Qual è il ruolo della “quantitative flow ratio” nella diagnostica della malattia coronarica?

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Indice

Inquadramento

La “quantitative flow ratio” (QFR) è una tecnica radiologica che utilizza una metodologia basata sulla fluidodinamica computazionale per calcolare con accuratezza la “fractional flow reserve” (FFR) dalla angiografia coronarica, ovviando all’utilizzo invasivo di guidine con segnale pressorio intracoronarico durante iperemia indotta da adenosina. Non ci sono in letteratura correlazioni tra i valori di QFR e i risultati provenienti da metodiche di imaging che valutino la perfusione miocardica con tecniche scintigrafiche (SPECT) o con la tomografia a emissione di positroni (PET).

Lo studio in esame

In questa analisi dello studio PACIFIC[1]Danad I, Raijmakers PG, Driessen RS, et al. Comparison of coronary CT angiography, SPECT, PET, and hybrid imaging for diagnosis of ischemic heart disease determined by fractional flow reserve. JAMA … Continua a leggere 208 pazienti hanno eseguito due stress test con imaging di perfusione miocardica (SPECT e PET) seguiti da coronarografia selettiva. Dei 552 vasi interrogati per i quali era stata misurata la FFR, si è potuta ottenere la QFR solo nel 52% dei casi (268/552). La correlazione tra FFR e QFR era buona sia globalmente (R=0.79; p<0.001) che per le lesioni definite come intermedie (R=0.76; p<0.001). I valori di sensibilità, specificità e area sotto le curve ROC (AUC) sono mostrati nella Tabella e sono risultati superiori per QFR rispetto a SPECT e PET. Confronto tra QFR, scintigrafia miocardica e PET nello studio PACIFIC. QFR SPECT PET.

Take home message

La QFR ha dimostrato di possedere un valore diagnostico superiore rispetto agli stress test di imaging perfusionale per definire una stenosi emodinamicamente significativa.

Interpretazione dei dati

La QFR è una tecnica molto promettente perchè in grado di ottenere dalla coronarografia le informazioni funzionali che attualmente richiedono l’utilizzo di FFR o di “instantaneous wave-free ratio” (iFR). Sorprende nello studio attuale la bassa percentuale dei vasi coronarici per i quali si è potuto misurare QFR (52%). Vi è da dire, peraltro, che la coronarografia nello studio PACIFIC non è stata eseguita seguendo il protocollo che è necessario applicare per questa tecnica radiologica. Altre analisi dedicate hanno mostrato percentuali molto più alte. Va comunque ricordato che sino a quando non ci sarà uno studio che documenti la non-inferiorità, in termini di outcome, di una strategia decisionale basata sull’utilizzo di QFR nei confronti di una strategia basata su FFR, tale tecnica non potrà essere considerata sostitutiva di FFR. In altre parole sarà necessario per QFR lo stesso percorso metodologico applicato all’utilizzo di iFR nei confronti di FFR[2]Gotberg M, Christiansen EH, Gudmundsdottir IJ, et al. Instantaneous wave‐free ratio versus fractional flow reserve to guide PCI. N Engl J Med. 2017; 376:1813–1823..

L’opinione di Paolo Calabrò ed Elisabetta Moscarella

UOC Cardiologia, AORN Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, Cattedra di Cardiologia, Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Università della Campania “L. Vanvitelli”

