Stefano De Servi

ECG Challenge-COVID Case

In PS la paziente si presentava emodinamicamente stabile (pressione arteriosa 120/70 mmHg, frequenza cardiaca 70 bpm), febbrile (TC 38.5°C), con tachipnea (30 respiri al minuto) e desaturazione arteriosa (SpO2 80% in aria ambiente).

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Quale inibitore del P2Y12 associare ad ASA nei pazienti con coronaropatia stabile trattati con angioplastica coronarica?

L’infarto periprocedurale è una non rara complicanza degli interventi di angioplastica coronarica (PCI) in pazienti con coronaropatia stabile. Nello studio ISCHEMIA gli infarti periprocedurali hanno avuto un peso rilevante, se non decisivo, nel computo degli eventi a carico della strategia interventistica in confronto a quella conservativa.

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Stenosi aortica asintomatica: quando sostituire la valvola?

Le Linee Guida della Società Europea di Cardiologia (ESC) raccomandano la sostituzione valvolare (sia essa chirurgica o mediante procedura TAVI) nei pazienti con stenosi aortica severa sintomatica, mentre in assenza di sintomi le indicazioni all’intervento appaiono più sfumate, tranne quando coesista una depressione della funzione ventricolare sinistra o quando il test da sforzo induca sintomi chiaramente riferibili alla patologia valvolare (classe I evidenza C).

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Quick Survey 08

Un ulteriore aspetto controverso delle “2020 ESC Guidelines for the management of acute coronary syndromes in patients presenting without persistent ST-segment elevation” è la raccomandazione (classe IIa, evidenza B) che prasugrel sia da preferire a ticagrelor quando i pazienti vengano sottoposti a procedura di PCI.

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Dobbiamo rivascolarizzare i pazienti con coronaropatia stabile e disfunzione ventricolare sinistra non severa? Un’analisi dello studio ischemia

Lo studio ISCHEMIA recentemente pubblicato, non ha mostrato differenza di outcome (a una mediana di follow-up di 3.2 anni) tra pazienti con segni di ischemia miocardica moderata o severa (valutata a uno stress test) e randomizzati a una strategia conservativa (rivascolarizzazione solo in caso di fallimento della terapia medica) o invasiva (rivascolarizzazione a tutti i pazienti quando possibile).

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Dobbiamo somministrare il betabloccante nei pazienti con infarto miocardico non complicato da scompenso cardiaco sottoposti a rivascolarizzazione miocardica?

La prescrizione di betabloccante dopo un infarto miocardico in assenza di scompenso cardiaco è una prassi consolidata tra i cardiologi, supportata dalle Linee Guida, ma non presenta dati di evidenza solida a suo favore nei pazienti trattati con rivascolarizzazione miocardica sia percutanea che chirurgica. Gli studi osservazionali dai risultati contrastanti e un solo studio randomizzato, peraltro sottodimensionato, non permettono di esprimere un giudizio definitivo al riguardo.

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