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Lo studio TRILUMINATE è stato il primo trial randomizzato che ha confrontato la riparazione transcatetere della valvola tricuspide (ottenuta attraverso l’impianto di un sistema Triclip) versus la terapia medica in pazienti con insufficienza tricuspidalica sintomatica severa (i.t.). I dati a 1 anno in una popolazione di 350 pazienti sono stati pubblicati e discussi nel n. 64 di Journal Map. Essi hanno mostrato una migliore qualità di vita nei pazienti randomizzati a Triclip, ma nessun beneficio in termini di sopravvivenza e necessità di ricovero ospedaliero. Tuttavia, lo studio aveva arruolato complessivamente 572 pazienti, il cui follow-up a 1 anno è stato completato e pubblicato. Globalmente la popolazione arruolata era anziana (età media 78 anni), prevalentemente donne (58.9%) e in fibrillazione atriale (87.8%). L’i.t. era giudicata torrenziale all’ecocardiografia nella metà dei pazienti. L’endpoint primario era un composito di mortalità per ogni causa, necessità di correzione chirurgica della valvulopatia, ospedalizzazione per scompenso...

Una coronaropatia multivasale è presente con una frequenza tra il 30% e il 50% nelle varie casistiche di pazienti STEMI e NSTEMI. Benchè la maggior parte degli studi indichino la superiorità di una strategia di rivascolarizzazione completa, permangono degli interrogativi che...

Circa il 6-8% dei pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS), o sottoposti a PCI con impianto di stent sono in fibrillazione atriale e necessitano di anticoagulante. Benchè le Linee Guida siano chiare nell’indicare una breve durata della triplice terapia antitrombotica (con qualche incertezza se debba essere limitata all’ospedalizzazione o estendersi sino alla fine del primo mese) seguita da doppia terapia antitrombotica per 1 anno, queste raccomandazioni provengono da meta-analisi di studi che hanno una certa eterogeneità per disegno, selezione di pazienti e farmaci impiegati. Tra questi studi...

Vi è un notevole dibattito riguardo al significato prognostico dell’infarto miocardico periprocedurale (PMI). Benchè alcune analisi abbiano mostrato che anche modeste elevazioni di troponina (5 volte il limite superiore di “normalità”) dopo un intervento di rivascolarizzazione percutanea (PCI) o di bypass aortocoronarico (CABG) si correlino con l’outcome dei pazienti una recente analisi dello studio ISCHEMIA ha mostrato] come un infarto miocardico spontaneo (SpMI) si associ a un maggior rischio successivo di...

Molti pazienti sottoposti a procedure di PCI presentano un alto rischio emorragico (HBR). In questi pazienti le Linee Guida suggeriscono di individualizzare la terapia antipiastrinica tenendo conto delle caratteristiche del paziente. .  La difficoltà maggiore per il clinico, in questi casi, è rappresentata dal fatto che molti pazienti HBR hanno anche un elevato rischio ischemico in quanto molte variabili sono predittive sia del rischio ischemico che di quello emorragico...

La Fractional Flow Reserve (FFR) è considerata il gold standard per la valutazione funzionale delle stenosi epicardiche da sottoporre a PCI; iFR costituisce una alternativa, essendosi dimostrata non-inferiore a FFR negli studi DEFINE-FLAIR e iFR-SWEDEHEART. .  Sono stati proposti altri indici non-iperemici (NHPRs “nonhyperemic pressure ratios”), come il rapporto diastolico non iperemico e il rapporto...

Le malattie cardiovascolari (che hanno subito un incremento dello 0.4% tra 2019 e 2023, da 660.000 a 680.000 decessi) e i tumori (in declino numericamente rispetto al 2019) si confermano le due più frequenti cause di mortalità; Il COVID-19 nel 2020 e nel 2021 è stata la terza causa di decesso, ma nel 2022 è sceso al quarto posto per divenire la decima causa più frequente nel 2023. I dati, tratti dal report del National Center for Health Statistics sulle cause principali di morte negli Stati Uniti tra il 2019 e il 2023, mostrano una netta riduzione...

1: Tratta tutti I pazienti con fibrillazione atriale (AF) secondo lo schema  AF-CARE, dove:  [C] Considera le comorbilità e i fattori di

Il trattamento delle stenosi coronariche calcifiche rappresenta una sfida per il cardiologo interventista, sia per la difficoltà di esecuzione della PCI che per le complicanze procedurali e a distanza. ). Il recente documento di consenso dell’European Association of Percutaneous Cardiovascular Interventions (EAPCI) sottolinea la necessità di preparare adeguatamente le stenosi (rotablator, litotripsia intravascolare) e di utilizzare tecniche di imaging per guidare...

La meta-analisi dei tre studi che hanno confrontato l’outcome di pazienti sottoposti a PCI per la presenza di lesioni su vasi piccoli (mediana 2.5 mm) ha un proposito lodevole, fornendo informazioni a medio-lungo termine (follow-up medio 3 anni) che sono molto importanti per individuare i benefici di un trattamento alternativo allo stent tradizionale, rappresentato dall’utilizzo del pallone medicato. Infatti, è presumibile supporre che i vantaggi di una PCI che non inserisca metallo in vasi piccoli e che rispetti la fisiologia vascolare (“leave nothing behind!”) si manifestino soprattutto a distanza dall’intervento, in quanto capaci di ridurre le complicanze tardive dell’impianto di stent. In effetti, a una prima analisi, i risultati appaiono convincenti e sembrano confortare l’ipotesi poichè i MACE sono risultati significativamente differenti all’analisi statistica “one stage”. In particolare, osservando le componenti dell’endpoint composito, risulta significativamente ridotta dal pallone medicato l’incidenza di infarto miocardico (4.7% versus 7.8%, OR 0.58, 0.35–0.94) e numericamente la necessità di rivascolarizzazione (7.6% versus 10.1%, OR 0.73 (0.47–1.13). Tuttavia...

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