Stefano De Servi

Che tipo di protesi valvolare utilizzare nei pazienti con stenosi aortica e annulus aortico piccolo sottoposti a TAVI?

La TAVI è la modalità di sostituzione valvolare attualmente effettuata con maggiore frequenza nei pazienti con stenosi aortica severa. Tra le tipologie di protesi valvolari utilizzate, quelle “selfexpanding” presentano un comportamento emodinamico superiore rispetto alle protesi “balloon-expandable”. Queste differenze giocano un ruolo importante, particolarmente quando l’annulus aortico è piccolo, evenienza che si verifica in circa un terzo dei pazienti, più frequentemente se di sesso femminile…

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L’angioplastica coronarica può rappresentare il miglior trattamento per le placche non critiche ma vulnerabili?

Le linee guida raccomandano di sottoporre a rivascolarizzazione solo le stenosi coronariche epicardiche che siano fisiopatologicamente significative, cioè capaci di limitare il flusso in condizioni di massima vasodilatazione (positive quindi alla valutazione della riserva frazionale di flusso) o che causino una sindrome coronarica acuta. Una serie di studi prospettici ha tuttavia dimostrato come placche coronariche, che non limitino significativamente il flusso, ma posseggano alcune caratteristiche morfologiche all’imaging intravascolare…

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RIVASCOLARIZZAZIONE COMPLETA DELLE LESIONI “NON CULPRIT” NEI PAZIENTI STEMI: I DATI DELLO STUDIO FULL-REVASC

Nei pazienti STEMI la rivascolarizzazione di lesioni non-culprit è raccomandata dalle linee guida, con una classe I, livello di evidenza A. Questa indicazione proviene soprattutto dall’ampio studio COMPLETE , nel quale la decisione sul trattamento delle stenosi non culprit derivava soprattutto da una valutazione angiografica (stenosi ≥70%). In quello studio l’endpoint primario (morte cardiovascolare, infarto miocardico) veniva ridotto del 26% da una rivascolarizzazione completa mediante PCI. Gli studi in cui la decisione era basata sul valore di FFR hanno mostrato una riduzione della necessità di nuove rivascolarizzazioni, ma non avevano una numerosità tale da permettere di valutare endpoint più “hard” quali la mortalità e l’evenienza di un nuovo infarto miocardico…

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The year in cardiovascular medicine 2023: the top 10 papers in interventional cardiology

1. Rajkumar CA, Foley MJ, Ahmed-Jushuf F, Nowbar AN, Simader FA, Davies JR, et al. A placebo-controlled trial of percutaneous coronary intervention for stable angina. Among patients with stable angina who were receiving little or no antianginal medication and had objective evidence of ischemia, PCI resulted in a lower angina symptom score than a placebo procedure, indicating a better health status with respect to angina.

2. Biscaglia S, Guiducci V, Escaned J, Moreno R, Lanzilotti V, Santarelli A, et al. Complete or culprit-only PCI in older patients with myocardial infarction. N Engl J Med 2023;389: 889–98. Among patients who were 75 years of age or older with myocardial infarction and multivessel disease, those who underwent physiology-guided complete revascularization had a lower risk of a composite of death, myocardial infarction, stroke, or ischemiadriven revascularization at 1 year than those who received culprit-lesion–only PCI.

3. Ali ZA, Landmesser U, Maehara A, Matsumura M, Shlofmitz RA, Guagliumi G, et al. Optical coherence tomographyguided versus angiography-guided PCI. N Engl J Med 2023;389:1466–76. Among patients undergoing PCI, OCT guidance resulted in a larger minimum stent area than angiography guidance, but there was no apparent between-group difference in the percentage of patients with targetvessel failure at 2 years.

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Risk of Cardiac Arrhythmias Among Climbers on Mount Everest

In questo studio originale sono stati inclusi 34 scalatori maschi con età media di 33 anni, senza precedenti cardiovascolari, parametri di funzione cardiaca nella norma e assenza di aritmie a registrazioni elettrocardiografiche continue (media 4 giorni). Essi sono stati sottoposti a ECG Holter durante i preparativi e l’effettuazione della scalata del monte Everest (8.849 metri). Dei 34 partecipanti, 32 sono saliti sia al campo base posto a 5.300 metri che a 7.900 metri e 14 sono arrivati in vetta. Sono stati registrati…

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Ruolo dell’infiammazione nel predire nuovi eventi cardiovascolari: superiore a quello del colesterolo LDL? un’analisi dello studio CLEAR outcomes

L’infiammazione rappresenta un importante fattore di rischio cardiovascolare residuo: la terapia antinfiammatoria con kanakinumab ha ridotto significativamente gli eventi cardiovascolari in pazienti in prevenzione secondaria, senza modificarne l’assetto lipidico. In un ampio studio recente di oltre 30.000 pazienti con patologia cardiovascolare in terapia ottimale che includeva le statine, il valore di proteina C reattiva (hsCRP) si è dimostrato superiore a quello del colesterolo LDL nel dettare la prognosi a distanza…

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Angina a coronarie normali: importanza pratica di una classificazione fisiopatologica

La presenza di angina, senza alterazioni ostruttive dei vasi coronarici epicardici (ANOCA), può essere secondaria a una disfunzione microvascolare (CMD). Essa viene diagnosticata quando vi è un ridotto incremento di flusso in risposta a uno stimolo farmacologico di vasodilatazione: in questi casi la riserva coronarica (CFR), cioè il rapporto tra flusso massimo rispetto a quello basale è ridotta (<2.5). Sono stati descritti due tipi...

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Oral strategies to target proprotein convertase subtilisin/kexin type 9 and lipoprotein(a): the new frontier of lipid lowering

Le nuove strategie per il trattamento delle dislipidemie prevedono una implementazione di terapie potenti per ridurre il valore di colesterolo LDL ai target fissati dalle Società Scientifiche, soprattutto nei pazienti in prevenzione secondaria, abbassando contemporaneamente il rischio residuo che proviene dalle altre lipoproteine che contengono apoB. Recenti progressi hanno reso possibile….

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