Sindrome coronarica acuta

Outcome of patients admitted with oxygen mismatch and myocardial injury or infarction in emergency departments

L’impatto prognostico dello squilibrio tra domanda e offerta di ossigeno, come il danno miocardico o l’Infarto Miocardico (IM) tipo II nei pazienti ricoverati nei reparti di medicina d’Urgenza è ancora sconosciuto. In questo studio retrospettivo di 824 pazienti ricoverati nei reparti di medicina d’Urgenza, gli endpoint primari sono la mortalità ospedaliera, la mortalità a 3 anni e gli eventi cardiovascolari avversi maggiori. I pazienti con IM o danno miocardico erano più anziani, con una maggior prevalenza di ipertensione arteriosa e di comorbidità. Il danno miocardico acuto e l’IM tipo II sono risultati significativamente associati alla mortalità ospedaliera (Odds Ratio [OR] 3.71; 95% intervallo di confidenza (CI): 1.90-7.33 e OR 3.15; 95% CI: 1.59-6.28, rispettivamente).

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Transient vs In-Hospital Persistent Acute Kidney Injury in Patients With Acute Coronary Syndrome.

Il nostro studio è focalizzato sull’impatto prognostico della persistenza di danno renale residuo in seguito all’insufficienza renale acuta (AKI) nei pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS) sottoposti a una strategia invasiva. Ci sono solide evidenze in letteratura che dimostrano come l’insorgenza di AKI nei pazienti sottoposti a coronarografia e/o angioplastica percutanea (PCI) si associ a un rischio maggiore di eventi avversi fatali e non fatali.

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Tailoring oral antiplatelet therapy in acute coronary syndromes: from guidelines to clinical practice. Review.

È un concetto ormai consolidato che la composizione e la durata della doppia terapia antiaggregante (DAPT), nei pazienti con sindrome coronarica acuta trattata con impianto di stent, si debba basare su una valutazione del rischio ischemico ed emorragico del singolo paziente. Dati recenti mostrano che, in presenza di un rischio di bleeding elevato, una DAPT abbreviata (1-3 mesi) seguita da singola terapia antipiastrinica riduca i sanguinamenti senza aumentare gli eventi trombotici rispetto al trattamento “standard” che prevede 12 mesi di DAPT. Tuttavia, la frequente coesistenza di variabili che aumentano sia il rischio ischemico che quello emorragico, come avviene soprattutto nei pazienti anziani, può generare perplessità al clinico nella scelta del trattamento più appropriato. In questi casi, le strategie di “de-escalation” (sia guidate che non guidate dai test farmacodinamici o genetici) rappresentano una alternativa alla DAPT “standard”, garantendo un ottimo equilibrio tra sicurezza ed efficacia. Benchè la scelta sulla composizione e durata della DAPT debba essere effettuata dal clinico su base individuale, l’analisi della recente letteratura permette di scegliere tra le varie opzioni disponibili, una volta accertato il profilo di rischio ischemico ed emorragico del singolo paziente.

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Clinical governance of patients with acute coronary syndromes.

Aims: Using the principles of clinical governance, a patient-centred approach intended to promote holistic quality improvement, we designed a prospective, multicentre study in patients with acute coronary syndrome (ACS). We aimed to verify and quantify consecutive inclusion and describe relative and absolute effects of indicators of quality for diagnosis and therapy.

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Infarto STEMI in pazienti senza fattori modificabili di rischio coronarico: qual è la sua prognosi?

L’infarto miocardico STEMI può verificarsi in assenza di fattori di rischio cardiovascolari noti modificabili (SMuRF), in proporzioni che variano tra l’11% e il 27%. Tali percentuali sarebbero in aumento nelle casistiche più recenti. Inoltre, è stato descritto un aumento della mortalità in questo gruppo di pazienti rispetto agli STEMI che si verificano nei pazienti con SMuRF.

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Infarto miocardico di tipo 2: la prognosi è differente da quella dell’infarto di tipo 1?

L’infarto miocardico di tipo 2 (T2MI), definito in accordo con la quarta Universal Definition of Myocardial Infarction (UDMI) è causato da condizioni cliniche che determinano un “mismatch” tra apporto e consumo di ossigeno, quali tachicardia, ipotensione, crisi ipertensive. Nonostante il quadro fisiopatologico sia ben distinto dall’infarto miocardico di tipo 1 (T1MI), vi sono ancora incertezze riguardo al trattamento e alla prognosi di questa tipologia di infarto miocardico.

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Ticagrelor o clopidogrel nelle sindromi coronariche acute? dati del mondo reale.

