Treating iron deficiency in patients with heart failure: what, why, when, how, where and who

Graham FJ, Guha K, Cleland JC, Kalra PR. 

Heart 2024;110:1201–1207. Graham FJ, Guha K, Cleland JC, Kalra PR. doi:10.1136/heartjnl-2022-322030

 

Indice

Come abbiamo già discusso sulle pagine di Journal Map, la definizione di carenza di ferro, stabilita dalle Linee Guida internazionali è presente quando la ferritina è <100 μg/L, anche se mal si applica ai pazienti con scompenso cardiaco che hanno uno stato infiammatorio elevato, che determina un incremento di ferritina. Inoltre, una ferritina elevata riduce la biodisponibilità del ferro e, l’aumento di epdicina (stimolata dall’infiammazione), ne altera l’assorbimento. Poichè la maggior parte del ferro nel sangue è legato alla trasferrina, la sua saturazione è un utile marker per la diagnosi di deficit di ferro; inoltre, i pazienti scompensati che maggiormente beneficiano dalla somministrazione di ferro sono quelli con una TSAT <20% e /o con una sideremia ≤13 μmol/L. Alcuni trial hanno permesso di documentare il beneficio clinico offerto dalla supplementazione di ferro nei pazienti con scompenso cardiaco. Tra questi, IRONMAN[1]Kalra PR, Cleland JGF, Petrie MC, et al. Intravenous ferric derisomaltose in patients with heart failure and iron deficiency in the UK (IRONMAN): an investigator-initiated, prospective, randomised, … Continua a leggere   che ha randomizzato 3.065 pazienti con scompenso  e  FE  ≤40%  a  carbossi-maltosio ferrico (FCM) o placebo. A 12 mesi l’endpoint primario     gerarchico     (mortalità     per     ogni causa,   ospedalizzazione   per   scompenso   e cambiamento  nel  6  minutes  walking  time  a  6 mesi) non è risultato differente tra i due gruppi per il livello di signficatività (P<.01) prefissato. Tuttavia questo studio aveva arruolato un numero limitato di pazienti con TSAT <20% (40% mentre IRONMAN ne aveva arruolati oltre il 75%). Una metanalisi[2]Ponikowski P, Mentz RJ, Hernandez AF, et al. Efficacy of ferric carboxymaltose in heart failure with iron deficiency: an individual patient data meta-analysis. Eur Heart J 2023;44:5077–91 di tre studi (HEART-FID, CONFIRM- HFe  AFFIRM-AHF)  ha  mostrato  una  riduzione del  composito  di  morte  cardiovascolare  e  di riospedalizzazioni per scompenso nei pazienti trattati   con   la   supplementazione   di   ferro quando  TSATera  <20%  (RR  0.80;  0.67–0.95) mentre non veniva osservato alcun beneficio se TSAT era ≥20% (RR 1.00; 0.81–1.23). Le recenti Linee Guida della Società Europea di Cardiologia pongono una raccomandazione di classe IA alla supplementazione intravenosa di ferro nei pazienti con HFrEF e HFmrEF in presenza di carenza di ferro per ridurre i sintomi e migliorare la qualità di vita (evidenza A), e una raccomandazione di classe IIa (evidenza A) per ridurre il rischio di riospedalizzazione per scompenso.

Bibliografia

Bibliografia
1 Kalra PR, Cleland JGF, Petrie MC, et al. Intravenous ferric derisomaltose in patients with heart failure and iron deficiency in the UK (IRONMAN): an investigator-initiated, prospective, randomised, open-label,blinded-endpoint trial. The Lancet 2022;400:2199–209) ), eseguito in Gran Bretagna, ha randomizzato 1.137 pazienti con anamnesi di ospedalizzazione entro 6 mesi, FE ≤45% (con TSAT <20% o ferritina <100 μg/L) a somministrazione  in  aperto  di  deriso-maltosio ferrico (FDI) versus standard of care. L’età media era 71 anni e il 45% erano donne. Il ferro veniva risomministrato a 4 settimane e quindi ogni 4 mesi se la TSAT rimaneva <25%. A una mediana di  follow-up  di  2.7  anni,  l’endpoint  primario composito   (scompenso   ricorrente   e   morte cardiovascolare) era numericamente minore nei pazienti trattati con supplementazione di ferro (RR 0.82; 95% CI 0.66 to 1.02; p=0.07), ma non raggiungeva la significatività statistica. Tuttavia, questo studio è stato effettuato in era Covid e il  suo  disegno  sconvolto  dal  sopraggiungere della   pandemia   (molti   pazienti   non   hanno potuto essere visitati durante il trial nè hanno potuto avere le previste ri-supplementazioni di ferro). Il più ampio e recente studio è l’HEART- FID((Mentz RJ, Garg J, Rockhold FW, et al. Ferric carboxymaltose in heart failure with iron deficiency. N Engl J Med 2023;389:975–86.
2 Ponikowski P, Mentz RJ, Hernandez AF, et al. Efficacy of ferric carboxymaltose in heart failure with iron deficiency: an individual patient data meta-analysis. Eur Heart J 2023;44:5077–91

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