Documento di consenso di un panel di esperti di trombosi coronarica volto a fare chiarezza su due strategie di doppia antiaggregazione piastrinica utilizzate quali alternative (“short DAPT”, “de-escalation”) alla durata standard della DAPT di 12 mesi, ribadita quale prima scelta nei pazienti con sindrome coronarica acuta nelle ultime Linee Guida ESC[1]Byrne RA, Rossello X, Coughlan JJ, et al. ESC Scientific Document Group. 2023 ESC Guidelines for the management of acute coronary syndromes. Eur Heart J Acute Cardiovasc Care. 2023 Sep 22: … Continua a leggere.
I punti “chiave” del documento sono:
- la DAPT va personalizzata sulla base del rischio emorragico e ischemico del paziente: il primo resta pressoché invariato nel tempo, il secondo è massimo nei primi mesi dopo l’evento acuto, ma tende a diminuire nel tempo;
- il rischio emorragico può essere misurato attraverso score specifici, in particolare il PRECISE DAPT, mentre il rischio ischemico può essere definito da una serie di variabili (ad esempio quelle utilizzate per selezionare la casistica dello studio PEGASUS) e dovrebbe essere considerato solo per valutare l’opportunità di prolungare la DAPT oltre la scadenza annuale;
- “short DAPT” e “de-escalation” sono strategie utilizzate per ridurre il bleeding senza causare un aumento degli eventi ischemici. Queste strategie, tuttavia, sembrano applicarsi a popolazioni che non abbiano un elevato rischio ischemico a lungo termine;
- una “short DAPT” può essere seguita da una monoterapia con inibitore del recettore P2Y12 se il rischio ischemico non è elevato;
- tra gli “unmet needs” gli Autori segnalano la necessità di studi diretti di confronto tra strategie di de-escalataion “guided versus unguided”, come di “head to head comparison” tra “short DAPT” e “de-escalation”. Da chiarire anche quale monoterapia seguire dopo una “short DAPT”, in particolare la necessità di un confronto tra ASA e monoterapia con inibitore P2Y12.
Questo documento, così come altri simili, nasce da una esigenza di chiarezza in un campo “bombardato” di informazioni, ma ancora pieno di incertezze; molti sono infatti ancora i gap conoscitivi e le aree grigie. I nuovi studi dovranno essere possibilmente incentrati su popolazioni selezionate ad alto rischio sia ischemico che emorragico.
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