere migliorati utilizzando la guida OCT piuttosto che la sola guida angiografica.

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Rivascolarizzazione completa nel paziente STEMI multivasale emodinamicamente stabile: quando eseguirla?

Nei pazienti STEMI e coronaropatia multivasale, una rivascolarizzazione completa migliora la prognosi a distanza, come dimostrato dallo studio COMPLETE , nel quale è stata osservata la diminuzione di un endpoint composito (morte cardiovascolare, infarto miocardico o rivascolarizzazione ischemia-driven) rispetto al trattamento della sola lesione culprit. Resta tuttavia ancora aperta la problematica del timing del completamento, se debba cioè essere eseguito con procedure seriate programmate (“staged procedures”) o possa essere eseguito, in pazienti emodinamicamente stabili, anche durante la PCI primaria.

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Resincronizzazione cardiaca: in quali pazienti è più efficace?

Benchè la terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT) sia ampiamente utilizzata nei pazienti scompensati con disfunzione ventricolare sinistra e QRS prolungato, un terzo dei pazienti non ottiene alcun beneficio da tale trattamento. Gli studi randomizzati sulla CRT hanno incluso pazienti con durata di QRS ≥120 ms, tuttavia i migliori risultati clinici si ottengono nei pazienti con blocco di branca sinistra (LBBB) e durata di QRS ≥150 ms . Non è chiaro se la risposta non sia ottimale solo nei pazienti con blocco di branca destra (RBBB), oppure anche nei pazienti con ritardo non specifico di conduzione intraventricolare (IVCD).

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Supporto circolatorio meccanico con ECMO in pazienti con infarto miocardico in shock cardiogeno: inefficace e non privo di complicanze. I risultati dello studio ECLS-SHOCK.

Lo shock cardiogeno rappresenta la più frequente causa di mortalità nei pazienti con infarto acuto del miocardio. Il tasso di mortalità è tuttora molto elevato, tra il 40% e 50% dei casi, e non si è modificato nel corso degli ultimi anni nonostante i progressi ottenuti nel trattamento delle sindromi coronariche acute. Recentemente nella pratica clinica si è sempre più diffuso il ricorso all’ECMO , che fornisce un supporto sia circolatorio che respiratorio al paziente. L’efficacia e la sicurezza di questa procedura, tuttavia, non è stata studiata in un trial randomizzato di ampie dimensioni.

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Ischemia residua dopo trattamento percutaneo del tronco comune in biforcazione: valore prognostico

l trattamento delle lesioni distali del tronco comune (LM) mediante PCI è spesso associato a ischemia residua individuata in base a una FFR patologica al termine della procedura (16.9% a livello della arteria circonflessa), un dato che ha valore prognostico negativo . Il “Quantitative flow ratio” (μQFR) è un indice angiografico di fisiologia coronarica basato sulla legge di Murray (che regola il flusso tra ramo principale e rami secondari di una biforcazione) e che si avvale di algoritmi che utilizzano l‘intelligenza artificiale . L’utilizzo di indici fisiologici angiografici offre notevoli vantaggi rispetto alla classica misurazione della FFR, in quanto semplifica l’indagine riducendone i tempi, evitando l’infusione di adenosina e il passaggio di guidine attraverso segmenti trattati con stent.

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Ischemia miocardica in assenza di coronaropatia ostruttiva (INOCA): i dati dello studio ISCHEMIA

I pazienti con ischemia miocardica documentata e assenza di coronaropatia ostruttiva significativa (INOCA), sono di frequente riscontro nella pratica clinica. Essi hanno un rischio di mortalità a 10 anni del 13% rispetto al 2.8% dei soggetti asintomatici di pari età. Non è noto, tuttavia, quale sia in questi pazienti la relazione tra severità dell’ischemia riscontrata ed estensione e grado della eventuale malattia coronarica aterosclerotica presente.

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