Sebbene la funzione endoteliale sia un noto marker di rischio cardiovascolare, la sua valutazione non viene effettuata di routine nella pratica clinica. Inoltre, se la presenza di disfunzione endoteliale si associ a un rischio aumentato di eventi cardiovascolari avversi maggiori, (MACE, inclusi mortalità per tutte le cause, infarto miocardico, ricovero per insufficienza cardiaca o angina pectoris, ictus, bypass aorto-coronarico e interventi coronarici percutanei) durante il follow-up, è sconosciuto. In questo studio sono stati analizzati 300 pazienti consecutivi, senza nota malattia coronarica, ammessi a un’unità di dolore toracico (CPU) e sottoposti ad angiografia coronarica computerizzata (CCTA) o scintigrafia. Gli Autori hanno documentato che i 30 pazienti con MACE presentavano un Framingham Risk Score (FRS) (9.6 ± 7.8 vs. 6.5 ± 7.8, P=0,032) e un rischio di malattia aterosclerotica (10.4 ± 9.2 vs. 6.7 ± 6.9%; P=0.042) più elevato a 10 anni, un reactive hyperemia index (RHI) al basale più basso (1.6 ± 0.5 vs. 2.1 ± 0.4; P<0.001) e un maggior grado di lesioni coronariche aterosclerotiche (53 vs. 3%, P<0.001), rispetto ai pazienti senza MACE. All’analisi multivariata, un valore di RHI inferiore alla mediana è risultato predittore indipendente di MACE a 5 anni. In conclusione, i test di funzionalità endoteliale possono contribuire alla stratificazione prognostica dei pazienti ammessi alle CPU.
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