Stefano De Servi

Bypass aortocoronarico eseguito utilizzando uno o più condotti arteriosi a confronto con pci. risultati a 10 anni dello studio SYNTAX.

Il confronto dei risultati clinici a distanza nei pazienti con malattia coronarica multivasale trattati con PCI o bypass aortocoronarico (CABG) è oggetto di controversia. Lo studio SYNTAXES (Synergy between PCI with Taxus and Cardiac Surgery Extended Survival) con follow-up a 10 anni ha dimostrato una riduzione della mortalità globale utilizzando CABG rispetto a PCI eseguita con impianto di stent Taxus nei pazienti con malattia coronarica trivasale (3VD), ma non nei pazienti con malattia del tronco comune della coronaria sinistra (LMD). In quello studio il 36.8% dei pazienti trattati con CABG aveva ricevuto almeno 2 graft arteriosi (MAG), mentre i restanti pazienti un singolo graft arterioso (SAG), generalmente per l’arteria discendente anteriore (99.8%). È stata dimostrata la maggiore efficacia a distanza degli interventi di CABG che abbiano utilizzato la doppia mammaria rispetto al solo utilizzo della arteria mammaria sinistra. Tuttavia non è noto se la migliore sopravvivenza a lungo termine osservata con CABG rispetto a PCI si ottenga grazie all’utilizzo di MAG oppure sia presente anche quando viene confezionato solo SAG.

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L’intervento di riparazione percutanea edge-to-edge della mitrale nei pazienti anziani con insufficienza mitralica degenerativa migliora la sopravvivenza rispetto alla terapia medica?

L’intervento percutaneo edge-to-edge di riparazione della valvola mitralica (TEER) nei pazienti con insufficienza mitralica secondaria è stato oggetto di studi randomizzati ed è ampiamente dibattuto in letteratura. Vi sono invece pochi dati disponibili per quanto riguarda l’insufficienza mitralica degenerativa da prolasso mitralico che è solitamente trattata per via chirurgica. Tuttavia, i pazienti anziani hanno spesso condizioni cliniche che rendono rischioso l’intervento; in questi casi le Linee Guida danno una indicazione di classe II al trattamento percutaneo di riparazione edge-to-edge, una raccomandazione che riflette l’incertezza dovuta alla scarsità di informazioni e all’assenza di studi randomizzati di confronto tra questa tipologia di intervento e la terapia medica.

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Conosci le Linee Guida?

(2021 ESC/EACTS Guidelines for the management of valvular heart disease)
Compili il quiz, al termine troverà la risposta esatta alle domande.
https://it.research.net/r/ZV3LMJS

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Efficacy of ticagrelor compared to clopidogrel in improving endothelial function in patients with coronary artery disease: a sysematic review

Ticagrelor e clopidogrel sono due inibitori del recettore piastrinico P2Y12. Lo scopo della review è stato quella di presentare e commentare l’evidenza degli studi che abbiano indagato l’effetto dei due farmaci sulla funzione endoteliale di pazienti con malattia coronarica. Sono stati inclusi sette studi per un totale di 511 pazienti. Ticagrelor ha maggiormente innalzato, rispetto a clopidogrel, il livello delle cellule progenitrici CD34+ KDR+ e CD34+ 133+ (rispettivamente P=0.036 e P=0.019). Questi dati si associavano a una minore frequenza di apoptosi delle cellule endoteliali (P<0.001). Inoltre, ticagrelor risultava superiore a clopidogrel per quanto riguardava i livelli di ossido nitrico, radicali di ossigeno e P-selectina (rispettivamente P=0.03, P=0.02, and P=0.019). Vi erano, infine, differenze riguardo gli effetti dei due farmaci sulla dilatazione vasale flusso-mediata (P=0.004 per ticagrelor vs. P=0.39 per clopidogrel). In conclusione, ticagrelor sembra esercitare un effetto di miglioramento della funzione endoteliale superiore rispetto a quello prodotto da clopidogrel in pazienti con malattia coronarica.

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Instantaneous wave-free ratio eseguita dopo procedura di angioplastica coronarica (PCI): quali informazioni ci può dare? Un’analisi dello studio Define PCI.

La fractional flow reserve (FFR) e la instantaneous wave-free ratio (iFR) sono utilizzate per valutare il significato fisiopatologico delle stenosi coronariche, e individuare quelle per le quali il trattamento invasivo con PCI è clinicamente indicato. Sono invece raramente utilizzate per esaminare il risultato finale della PCI. Lo studio DEFINE PCI ha dimostrato come, in circa un quarto delle procedure, il valore finale di iFR sia patologico (iFR ≤0.89) nella maggior parte dei casi (81.6%) per la presenza di una stenosi focale non trattata (definita come una variazione di iFR >0.03 unità entro un segmento di 15 mm). Non è chiaro, tuttavia, quale sia il correlato clinico a distanza di questo dato e quale sia il valore soglia di iFR post-procedurale per il quale si possa prevedere un rischio di eventi nel successivo anno di follow-up.

