Stefano De Servi

Qual è il vantaggio offerto da una strategia IVUS guidata nella PCI complessa?

L’utilità dell’ecografia intravascolare (IVUS) nelle procedure di PCI, soprattutto in quelle complesse, è ampiamente documentata e ribadita nelle Linee Guida : il suo utilizzo permette, infatti, una migliore stima delle dimensioni del vaso da trattare, un più accurato impianto dello stent, una più rapida e attendibile valutazione di eventuali complicanze. Tuttavia, non è noto quale sia l’effettivo utilizzo nel mondo reale di questa tecnica, la variabilità di uso tra ospedale e ospedale, le conseguenze sull’outcome dei pazienti (in particolare mortalità e necessità di reintervento) nelle procedure in cui venga o non venga utilizzata.

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Come trattare una ristenosi: i risultati a 10 anni dello studio ISAR-DESIRE 3.

La ristenosi dello stent non è più un problema assillante come lo fu nei primi tempi della storia della angioplastica coronarica (PCI), essendosi nettamente ridotta la sua incidenza con l’avvento dei DES; tuttavia ampie casistiche recenti mostrano come circa il 10% delle attuali procedure di PCI siano effettuate per ristenosi di lesioni precedentemente dilatate. . Quale sia la modalità migliore del suo trattamento è tuttora controverso: una metanalisi recente, basata sui dati individuali di pazienti (patientlevel), mostra un miglior esito, a tre anni di follow-up, se la ristenosi è sottoposta a un nuovo impianto di DES piuttosto che a semplice dilatazione utilizzando palloncini ricoperti di farmaco (“drug-coated balloons” – DCB). Non sono disponibili dati di confronto tra queste due metodiche per follow-up più prolungati.

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Relationship between epicardial adipose tissue attenuation and coronary artery disease in type 2 diabetes mellitus patients

Un’elevata attenuazione del tessuto adiposo epicardico (EAT) è una caratteristica tipica della disfunzione del tessuto adiposo e si associa alla malattia aterosclerotica coronarica (CAD). L’associazione tra l’attenuazione dell’EAT e la presenza/gravità di CAD nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 (T2DM) rimane sconosciuta. In questo studio sono stati inclusi 276 pazienti ricoverati con T2DM e 305 pazienti di controllo con normale metabolismo del glucosio (NGM), sottoposti a tomografia computerizzata cardiaca (CCTA) e determinazione del calcio coronarico (CAC). Sono stati, inoltre, calcolati i punteggi di stenosi segmentaria (SSS) del tronco comune (LMCA), dell’arteria discendente anteriore sinistra (LAD), dell’arteria circonflessa (LCX), dell’arteria coronaria destra (RCA), del ramo diagonale/intermedio (D/I) e del ramo marginale ottuso (OM) per stabilire la gravità della CAD. I pazienti con T2DM hanno mostrato punteggi CAC significativamente più elevati, una maggiore prevalenza di lesioni coronariche, di SSS totale e a carico dei principali rami epicardici rispetto al gruppo di controllo con NGM. Il volume di EAT era significativamente più elevato nei pazienti con T2DM, mentre l’attenuazione di EAT è risultata simile. Nei pazienti con T2DM, l’attenuazione di EAT è risultata associata a fattori di rischio cardiovascolare, alla presenza di lesioni coronariche e alla SSS totale delle lesioni calcifiche.

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PCSK9 Inhibition During the Inflammatory Stage of SARS-CoV-2 Infection

Background: The intensity of inflammation during COVID-19 is related to adverse outcomes. Proprotein convertase subtilisin/kexin type 9 (PCSK9) is involved in low-density lipoprotein receptor homeostasis, with potential influence on vascular inflammation and on COVID-19 inflammatory response.

Objectives: The goal of this study was to investigate the impact of PCSK9 inhibition vs placebo on clinical and laboratory outcomes in patients with severe COVID-19.

Methods: In this double-blind, placebocontrolled, multicenter pilot trial, 60 patients hospitalized for severe COVID-19, with groundglass opacity pneumonia and arterial partial oxygen pressure to fraction of inspired oxygen ratio ≤300 mm Hg, were randomized 1:1 to receive a single 140-mg subcutaneous injection of evolocumab or placebo. The primary endpoint was death or need for intubation at 30 days. The main secondary endpoint was change in circulating interleukin (IL)-6 at 7 and 30 days from baseline.

Results: Patients randomized to receive the PCSK9 inhibitor had lower rates of death or need for intubation within 30 days vs placebo (23.3% vs 53.3%, risk difference: –30%; 95% CI: –53.40% to –6.59%). Serum IL-6 across time was lower with the PCSK9 inhibitor than with placebo (30-day decline: –56% vs –21%). Patients with baseline IL-6 above the median had lower mortality with PCSK9 inhibition vs placebo (risk difference: –37.50%; 95% CI:–68.20% to –6.70%).

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Trattamento dell’insufficienza tricuspidalica con dispositivi percutanei: è giunta l’ora?

La patologia della valvola tricuspidale è stata a lungo dimenticata, e il suo trattamento considerato per lo più quando vi è una concomitante patologia del cuore sinistro che ne condiziona l’insorgenza e la progressione. Solo recentemente è stata rivolta l’attenzione alle forme “isolate” di insufficienza tricuspidalica (TR), cioè quelle che si sviluppano in assenza di una cardiopatia strutturale, e al loro outcome ed il trattamento si riduce sostanzialmente ad una terapia medica basata sull’uso di diuretici. Ultimamente, sono stati riportati dati favorevoli con tecniche di riparazione transcatetere (TEER) della TR, utilizzando dispositivi analoghi a quelli usati nel trattamento percutaneo dell’insufficienza mitralica.

