Analisi di 778 pazienti inseriti nel registro Post-MI in quanto reduci da infarto miocardico, sottoposti a PCI e con caratteristiche cliniche tali da consigliare un trattamento con doppia terapia antipiastrinica (DAPT) oltre i 12 mesi canonici. Infatti essi mostravano almeno una di queste variabili che li definivano come pazienti ad alto rischio ischemico: età >65 anni, diabete, recidiva di infarto miocardico, coronaropatia multivasale, nefropatia cronica) che, secondo le linee guida ESC, consigliano un trattamento protratto con doppia terapia antitrombotica. Solo il 16% dei pazienti, tuttavia, proseguiva la DAPT dopo 12 mesi. All’analisi multivariata, l’infarto recidivante e la coronaropatia multivasale erano gli unici fattori indipendenti correlati con la prosecuzione della DAPT dopo 12 mesi.
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