La scelta dell’inibitore del recettore P2Y12 da associare all’ASA nei pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS), è tuttora oggetto di controversia. Lo studio PLATO, pubblicato nel 2009, ha mostrato che ticagrelor rispetto a clopidogrel ha ridotto gli eventi trombotici e la mortalità cardiovascolare, pur aumentando contemporaneamente le complicanze emorragiche. Tuttavia, studi e analisi successive non hanno confermato tale superiorità. Inoltre, i pazienti inseriti nei trial hanno caratteristiche cliniche e angiografiche differenti da quelli osservati nel mondo reale. Pare perciò necessaria una conferma dei risultati dei trial utilizzando dati osservazionali.

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Gender Differences in Takotsubo Syndrome.

Background: Male sex in takotsubo syndrome (TTS) has a low incidence and it is still not well characterized.

Objectives: The aim of the present study is to describe TTS sex differences.

Methods: TTS patients enrolled in the international multicenter GEIST (GErman Italian Spanish Takotsubo) registry were analyzed. Comparisons between sexes were performed within the overall cohort and using an adjusted analysis with 1:1 propensity score matching for age, comorbidities, and kind of trigger.

Results: In total, 286 (11%) of 2,492 TTS patients were men. Male patients were younger (age 69 ± 13 years vs 71 ± 11 years; p= 0.005), with higher prevalence of comorbid conditions (diabetes mellitus 25% vs 19%; p= 0.01; pulmonary diseases 21% vs 15%; p= 0.006; malignancies 25% vs 13%; p< 0.001) and physical trigger (55 vs 32% p< 0.01). Propensity-score matching yielded 207 patients from each group. After 1:1 propensity matching, male patients had higher rates of cardiogenic shock and in-hospital mortality (16% vs 6% and 8% vs 3%, respectively; both p< 0.05). Long-term mortality rate was 4.3% per patient-year (men 10%, women 3.8%). Survival analysis showed higher mortality rate in men during the acute phase in both cohorts (overall: p< 0.001; matched: p= 0.001); mortality rate after 60 days was higher in men in the overall (p= 0.002) but not in the matched cohort (p= 0.541). Within the overall population, male sex remained independently associated with both in-hospital (OR: 2.26; 95% CI: 1.16-4.40) and long-term mortality (HR: 1.83; 95% CI: 1.32-2.52). Conclusions: Male TTS is featured by a distinct high-risk phenotype requiring close in-hospital monitoring and long-term follow-up.

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Management of acute coronary syndromes in older adults

La presentazione clinica del paziente anziano con sindrome coronarica acuta è spesso caratterizzata dalla presenza di sindromi geriatriche. La Tabella mostra alcune definizioni delle più comuni. Nonostante la frequenza di questi quadri, le evidenze cliniche sono a favore di un trattamento del paziente anziano analogo a quello che si intraprende nel paziente più giovane, incluso un approccio invasivo precoce. Vi è peraltro da osservare che gli studi condotti nei pazienti anziani non hanno incluso i più fragili o quelli con sindromi geriatriche avanzate. Sono necessari, perciò, ulteriori studi in questa popolazione che sta sempre più crescendo numericamente.

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Diagnostic Traps – Noteworthy Electrocardiogram Patterns.

Il case report descrive un paziente con dolore toracico e un elettrocardiogramma eseguito in ambulanza durante il trasporto in ospedale con evidenza di ritmo giunzionale accelerato e sopraslivellamento di ST in aVR e in V1 e sottoslivellamento in derivazione I e da V2 a V6 (frecce). L’unico dato clinico rilevante all’esame obbiettivo era la presenza di turgore giugulare. Un elettrocardiogramma eseguito in PS mostrava sopraslivellamento di ST nelle precordiali destre. All’ecocardiogramma la funzione ventricolare sinistra era buona, mentre il ventricolo destro mostrava una severa acinesia della parete libera. Alla coronarografia era presente una isolata occlusione del tratto prossimale di una coronaria destra non dominante. È stata posta diagnosi di infarto miocardico isolato del ventricolo destro. Il pattern ECG, in questo caso, potrebbe essere confuso con il quadro di ischemia miocardica da coronaropatia multivasale o da lesione del tronco comune. In quest’ultimo caso, tuttavia, a differenza del paziente sopra presentato, gli elementi distintivi sono un sopraslivellamento in aVR>V1 e un sottoslivellamento di ST in almeno 8 derivazioni((Ibanez B, James S, Agewall S, et al; ESC Scientific Document Group. 2017 ESC guidelines for the management of acute myocardial infarction in patients presenting with ST-segment elevation: the Task Force for the management of acute myocardial infarction in patients presenting with ST-segment elevation of the European Society of Cardiology (ESC). Eur Heart J. 2018;)). Una diagnosi precoce di infarto del ventricolo destro è importante per iniziare una terapia a base di somministrazione di fluidi, evitando diuretici e nitrati che, riducendo il preload, possono aggravare la condizione emodinamica del paziente.

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