Stefano De Servi

Valore clinico e prognostico della frazione di eiezione nei pazienti con scompenso cardiaco

Le più recenti Linee Guida suddividono la popolazione dei pazienti con scompenso cardiaco (HF) in base al valore della frazione di eiezione (EF) , anche se non vi sono molte evidenze a supporto di questa classificazione. Rimangono senza risposta, inoltre, alcune domande: se, ad esempio, sia giusto porre a 50% il limite superiore per la definizione di scompenso cardiaco a EF moderatamente ridotta (HFmrEF), se le soglie debbano essere simili per pazienti maschi o femmine, oltre alla necessità di caratterizzare meglio, dal punto di vista clinico e prognostico, i pazienti con HF a EF preservata (HFpEF).

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Pazienti a rischio molto alto di eventi cardiovascolari: quale terapia ipolipemizzante utilizzare?

Le Linee Guida recenti indicano la necessità di utilizzare statine ad alta intensità nei pazienti con esiti di malattia cardiovascolare (ASCVD), particolarmente in quelli a rischio molto elevato (VHR) definiti in base alla storia clinica con >1 evento cardiovascolare, oppure di malattia cardiovascolare associata a multiple comorbilità (vedi Tabella 1) nei quali farmaci addizionali (ezetimibe, inibitori PCSK9) debbono essere somministrati se il colesterolo LDL rimane >70 mg/dl. Tuttavia, nella pratica clinica, queste raccomandazioni non sono seguite e dati osservazionali mostrano come le statine ad alta intensità siano assunte da meno di un terzo dei pazienti con ASCVD. Lo studio RACING ha mostrato la non-inferiorità di una terapia con statine a media intensità (rosuvastatina 10 mg) associate a ezetimibe 10 mg rispetto a una terapia con statine ad alta intensità (rosuvastatina 20 mg) in pazienti con ASCVD. Tuttavia, non è chiaro se i pazienti VHR possano avere un vantaggio dai dosaggi più elevati di statine.

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Riduzione dell’obesità in pazienti con scompenso cardiaco a EF preservata: effetti della semaglutide

L’obesità è spesso presente nei pazienti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione conservata, rappresentando anche una condizione di scarsa risposta alla terapia e prognosi peggiore . Tuttavia, non vi sono documentazioni che la riduzione dell’obesità, utilizzando farmaci specifici, possa migliorare i sintomi e la capacità funzionale in questi pazienti.

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Continued Treatment with Tirzepatide for Maintenance of Weight Reduction in Adults with Obesity. The SURMOUNT-4 Randomized Clinical Trial.

La tirzepatide è un farmaco doppio agonista dei recettori per le incretine GLP-1 (glucagonlike peptide 1) e GIP (glucose-dependent insulinotropic polypeptide) capaci di stimolare la secrezione di insulina in condizioni di iperglicemia e nel caso di GIP anche quella di glucagone in condizioni di euglicemia o ipoglicemia. È approvato negli Stati Uniti, Europa e Giappone per il trattamento del diabete di tipo II come prodotto settimanale iniettabile. Inoltre, la tirzepatide possiede una azione sulla riduzione di appetito e sulla funzione metabolica ed è capace di ottenere anche una diminuzione significativa del peso corporeo (oltre il 20%), motivo per cui è stata studiata (e approvata negli Stati Uniti) anche come trattamento dell’obesità sia in pazienti diabetici sia non diabetici . Tuttavia, studi precedenti hanno mostrato che quando vengono sospesi i farmaci assunti per l’obesità, il peso viene rapidamente riguadagnato. Lo scopo dello studio SURMOUNT-4 è stato quello di verificare gli effetti di un trattamento continuo con tirzepatide a dosaggio settimanale tollerato di 10/15 mg s.c. rispetto al placebo, sul mantenimento dell’iniziale riduzione di peso ottenuta con il farmaco, somministrato in aperto, in pazienti obesi o sovrappeso non diabetici. Nello studio, 670 partecipanti (età media 48 anni, peso medio 107 Kg) non diabetici con BMI ≥30 oppure ≥27 più un fattore di rischio (ipertensione, OSAS, esiti malattia cardiovascolare) hanno ricevuto in aperto per 36 settimane una dose settimanale di 10/15 mg di tirzepatide riducendo il loro peso mediamente del 20.9%.

