Nei pazienti con malattia cardiovascolare, bassi valori di potassiemia, anche se ritenuti nel range di normalità (3.5-4.0 mmol per litro) comportano un maggior rischio di aritmie ventricolari, rispetto a livelli situati nel range medio alto di normalità (4.5 – 5.0 mmol per litro)[1]Ferreira JP, Butler J, Rossignol P, et al. Abnormalities of potassium in heart failure: JACC state-of-the-art review. J Am Coll Cardiol 2020; 75: 2836-50.. Farmaci che aumentano il livello ematico di questo elettrolita, come gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore per i mineralcorticoidi, diminuiscono il rischio di morte improvvisa da causa cardiaca[2]Rossello X, Ariti C, Pocock SJ, et al. Impact of mineralocorticoid receptor antagonists on the risk of sudden cardiac death in patients with heart failure and left-ventricular systolic dysfunction: … Continua a leggere. Lo scopo di questo studio, condotto in tre centri danesi, è stato quello di verificare l’efficacia e la sicurezza di una terapia che eleva i livelli ematici di potassio rispetto allo “standard care” in una popolazione di 1.200 pazienti a alto rischio di aritmie ventricolari (portatori di ICD con livelli basali di potassiemia <4.3 mmol per litro, età media 63 anni, FE mediana 45%): il disegno dello studio prevedeva una superiorità del trattamento teso ad aumentare la potassiemia rispetto allo standard care. Nel gruppo trattato (600 pazienti), la potassiemia è stata portata da un valore mediano di 4.01 a 4.36 mmol per litro (con uso di antagonisti del recettore per i mineralcorticoidi e/o mediante supplementazione di potassio), mentre nel gruppo “standard care” il valore è rimasto stabile durante lo studio (da 4.01 a 4.05 mmol per litro). Lo studio era in aperto, ma gli eventi erano attribuiti in cieco da un comitato di aggiudicazione degli eventi. L’endpoint primario (composito di TV documentata, intervento appropriato di ICD, ospedalizzazione per evento aritmico o scompenso, morte per ogni causa) a un follow-up medio di 39.6 mesi si è verificato nel 22.7% del gruppo trattato e nel 29.2% del gruppo “standard care” (hazard ratio, 0.76; 95% CI 0.61 – 0.95; P=0.01, vedi Figura). L’incidenza di ospedalizzazioni per iperkaliemia o ipokaliemia è stata simile nei due gruppi. Differenze significative si sono riscontrate per gli interventi di ICD (diff. assoluta -5%, HR 0.75, 95% CI 0.57–0.98) e per le ospedalizzazioni per evento aritmico (diff. assoluta -4%, HR 0.63, 95% CI 0.42–0.93). In conclusione, nei pazienti portatori di ICD, un trattamento medico che aumenti il valore della potassiemia ha comportato un minor rischio di un endpoint composito che includeva l’intervento del defibrillatore, le ospedalizzazioni per scompenso/evento aritmico e la mortalità per ogni causa. Il punto di forza di POTCAST consiste nella semplicità del disegno e del messaggio finale; che ha ampia applicabilità clinica. Lo studio era in aperto con un ampio endpoint composito. Il limite maggiore consiste nel mancato raggiungimento di un valore di 4.5-5.0 mmol per litro di kaliemia che rappresentava il target terapeutico nel gruppo trattato.

Bibliografia[+]
↑1 | Ferreira JP, Butler J, Rossignol P, et al. Abnormalities of potassium in heart failure: JACC state-of-the-art review. J Am Coll Cardiol 2020; 75: 2836-50. |
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↑2 | Rossello X, Ariti C, Pocock SJ, et al. Impact of mineralocorticoid receptor antagonists on the risk of sudden cardiac death in patients with heart failure and left-ventricular systolic dysfunction: an individual patient-level meta-analysis of three randomized-controlled trials. Clin Res Cardiol 2019;108: 477-86.; Shen L, Jhund PS, Petrie MC, et al. Declining risk of sudden death in heart failure. N Engl J Med 2017;377: 41-51 |
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