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Management of acute coronary syndromes in older adults

La presentazione clinica del paziente anziano con sindrome coronarica acuta è spesso caratterizzata dalla presenza di sindromi geriatriche. La Tabella mostra alcune definizioni delle più comuni. Nonostante la frequenza di questi quadri, le evidenze cliniche sono a favore di un trattamento del paziente anziano analogo a quello che si intraprende nel paziente più giovane, incluso un approccio invasivo precoce. Vi è peraltro da osservare che gli studi condotti nei pazienti anziani non hanno incluso i più fragili o quelli con sindromi geriatriche avanzate. Sono necessari, perciò, ulteriori studi in questa popolazione che sta sempre più crescendo numericamente.

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Current recommendations and uncertainties for surgical treatment of infective endocarditis: a comparison of American and European cardiovascular Guidelines.

La chirurgia è una terapia efficace nei pazienti con endocardite infettiva del cuore sinistro nei quali il trattamento antibiotico non sia in grado di risolvere completamente il quadro clinico. Tuttavia vi sono tuttora incertezze sul timing e sul rischio della chirurgia, che risultano ben evidenti nelle discrepanze che esistono tra le Guidelines della Società Europea di Cardiologia (ESC) e quelle nord-americane (AHA/ACC). Il basso livello di evidenza di queste raccomandazioni riflette la mancanza di studi randomizzati che possano dare risposte a queste incertezze. Gli autori propongono una indicazione chirurgica entro 48 ore in presenza di un rigurgrito valvolare severo condizionante scompenso cardiaco (entro 1 settimana se non c’è scompenso, con timing analogo se l’infezione è refrattaria al trattamento medico per presenza di ascessi, batteriemia persistente o quando l’infezione riguarda una protesi valvolare). Una chirurgia precoce (entro 48 ore) deve essere considerata in presenza di fenomeni embolici o anche in loro assenza se l’ampiezza delle vegetazioni supera i 10 mm.

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Trattamento elettrico dello scompenso cardiaco associato ad aritmie o a disturbi di conduzione.

Tra i pazienti con scompenso cardiaco a FE ridotta, un terzo circa ha problemi di anomalie di conduzione, un terzo ha fibrillazione atriale e circa la metà ha frequente extrasistolia ventricolare. Questi disturbi elettrici possono essere la causa primitiva dello scompenso, oppure contribuiscono al suo manifestarsi. La resincronizzazione miocardica (CRT) ha un ruolo ben definito nel trattamento dello scompenso associato a disturbi di conduzione. Nei pazienti con fibrillazione atriale associata a scompenso, studi clinici hanno mostrato l’efficacia dell’ablazione transcatetere per il controllo del ritmo e dell’ablazione del nodo AV associata a CRT per il controllo della frequenza. L’ablazione dell’extrastolia ventricolare, quando molto frequente e causa di scompenso, può migliorare la funzione ventricolare. Nonostante questi aspetti terapeutici siano ampiamente raccomandati dalle Linee Guida, la terapia elettrica dello scompenso risulta ancora notevolmente sottoutilizzata.

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L’anticoagulazione nei pazienti con COVID-19

Il Covid-19 è caratterizzato da una particolare reattività delle cellule infiammatorie mononucleari, con conseguente rilascio citochinico, e da endotelite multiorgano, condizioni che predispongono a una alta incidenza di fenomeni trombotici arteriosi, venosi che raggiunge il 35% nei pazienti critici. Studi osservazionali e randomizzati hanno verificato se una anticoagulazione a piena dose possa migliorare l’outcome dei pazienti rispetto alla semplice profilassi con eparina, riscontrando, limitatamente ai pazienti che non necessitino di un supporto respiratorio, un possibile beneficio dell’eparina a dosaggio terapeutico, associato tuttavia a un aumento del bleeding. Lo studio internazionale randomizzato FREEDOM COVID (NCT04512079) sta verificando in 3.600 pazienti ospedalizzati per Covid-19 non in fase critica, quale di tre trattamenti (enoxaparina a dose profilattica, enoxaparina a dose terapeutica o apixaban a dose terapeutica) si associ a una riduzione di un outcome composito a 30 giorni che comprende mortalità per ogni causa, peggioramento respiratorio o emodinamico che richieda ricovero in terapia intensiva, tromboembolismo sistemico o polmonare, ictus ischemico. Il completamento dell’arruolamento è stimato per luglio 2022.

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La ricerca della vitalità nella disfunzione ventricolare sinistra su base ischemica: è davvero utile?

Nei pazienti con cardiopatia ischemica e disfunzione ventricolare sinistra la ricerca della vitalità è stata a lungo considerata decisiva per individuare i pazienti con miocardio ibernato che possono maggiormente beneficiare da interventi di rivascolarizzazione. Benchè alcuni studi osservazionali abbiano fornito supporto a tale ipotesi, il recente trial randomizzato STICH non ne ha confermato la validità. Infatti i dati dello STICH non indicano una significativa interazione statistica tra pazienti che mostrassero o meno presenza di vitalità prima della rivascolarizzazione per quanto riguarda il beneficio dalla rivascolarizzazione, anche se tali risultati non possono essere considerati definitivi data la scarsa numerosità dei pazienti senza evidenza di vitalità arruolati in quel trial (19% della popolazione randomizzata). Restano senza risposta alcuni interrogativi tra i quali: il miocardio ibernato può essere modificato dalla rivascolarizzazione miocardica? E questo “reversal” della ibernazione si traduce sempre in un recupero contrattile? A essi tenterà di rispondere lo studio REVIVED-BCIS2 che arruolerà 700 pazienti con disfunzione ventricolare sinistra (FE ≤35%) su base ischemica, vitalità miocardica dimostrata in almeno 4 segmenti, randomizzati a PCI o terapia medica ottimale. Lo studio testerà l’ipotesi che la sopravvivenza di pazienti con miocardio disfunzionante ma vitale possa essere migliorata dalla rivascolarizzazione percutanea. Per le sue caratteristiche di arruolamento sarà il primo ampio studio prospettico a valutare strategie di trattamento basate sulla presenza di vitalità in pazienti ischemici con disfunzione ventricolare sinistra.

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How to live to 100 before developing clinical coronary artery disease: a suggestion.

Il carico aterosclerotico (“atherosclerotic burden”) può essere espresso come esposizione cumulativa al colesterolo LDL (LDL-C) del soggetto (espressa in grammi colesterolo per anno). Quando questo indice supera una soglia teorica, un evento cardiovascolare acuto (ASCVD) può verificarsi nella vita di un individuo ((Horton JD, Cohen JC, Hobbs HH. PCSK9: a convertase that coordinates LDL catabolism. J Lipid Res 2009;50 Suppl:S172–S179)). Nella Figura la linea A rappresenta un soggetto a basso rischio (LDL-C 100 mg/dL) che raggiunge una soglia di 7 LDL-C grammi/anno a 70 anni. La linea B si riferisce, invece, a un soggetto a rischio elevato (LDL-C 200 mg/dL), che raggiunge la stessa soglia a 35 anni.

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