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Smoking and cardiovascular disease in patients with type 2 diabetes: a prospective observational study

L’impatto del tabagismo sugli eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE) e sulla mortalità nei pazienti con diabete mellito tipo 2 (T2D) rimane oggetto di studio. Nella presente analisi, 761 pazienti con T2D di età compresa tra 55 e 66 anni sono stati seguiti nello studio prospettico osservazionale “CArdiovascolar Risk Factors in Patients with Diabetes – a Prospective study in Primary care (CARDIPP)”. I livelli di proteina C-reattiva, vitamina D, così come la percentuale di partecipanti trattati con antipertensivi, ASA, statine e farmaci antidiabetici, sono risultati simili tra pazienti fumatori e non fumatori. Il follow-up mediano è risultato pari a 11.9 anni. Il fumo è risultato associato a un aumentato rischio di mortalità per tutte le cause (hazard ratio: 2.24; intervallo di confidenza al 95%: 1.40-3.56, P<0.001), ma non di MACE (hazard ratio: 1.30; intervallo di confidenza al 95%: 0.77-2.18, P=0.328). In conclusione, nei pazienti con T2D, il fumo di sigaretta non è risultato associato a un aumentato rischio di MACE.

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Validation of a Contemporary Acute Kidney Injury Risk Score in Patients With Acute Coronary Syndrome

Background: A simple, contemporary risk score for the prediction of contrast-associated acute kidney injury (CA-AKI) after percutaneous coronary intervention (PCI) was recently updated, although its external validation is lacking.

Objectives: The aim of this study was to validate the updated CA-AKI risk score in a large cohort of acute coronary syndrome patients from the MATRIX (Minimizing Adverse Haemorrhagic Events by Transradial Access Site and Systemic Implementation of angioX) trial.

Methods: The risk score identifies 4 risk categories for CA-AKI. The primary endpoint was to appraise the receiver-operating characteristics of an 8-component and a 12-component CA-AKI model. Independent predictors of Kidney Disease Improving Global Outcomes-based acute kidney injury and the impact of CA-AKI on 1-year mortality and bleeding were also investigated.

Results: The MATRIX trial included 8,201 patients with complete creatinine values and no end-stage renal disease. CA-AKI occurred in 5.5% of the patients, with a stepwise increase of the 4 risk categories. The receiver-operating characteristic area under the curve was 0.67 (95% CI: 0.64-0.70) with model 1 and 0.71 (95% CI: 0.68-0.74) with model 2. CA-AKI risk was systematically overestimated with both models (Hosmer-Lemeshow goodness-offit test: P<0.05). The 1-year risks of all-cause mortality and bleeding were higher in CA-AKI patients (HR: 7.03 [95% CI: 5.47-9.05] and HR: 3.20 [95% CI: 2.56-3.99]; respectively). There was a gradual risk increase for mortality and bleeding as a function of the CA-AKI risk category for both models. Conclusions: The updated CA-AKI risk score identifies patients at incremental risks of acute kidney injury, bleeding, and mortality. (Minimizing Adverse Haemorrhagic Events by Transradial Access Site and Systemic Implementation of angioX [MATRIX]; NCT01433627).

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PCI delle lesioni ostiali dell’arteria circonflessa: un vero “challenge” per l’interventista!

Il trattamento interventistico delle stenosi ostiali è spesso problematico per i cardiologi emodinamisti. Queste lesioni, infatti, presentano spesso calcificazioni e sono più prone al recoil elastico, per cui sono gravate da un’incidenza di ristenosi più elevata rispetto alle lesioni non ostiali. Inoltre, i dati della letteratura sono scarsi, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti tecnici da considerare durante la procedura e l’outcome dei pazienti trattati per stenosi ostiale dell’arteria circonflessa (LCx).

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TAVI o sostituzione valvolare per la stenosi aortica severa nei pazienti a basso rischio chirurgico: quale metodica è maggiormente costo-efficace?

Nei pazienti a basso rischio chirurgico la TAVI ha mostrato risultati simili alla chirurgia per quanto riguarda mortalità e rischio di stroke a 2 anni e nelle più recenti Linee Guida Nord-americane è considerata una scelta ragionevole per i pazienti con stenosi aortica severa sintomatica ed età >65 anni Attualmente, rappresenta la modalità di trattamento più frequentemente utilizzata per tale patologia negli Stati Uniti. La TAVI si è dimostrata costo-efficace per i pazienti a rischio chirurgico alto o intermedio, ma non ci sono dati al riguardo per i pazienti a basso rischio, che rappresentano poco meno della metà della popolazione con stenosi aortica severa sintomatica.

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Fenotipi eziologici dell’insufficienza tricuspidalica: significato prognostico.

La presenza di insufficienza tricuspidalica (I.T.) severa si accompagna a un rischio elevato di mortalità a breve-medio termine. Tuttavia, la patogenesi di questa valvulopatia non è univoca in quanto si distinguono una forma primaria, una secondaria a patologia del cuore sinistro e una correlata alla presenza di elettrodi in ventricolo destro. . Non ci sono molti dati in letteratura sull’evoluzione e sul significato prognostico di queste differenti forme cliniche.

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