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Trattamento percutaneo dell’insufficienza mitralica secondaria in pazienti scompensati: i risultati dello studio COAPT a 5 anni.

L’insufficienza mitralica (I.M.) funzionale che si accompagna all’evoluzione delle miocardiopatie ischemiche e non-ischemiche ha importante valore prognostico. Il suo trattamento percutaneo, mediante impianto di MitraClip (TEER), ha migliorato l’outcome dei pazienti rispetto alla terapia medica ottimale nello studio COAPT a due anni dall’intervento(2(Stone GW, Lindenfeld J, Abraham WT, et al. Transcatheter mitral-valve repair in patients with heart failure. N Engl J Med 2018; 379: 2307-18.)Non è noto quale possa essere il decorso dei pazienti trattati nel prosieguo del follow-up.

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Rivascolarizzazione completa nel paziente multivasale con sindrome coronarica acuta: qual è la tempistica migliore per ottenerla?

Una rivascolarizzazione completa nei pazienti multivasali con sindrome coronarica acuta (ACS) migliora la prognosi rispetto a una rivascolarizzazione della sola lesione culprit, soprattutto nei pazienti STEMI. Tuttavia la tempistica della procedura rimane non definita, non essendovi studi definitivi che abbiano confrontato l’effettuazione della rivascolarizzazione percutanea in una unica procedura oppure in procedure successive.

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The year in cardiovascular medicine 2022: the top 10 papers in valvular heart disease

1. Delgado-Lista J, Alcala-Diaz JF, Torres- Peña JD, Quintana-Navarro GM, Fuentes F, Garcia-Rios A, et al. Long-term secondary prevention of cardiovascular disease with a Mediterranean diet and a low-fat diet (CORDIOPREV): a randomised controlled trial. Lancet 2022;399:1876–1885. https://doi.org/10.1016/S0140-6736(22)00122-2 In secondary prevention, the Mediterranean diet was superior to the low-fat diet in preventing major cardiovascular events. Our results are relevant to clinical practice, supporting the use of the Mediterranean diet in secondary prevention.

2. Zhao B, Gan L, Graubard BI, Männistö S, Albanes D, Huang J. Associations of dietary cholesterol, Serum cholesterol, and egg consumption with overall and cause-specific mortality: systematic review and updated meta-analysis. Circulation 2022;145: 1506–1520. https://doi.org/10.1161/ CIRCULATIONAHA.121.057642.  In this prospective cohort study and updated meta-analysis, greater dietary cholesterol and egg consumption were associated with increased risk of overall and CVD-related mortality. Our findings support restricted consumption of dietary cholesterol as a means to improve long-term health and longevity.

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Abbreviated or Standard Antiplatelet Therapy in HBR Patients: Final 15-Month Results of the MASTER-DAPT Trial.

Background: Clinical outcomes and treatment selection after completing the randomized phase of modern trials, investigating antiplatelet therapy (APT) after percutaneous coronary intervention (PCI), are unknown.

Objectives: The authors sought to investigate cumulative 15-month and 12-to-15-month outcomes after PCI during routine care in the MASTER DAPT trial.

Methods: The MASTER DAPT trial randomized 4,579 high bleeding risk patients to abbreviated (n = 2,295) or standard (n = 2,284) APT regimens. Coprimary outcomes were net adverse clinical outcomes (NACE) (all-cause death, myocardial infarction, stroke, and BARC 3 or 5 bleeding); major adverse cardiac and cerebral events (MACCE) (all-cause death, myocardial infarction, and stroke); and BARC type 2, 3, or 5 bleeding.

Results: At 15 months, prior allocation to a standard APT regimen was associated with greater use of intensified APT; NACE and MACCE did not differ between abbreviated vs standard APT (HR: 0.92 [95% CI: 0.76-1.12]; P=0.399 and HR: 0.94 [95% CI: 0.76-1.17]; P= 0.579; respectively), as during the routine care period (HR: 0.81 [95% CI: 0.50-1.30]; P= 0.387 and HR: 0.74 [95% CI: 0.43-1.26]; P= 0.268; respectively). BARC 2, 3, or 5 was lower with abbreviated APT at 15 months (HR: 0.68 [95% CI: 0.56-0.83]; P= 0.0001) and did not differ during the routine care period. The treatment effects during routine care were consistent with those observed within 12 months after PCI.

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Correlation between epicardial adipose tissue and atrial fibrillation burden in coronary artery bypass graft surgery

Studi recenti suggeriscono un’associazione tra tessuto adiposo epicardico (EAT) e fibrillazione atriale (AF). Le caratteristiche istologiche dell’EAT, in relazione al burden di fibrillazione atriale dopo intervento di bypass aorto-coronarico (CABG), restano ancora poco definite e rappresentano l’oggetto del presente studio che ha incluso 56 pazienti, di cui ventidue hanno presentato almeno un episodio di AF. Nel gruppo con AF, si è riscontrato un volume atriale maggiore, un grado più elevato di disfunzione diastolica e uno spessore maggiore di EAT. Il EAT con un cut-off di 4 mm è risultato un predittore indipendente di AF (odds ratio [OR]: 1.49; 95% confidence interval [CI]: 1.09-2.04) con una sensibilità del 73% e specificità del 89%. I pazienti con AF presentavano, inoltre, una percentuale significativamente maggiore di fibrosi. All’analisi multivariata, il volume atriale, la fibrosi e l’età sono risultati predittori indipendenti di fibrillazione atriale. In conclusione, lo spessore di EAT, il volume atriale, la fibrosi e l’età rappresentano predittori indipendenti di AF post-chirurgica.

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