La cardiopatia ischemica (CAD) e le sue conseguenze rimangono a oggi le principali cause di morte e invalidità permanente nella maggior parte dei paesi[3]Kaptoge S, Pennells L, De Bacquer D, et al. World Health Organization cardiovascular disease risk charts: revised models to estimate risk in 21 global regions. Lancet Glob Health … Continua a leggere. Nei pazienti con infarto miocardico acuto (IMA) il trattamento percutaneo, mediante angioplastica coronarica (PCI) e impianto di stent delle lesioni colpevoli dell’infarto, è universalmente riconosciuto come gold standard. Al contrario, nei pazienti con CAD cronica la dimostrazione della presenza di ischemia miocardica (stenosi funzionalmente significative) è di primaria importanza per porre indicazione alla rivascolarizzazione. Tuttavia, la valutazione angiografica della severità della malattia coronarica presenta numerosi limiti in quanto sia la valutazione visiva che l’analisi coronarica quantitativa hanno mostrato una scarsa correlazione con la significatività funzionale delle stenosi coronariche. Tecniche invasive di valutazione funzionale (come la FFR) richiedono l’utilizzo di guide di pressione intracoronariche che rendono la procedura non priva di rischi[4]Moscarella E, Gragnano F, Cesaro A, et al. Coronary Physiology Assessment for the Diagnosis and Treatment of Coronary Artery Disease. Cardiol Clin. 2020 Nov;38(4):575-588. doi: … Continua a leggere. Per tale motivo recentemente si è posto molto interesse a un nuovo strumento meno invasivo, per valutare il significato funzionale di lesioni coronariche, ossia la QFR. Da questo presupposto nascono le premesse per questo sottostudio del PACIFIC, che prova a dare una risposta alla seguente domanda: può la valutazione funzionale invasiva mediante QFR essere in grado di identificare stenosi funzionalmente significative al pari della misurazione con tecniche non invasive (PET e SPECT)? Secondo il disegno dello studio, l’FFR è stato utilizzato come standard di riferimento. Lo studio ha dimostrato una migliore accuratezza diagnostica della QFR rispetto alle tecniche non invasive. In realtà alcune considerazioni devo essere fatte. Innanzitutto, un dato importante da considerare è la percentuale piuttosto elevata (48%) di vasi in cui la QFR non è stata calcolabile. C’è da sottolineare, tuttavia, che nello studio in questione non vi era un protocollo standardizzato di acquisizione delle immagini angiografiche per il calcolo della QFR. Infatti, il rate di insuccesso di calcolo della QFR in studi con protocollo standardizzato è nettamente inferiore (circa il 5%), ma comunque più elevato del rate di insuccesso delle tecniche non invasive (1.9% con PET). È auspicabile, quindi, che per i pazienti ad alto rischio di CAD che vengono sottoposti a coronarografia precoce la QFR venga analizzata online e in caso di immagini non analizzabili ci sia la possibilità di ricorrere ad altri test funzionali invasivi per poter definire il percorso terapeutico del paziente. Infine, dal punto di vista del paziente con CAD stabile, è comprensibile il desiderio di evitare una procedura invasiva che presenta un rischio di complicanze (infarto, stroke o anche morte) basso ma non uguale a zero. Tuttavia, un campo di applicazione sicuramente promettente è rappresentato dai pazienti con IMA e riscontro di stenosi su coronarie non responsabili dell’infarto, in cui la valutazione funzionale mediante QFR durante la procedura indice può rappresentare un metodo semplice e rapido in grado di stabilire quali lesioni debbano eventualmente essere trattate, velocizzando in tal modo il percorso terapeutico dei pazienti, e riducendo tempi e costi di ospedalizzazione.

Bibliografia

Bibliografia
1 Danad I, Raijmakers PG, Driessen RS, et al. Comparison of coronary CT angiography, SPECT, PET, and hybrid imaging for diagnosis of ischemic heart disease determined by fractional flow reserve. JAMA Cardiol 2017;2:1100–7.
2 Gotberg M, Christiansen EH, Gudmundsdottir IJ, et al. Instantaneous wave‐free ratio versus fractional flow reserve to guide PCI. N Engl J Med. 2017; 376:1813–1823.
3 Kaptoge S, Pennells L, De Bacquer D, et al. World Health Organization cardiovascular disease risk charts: revised models to estimate risk in 21 global regions. Lancet Glob Health 2019;7(10):e1332–45. Neumann FJ, Sousa-Uva M,, Ahlsson A et al. ESC Scientific Document Group, 2018 ESC/EACTS Guidelines on myocardial revascularization, Eur Heart J 2019; 40: 87–165.
4 Moscarella E, Gragnano F, Cesaro A, et al. Coronary Physiology Assessment for the Diagnosis and Treatment of Coronary Artery Disease. Cardiol Clin. 2020 Nov;38(4):575-588. doi: 10.1016/j.ccl.2020.07.003. PMID: 33036719.

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