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De-escalation da doppia terapia antipiastrinica con ASA e ticagrelor mediante switch ad ASA e clopidogrel dopo il primo mese in pazienti con sindrome coronarica acuta: una soluzione vincente?

Le Linee Guida ESC raccomandano doppia terapia antipiastrinica con ASA e un inibitore potente del recettore P2Y12 come prasugrel o ticagrelor (DAPT standard) per 12 mesi dopo una sindrome coronarica acuta (ACS), con periodi più brevi (3 mesi) utilizzando ASA e clopidogrel nei pazienti considerati ad alto rischio emorragico. Tuttavia gli eventi ischemici tendono a essere più numerosi di quelli emorragici nel primo mese dopo l’evento indice, mentre il rischio di bleeding rimane uniforme anche nei mesi successivi. Questa osservazione apre la strada a strategie di “de-escalation”, basate su un utilizzo di inibitori potenti del recettore P2Y12 solo nelle prime settimane successive all’evento acuto, con l’utilizzo di ASA associato a clopidogrel nei mesi successivi. Un confronto diretto tra una DAPT standard verso una strategia di “de-escalation” basata su DAPT composta da ASA e clopidogrel non guidata da test genetici o di funzione piastrinica, non è stato condotto in una ampia popolazione di pazienti ACS.

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Effetti di alirocumab associato a statine ad alta intensità sulla composizione delle placche coronariche.

L’efficacia di alirocumab, un inibitore del PCSK9, nel ridurre il colesterolo LDL e gli eventi ischemici, inclusa la mortalità globale, è stata dimostrata nello studio ODYSSEY OUTCOMES (vedi Journal Map n. 5) in pazienti con anamnesi positiva per sindrome coronarica acuta (ACS). Non è noto, tuttavia, se questi effetti terapeutici favorevoli si esplichino anche attraverso una modificazione della composizione delle placche coronariche, rese meno “vulnerabili” dall’utilizzo di questi farmaci.

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Management of acute coronary syndromes in older adults

La presentazione clinica del paziente anziano con sindrome coronarica acuta è spesso caratterizzata dalla presenza di sindromi geriatriche. La Tabella mostra alcune definizioni delle più comuni. Nonostante la frequenza di questi quadri, le evidenze cliniche sono a favore di un trattamento del paziente anziano analogo a quello che si intraprende nel paziente più giovane, incluso un approccio invasivo precoce. Vi è peraltro da osservare che gli studi condotti nei pazienti anziani non hanno incluso i più fragili o quelli con sindromi geriatriche avanzate. Sono necessari, perciò, ulteriori studi in questa popolazione che sta sempre più crescendo numericamente.

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Predictors of early discharge after transcatheter aortic valve implantation: insight from the core valve clinical service.

L’identificazione di predittori procedurali ed elettrocardiografici di una dimissione precoce nei pazienti sottoposti a impianto transcatetere di bioprotesi aortica (TAVI), rappresenta un obiettivo importante. In questo studio, gli Autori hanno categorizzato 1.501 pazienti sottoposti a TAVI in due gruppi in base alla durata dell’ospedalizzazione (LoS): “Fast-Track” (LoS post-procedurale inferiore o uguale a 3 giorni) e “Slow-Track” (LoS post-procedurale >3 giorni). I pazienti nel gruppo “Slow-Track” presentavano un rischio chirurgico più elevato (P<0.001) e più frequentemente venivano trattati in anestesia generale (P=0.002). A 30 giorni, non è stata osservata alcuna differenza tra pazienti “Slow-Track” e “Fast-Track” per quanto riguarda la morte e la re-ospedalizzazione cardiovascolare. All’analisi multivariata, il punteggio STS di almeno il 4% [odds ratio (OR): 1.64], l’anestesia generale (OR: 2.80), la pre-dilatazione (OR: 0.45), la classe NYHA III o IV al baseline (OR: 1.65), l’insorgenza di disturbi di conduzione (OR: 2,41) e impianto di PM durante l’ospedalizzazione (OR: 2,63; P<0,001) sono risultati predittori indipendenti di “Slow-Track”.

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Pazienti ad alto rischio emorragico (HBR) sottoposti a PCI con impianto di stent a rilascio di everolimus: quanto può essere abbreviata la DAPT?

Le Linee Guida stabiliscono una durata di 6 mesi nei pazienti con coronaropatia stabile, tuttavia nei pazienti ad alto rischio emorragico (HBR) la durata può essere ridotta. Gli studi XIENCE Short DAPT hanno dimostrato che nei pazienti HBR sottoposti ad impianto di DES a piattaforma in cobalto-cromo e rilascio di everolimus, una DAPT di 1/3 mesi è risultata non inferiore per quanto riguarda gli eventi ischemici e ha ridotto il bleeding rispetto ad una DAPT di 6/12 mesi. Non esistono invece studi di confronto tra strategie di DAPT abbreviata (1 mese verso 3 mesi) nei pazienti HBR.

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